“Fragments of horror” di Junji Ito****

“Fragments of horror” di Junji Ito****

Da giorni mi sto portando appresso questo manga. Scende dall’auto, cambia casa, torna in auto, si siede sul divano, salta sul tavolo, finisce in una borsa assieme ai vestiti per correre, poi scivola nel bagagliaio, torna in casa… oramai mi ci sono abituato. E non c’è un motivo particolare? Semplicemente devo riporlo assieme a qualche suo collega dopo avervene parlato qui. E anche se è quasi l’una e forse farei bene ad andare a dormire, direi che è venuto il tempo che questo manga riposi su uno scaffale.

Quindi ve ne parlo, anche perché non è il primo manga di storie horror di Junji Ito e non sarà nemmeno l’ultimo. Però è il primo che ho letto, perché è il mio mio regalo di compleanno e sfogliandolo, sono decisamente contento sia lui.

Spiego. Fino a un paio di settimane fa, assieme a “Fragments of horror” il giretto nella mia auto lo facevano anche Brivido e Voci, entrambi del buon Junji (no, non fate battute sul giungi, che le ho già pensate tutte io). Questo perché Luca, dopo che ho letto il primo, si era comprato e mi aveva prestato anche gli altri due, e io non glieli stavo restituendo per il solito motivo. Poi alla fine ho combinato di scriverne, ma mi sono completamente dimenticato quele dei tre fosse stato il mio regalo di compleanno.

Speravo fosse Brivido, che reputo il migliore, ma ora che ho sfogliato nuovamente questo volume… non so, sono contento sia mio anche questo qua. Ci sono 2 o 3 storie che proprio mi sono rimaste addosso, e anche se come idee è forse il volume con meno originalità, c’è una sorta di immediatezza horror che lo qualifica. Nel senso… se una storia sviluppa più o meno lo stesso archetipo di molte altre, ma lo fa in modo da rimanerti in testa anche dopo mesi, be’ per me è una buona storia! 

E ve la mostro subito, una bella tavola di queste. Fa parte di “Bisturina” (gran traduzione!) che sviluppa la mania del tagliuzzarsi sfiorando la patologia dell’autolesionismo ma finendo su altre strade. E la storia, certo, ti lascia il raccapriccio, ma anche una sorta di pietà, anche se non proprio caritatevole, ma piuttosto di stupore, per questo personaggio. Il soprannaturale, insomma, mette fuori il naso solo verso la fine e forse potrebbe essere solo una apparenza. Un soprannaturale simbolico, fino all’ultima tavola che chiude la vicenda. Gran bella storia.

Diversa dalla donna uccello che, invece, si pone subito nel filone delle creature misteriose, a metà tra gli spettri e la criptozoologia, e l’orrore è molto più immediato e puro. Vi lascio anche questa tavola, che di per sé non è inquietante, ma la storia lo è eccome. Belle vero?

Insomma… per farla corta, se siete appassionati di storie brevi horror (si, ho detto storie, non fumetti, non manga, non graphic novel) il buon Junji Ito è un top player. E se negli altri c’era qualcosa che non andava in alcune sceneggiature, se non proprio in alcune trame scomposte o sovradosate, in questo Fragments of horror, da questo punto di vista, ho ben poco da dire. Le storie sono belle, rotonde, senza pezzi di troppo o scene mal incastrate.

Le mie preferite? Oltre a Bisturina, direi quella che vi racconta la copertina, che sì, okay, potrebbe essere una citazione di Munch, ma non è solo una citazione di Munch. C’è una strega, dietro, e le streghe sono permalose e fanno brutte cose. Archetipo classico, una maledizione della strega a livello fisico, ma sviluppo con partenza in media res, analessi a metà e un impatto dirompente nell’accelerazione finale della storia. Bella! Da perderci la testa, diciamo. (Tomio, il dolcevita rosso, è il titolo, che è l’unica cosa bruttina)

E molto belle sono anche quelle con i fantasmi. Sia una casa, ad essere fantasma, siano soprattutto i fantasmi classici, gli spiriti dei defunti, nel loro lento distacco (separazione graduale) da questo mondo. In tutto, comunque, sono 8 storie, tutte con il loro perché. Ti viene voglia di rileggerle, a guardare le immagini.

Io non dico altro. Fuori si sta apparecchiando una luna piena. Sto traducendo una mia storia dal friulano all’italiano e ho scoperto che tradurre è bello ma rompe anche i ciglioni. Domani è già giovedì e dovrebbe passare Astrid a portarmi un libro sui cosacchi (ma perché cazzo è così difficile andare in biblioteca se si lavora tutto il giorno!) e si prenderà in prestito La vita davanti a sè di Gary, e io un po’ la invidio perché lo leggerà per la prima volta, questo libro che poi, anche a Serena è piaciuto, e ci hanno fatto un film. E indovinate chi interpreta la parte di Madam? Sofia Loren! Secondo me è perfetta.

Ah scusate, non vi ho detto nemmeno in ordine i titoli delle storie del libro di Junji. Ore ve li aggiunjo: Futon, Il mistero della casa di legno, Tomio – il dolcevita rosso, Separazione graduale, Bisturina, L’uccello nero, Magami Nanakuse, La donna che bisbiglia all’orecchio.

Vi saluto con un disegno completo della copertina del libro. Molto figo, io dico. E lo è. 

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