Gennaio 2009

C'era un tempoIn cui il volume era figlioLeggitimo delle canzoniDa zero ai proiettiliCon ali di farfalla.I coloriErano senza vergognaI cibiSenza tempoLa deontologiaL'encomioIl pettinarsiErano zanzareCongelateNell'acqua piovanaE non marcivanoQuel tempoE' adessoEd è sedutoIn un auto di lussoIncollato al sedile

Ti ho svegliataDai sogni in cui costruiviForeste di cuscini e lenzuolaCastelli senza porteUccelli in volo senza zampeTi ho svegliata con uno schiocco delle labbraEd erano labbraChe avevano fameE seteE una casa bellissima.Avevano tempoMa non per le paroleE tremavanoCome mosche nel

Non sai quantoLe pieghe delle coperte somiglinoAlle viscereDi un animale misteriosoMai nato eppure estintoChe porta i dentri solo nell'ombraE respira con le codeNon sai quanto ho penatoCercando le rugheLe ciglia crespe dei vecchiIl crinale dei tramontiChe attraversano una fogliaO una

E così è arrivato anche il raffreddoreA nuotare nei suoi starnutiCon le orbite vuoteE gli occhi legati a un polsoChe ciondolano a ogni bracciataDice che sull'orizzonte scivolaChe i fazzoletti gli lasciano una compagniaDecadente e annoiataDice che non può aspettarsi nienteDalle