“Nel suolo e altri racconti” di Junji Ito****

“Nel suolo e altri racconti” di Junji Ito****

Quando sono andato in cassa, il commesso della Feltrinelli milanese della stazione, con aria di chi la sa lunga mi fa: è il tuo primo Junji Ito. Eh, no, direi che è l’ultimo. O meglio, è l’ultimo che ho trovato qua che so di non aver letto, perché gli altri – saggio a parte – li ho già, o io o Luca. E credo sia abbastanza vero, perché non so quali di queste raccolte mi mancano. E aggiungete anche che ho comprato, prima di questo, via amazon, mi pare, per far numero ed evitare le spese (okay, non ho prime, qualcosa da dire?) dicevo, ho comprato, e per atlro finirò di leggere a breve, quello con pesci che puzzano e hanno le gambe, Odore di morte.  Ma insomma… era per dire che oramai di Junji ito . agjunji oggi, agjunji domani, ne ho letti una paccata.

E volete sapere una cosa? Non mi sono stufato. Per un ca!

Ma torniamo indietro, però. … Ecco… Buon anno! Eh.. sì, siamo quasi a fine gennaio e devo ancora aggiornare il sito una volta. E non è che non succedono cose. Più che altro non succedono cose che abbiano a che fare con questo sito. Non scrivo. Non leggo. Niente poesie. Niente Eventi. Cioè… per dire, non ho nemmeno letto il libro del primo dell’anno (comprato sì, cominciato sì, finito no) e anche la solita passeggiata sulle acque del primo gennaio non mi ha portato i buoni propositi che di solito scrivo e regalo. Oramai sono arido. Non ho più né storie, né poesie, né voglia di averle. E non credo cambierà. Non ci sono le condizioni, né torneranno. Pace. Però qualcosa la faccio lo stesso dai. Tipo leggere questo “Nel suolo” con il solito contorno di altri racconti. 

Che poi, a dirla, forse questo libro manco è mio, ma è di Luca, dovrebbe esssere il suo regalo di compleanno, a meno che non si voglia tenere quello dei pesci-puzzi. Ma come al solito sto tergicristalliversando. Veniamo al sodo.

Com’è questo Junji Ito? Eh… Il commesso, dopo che gli avevo detto che, voleva sapere quale era il mio preferito. E io ero in difficoltà. Non li so! Cioè… le storie, i racconti horror brevi, quelli dove lui sceglie uno dei tanti che però non è rappresentativo ma solo una scusa per il titolo, perché i racconti son tutti belli o quasi. ecco, io non li distinguo, questi albi. Tipo… il commesso li conosceva…. Cioè, gli dico, Qual era quello con la modella brutta? O quello coi palloncini testa? O quello del modello bellissimo? E lui li sapeva. Voci, Brivido, Lovesick, oppure che ne so… questo o questo o questo… lui sapeva quale storia era dove e io invece no. Insomma… era per dire che le storie horror del mangaka giappo forse più figo degli ultimi anni per le storie brevi horror (senza forse dai) per me non sono distinguibili solo perché suddivise in libri diversi. Sono un corpus. Un corpus di idee. E quasi sempre belle idee.

Ve lo devo aver già detto, ma se cercate idee per storie horror… ecco, lui vince. Perché poi magari la realizzazione può anche starci che non ti soddisfi, che le sceneggiature, dopo un po’ che ne leggi, cominciano a sovrapporsi (e vorrei ben vedere, sono centinaia) e possiamo anche accettare che qualche storia non vi piaccia, ma l’idea, l’idea che genera la storia, c’è sempre.

Ma veniamo di vedere di queste storie qua, di queste idee.

Anzi no, prima vi dico che è uscito il disco dei Mogway, dopo tanto, ed è bello. Il post-rock fa sempre la sua porca figura, se è fatto così. Per lavorare o scrivere è perfetto. anzi, vi dico anche altri due dischi belli appena usciti, per scrivere o lavorare. The hard quartet, nome e gruppo, e Humanhood, The weather station. Belli. Ma dicevo di queste storie horror.

Apre Il nuovo studente dagli strani poteri, che… anche meno, Junji, anche meno. Nel senso, è una storia di paranormale, solito liceo come ambientazione, dinamiche giovanili, ma poi sfocia nell’eccesso di potere, e intendo poteri tipo i supersayan. Preferisco quando si limita l’horror a una sfera meno fantascientifica. Tuttavia, non brutta, e in un paio di momenti… bei colpi di scena nel voltapagina.

