Quasi poesie

Ho studiato al lumeDi lune vuote e piene.Riducevo tutto a cerchi e triangoliC'è forse dell'altro?Eppure non riuscivo a imparareChe i vampiri sono soloBuffi animaletti pelosiDal sorriso sfortunato.Non sapevo misurareLa distanza tra fata e stregaFatta di sole rughe.Ho sbagliato persinoNel calcolare

Mi piace cominciareTi ho detto in rima con le lune non pieneQuando ci sonoDa un passo per ogni lungo viaggioPurché non sia sempre lo stesso.Tu ricordoLe chiamasti anaforeE io schiettoE indispettitoLe spogliavo in rimeLeggendo dalla fine.

E' come una pentolaUn crogioloUna mistura paziente di profondità inconfessateChe resteranno taliMa carezzandoleUna piccola pietraNé sasso, né mattoneNé arma, né ricompensaSi fa raccogliereE mettere in parolePur continuandoUn'incessante e quieta fugaInarrestabileL'inseguimentoE' tutto del poeta.

I cardini pesano le mie porteFaccio fatica a stordire le rugheCerco di disegnare animali estintiDalla fronte corrugata.Ho una senso che dimentica le chiaviUn diverbio scoppiato a salveUna folata che mente e indagaSui crimini sessuali dei polliniPiù la memoria gratta alla

Se tu mi chiediDi disegnare una voceLo posso fare solo mentre cantaE' nello spazioTra parole e melodiaChe i tubetti cadono dal tavoloE senza rotolareScoppiano e grillano di luce.E solo lìChe posso separare le sfumatureCon le ditaE rubarle al mare grigioDella

C'è che di fiancoA un nodo di foglieGobbe e seccateScorge l'infinito.IoHo solo le gocce del parabrezzaDa unireE contarePer cercare la padronanzaDell'occhio dentro la luce dei fari.EppurePasso e volto il capoVerso le porteDi madri scivolate in cieloLasciandosi cadere da lettiTroppo bianchi

Eravamo di quelliChe vestivanoCon cravatte e braccialiDi superbia e distanziaQuel non ci si poteva permettereIngenuiFalci oblique in un pagliaioIl suono in tascaLa cote lontanaSul davanzale di una finestra chiusaPoi si cresceCi hanno dettoCome fosse insegnarci il paneO la terraO non

Occhi grandi, saiOcchi che si mangiano i minutiI viottoli acquattatiLe stronzateUna via l'altraParacadute obliquiPiccole bocche parsimonioseRiempite di sorrisi fino a scoppiareOcchi spalancatiBraccia sottiliFoglie cadute e mai marciteE sopra le cigliaA testa in giù come i pipistrelliI ricordiChe si danno di

I segnali!Eccoli!Si avvicinano come strisce di luceE bianche e rosse e arancione.I segnali abituatiA disegnarti le direzioniFate storpieSentinelle delle spazioDove fallisce lo sguardoPer lasciar stradaAllo zig zag dei fari.E luccioleDestiniAuto parcheggiate che andrannoSi vive quiSempreDove desinare sazia.