Poi si sale di livello. E parecchio. Se ritenete non si possa raccontare nulla di nuovo sui vampiri, ecco… qua si rischia di smentire il pensiero. Gran storia con innesti horror che mescolano sangue e paura per le infezioni, il contagio, e aggiungo una gran doppia tavola nell’epifania della storia che la vale tutta. Non so se la mia preferita, ma di certo tra quelle che al prossimo viaggio in libreria milanese discuterò col commesso chiedendogli in quale dei tanti albi si trova. Non fosse per il titolo lungo, forse si meritava copertina e titolo dell’albo. Guardate qua di fianco la tavola che merchandaisano.

Poi c’è Pericolo di collisione, brevissima story irrilevante, e poi arriva Nel suolo. La title track, che… Bella!

Nel suolo si sottera le capsule del tempo, e poi ci si trova, anni dopo, tanti anni dopo, ad aprirle. Orrore a la Poe, finale, con venature di soprannaturale che non sono fondamentali. Breve, ma buona, non originalissima, ma gradevole. Poche pagine dopo, sempre per stare nel sottosuolo, c’è quella più tosta.

Un storia lunga, dove un tunnel è il solito antro oscuro dove succedono cose brutte. Ma c’era la ferrovia, in questo tunnel. E poi? E poi… arriva il primo colpo di scena, che sputtana il soprannaturale. Ma poi… e vai, torna il soprannaturale. E anche se non direi che è quella che fa più paura e inquietudine, è una gran storia. Buona anche la sceneggiatura, con questi salti, un paio di flashback, e poi un finale d’azione pieno di spettri cattivissimi (archetipo del ritornante, anche qua). Sì, senza dubbio Nel Tunnel poteva meritarsi il ruolo centrale e la title track, ma va bene anche cosi.

In mezzo a queste due ci sono due storie classiche, su due nuclei lovecratiani sviluppati una vagonata di volte ma che nelle mani di Junji fanno sempre il loro effetto. Uno è Il ritrovo, dove si mescola casa abbandonata e fantasmi, con i soliti adolescenti protagonisti, e tutto regge bene. Poi c’è la finestra della casa accanto, solita citazione di un milione di cose, ma che riesce ugualmente a inquietare. Anche questa mi è piaciuta parecchio, anche perché è breve. Anzi, di questa vi metto una bella tavola decisiva, lo so, un po’ ve la spoilero graficamente, ma merita. Godetene.

Poi… ah, poi c’è una gran citazione di Ballard, mi pare, con il Gigante annegato, uno dei miei racconti preferiti di sempre. Qui non c’è the drowned giant, ma una creatura gigantesca, un mostro marino, una carcassa che sembra morta ma dentro… eh, si vedono cose che si muovono, cosa saranno, cosa ha mangiato questa bestia immonda che attira misteriosamente alcune persone sulla spiaggia. Chissà…

Poi La statua di bronzo. Altra storia lunga, molto bella, molto classica, un po’ Dorian Gray un po’ museo delle cere, un po’ contrappasso e un po’ pazzia, insomma… gran storia di orrore delle sue, che strappa più di un brivido. Aspettate, mi pare di aver visto una tavola anche di questa, se la ritrovo ve la metto…

Trovata. Paura eh… E non è che la mezza epifania di cattiveria a metâ della storia. Poi la villain si supera.

E poi c’è una penultima storia che cita Myazaki e i suoi nerini del buio. Solo che non sono buoni. Nemmeno cattivi dai. Ma parlano con i pensieri. E la voce. Vuoi pensare che ti tromberesti volentieri la gatta della tua vicina di casa, ecco fai attenzione perché questi Oggetti fluttuanti lo diranno a tutti, moltiplicandosi ovunque, e lo faranno con la vostra voce. Figuratevi se avete altri pensieri nascosti. Anche qui l’archetipo è sempre quello della telecinesi, ma viene sviluppato con una storia lunga decisamente avvincente. Ottima.

E poi c’è l’ultima storia. Sanguinosissima. In senso letterale. Un villaggio dove la gente sanguina, si fa i salassi, il terreno succhia, sono tutti zombi vivi, dissanguati, ma vivi, e gli piace così. E il nuovo medico che arriva… eh. Inutile dirvi cosa succederà, va letta.

Su questa è tutto. Credo che quando tornerò alla Feltrinelli della stazione sarò meno impreparato alla domanda del commesso. Posso dire che è tra i miei albi preferiti… Sono tutte gran belle storie!

E voi vedete che ho comiciato a fare cose e vedere gente. Tipo il giorno di san valenzio, presento ItalYokai assieme a un musicista con cui probabilmente litigherò… ma la serata si farà comunque.

 

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