“Poema a fumetti” di Dino Buzzati****(*)
Ve lo dico subito: con questo post correte il rischio di sentirvi ignoranti. Soprattutto se magari avete letto più di qualche libro di Buzzati. Se considerate Buzzati Dino soprattutto uno scrittore.
Me lo ha regalato Serena e io, avulso dal mondo, non ho nemmeno idea di quando e del perché. Ero persino convinto di averne già parlato su questo blog, ma non era così. Non scrivevo più sul blog, in effetti e devo averlo sognato.
Comunque.
Forse non lo so, forse è una mia percezione, ma ho l’impressione che sia uno dei lavori buzzatiani più dimenticati e meno conosciuti. Certo… lo sanno tutti che Buzzati faceva i disegni, che faceva i quadri, che le copertine erano le sue. Alcune immagini sono talmente icastiche che a vederle è impossibile non pensare alla storia. Alle sue storie, anzi.
Gli orsi in Sicilia, il Colombre, la copertina della boutique del mistero, il bosco vecchio… insomma, Buzzati disegnatore è conosciuto.
Ma non è conosciuto abbastanza, credo. O diciamo così, dopo aver letto questo suo Poema a fumetti, ho la netta percezione che dovrebbe essere stata une delle prime cose da recuperare, da quando ho fatto sedere Buzzati nel pantheon delle mie divinità. Invece no. Non ne conoscevo l’esistenza. Non per lo meno come la conosco adesso.
Andiamo per ordine.
Troverete scritto un po’ dappertutto che è una delle prime graphic novel mai pubblicate. Okay… vero, ma siamo nel 1969, e Dino non la voleva pubblicare, ‘sta cosa, ed è tutta colpa di Almerina. Doveva pubblicarla dopo… dopo che era morto, dopo che avessero smesso – ho questa percezione – di non capire che narrativa, arte figurative, erotismo sono elementi perfettamente fusi in questa storia. Mi sa che è meglio così… perché i tempi mi paiono peggiorare, invece che migliorare, da quel punto di vista. Il simpatico Montanelli (sì, lui, proprio lui) l’aveva smerdata con molta eleganza minimizzandola e bollandola come eccessivamente e immotivatamente spinta, quest’opera. E per quanto uno avesse spalle larghe in un certo campo, se ti muovi in terreni nuovi, le spalle larghe non ce le hai. E qua Buzzati navigava a vista.
Aveva scritto, anni prima, del suo progetto a Vittorio Sereni (sì, cazzo… le divinità, una volta, si conoscevano e si scrivevano lettere) e non era piaciuto granché questo suo esperimento. I fumetti… puah, fumetti pieni di tette e culi, poi, doppio puah. Ma sei sicuro Dino? A che pro? Laggente vuole che tu scriva le cose. Già hai scritto Un amore che ti ha causato non pochi problemi
Mi immagino sia andata più o meno così, per questo si dev’essere smonato.
Mi ha sempre fatto ridere, di Dino, quell’aneddoto della sua ultima fase da vivo, in cui trovando al Giornale il suo stesso coccodrillo, ci mise mano e lo corresse, definendosi pittore con l’hobby per la scrittura, anziché il contrario. E qui, in queste tavole, in questo gioco di richiami, di citazioni, di omaggi… ecco, l’amore per la pittura, per l’immagine, per l’arte figurativa, foss’anche fumetto, anzi, soprattutto fumetto, ecco… lo vedete tutto.
C’è tutta una bellissima postfazione di Lorenzo Viganò, dentro questa edizione, che ce la racconta, la storia di Poema a fumetti, e vi dicevo, a me piace, questo titolo, più del catchy Graphic Novel.
Il titolo originale era un altro: La dolce morte, ma quando la moglie ha voluto, a insaputa di Buzzati, pubblicarlo, il titolo è stato cambiato. Questioni editoriali, posso capire, ma poema a fumetti mi piace. Non so a voi.
Altre cose belle, da sapere, sono di come la presentazione del libro, attesissima, proprio con Indro, andò non fatta perché era fissata per il giorno della strage di piazza Fontana. E poi niente… forse da lì è un po’ cominciato l’oblio del libro, chissà. Anyway… di che si parla, in questa storia?
Il mito classico di Orfeo ed Euridice, messo in chiave moderna.
Alla fine, una rivisitazione di un mito, quindi. A livello di trama diciamo che non ci sono grandi sorprese. Ma è una scusa, la trama.
In queste tavole, il gioco, è quello della citazione. Buzzati ne svela un po’, ringraziando, all’ìnizio nomi come Dalì, Friedrich, Murnau, Fellini solo per citare quelli più famosi, con tanto di indicazione della pagina. Nella postfazioni si scoprono molti altri che avrebbero dovuto essere ringraziati, ed è tutto uno scoprire cose che non sapete, autori che non conoscete, pittori, fumettisti, scrittori. Ecco perché vi dicevo che vi sentirete ignoranti.
E poi c’è tutto quello che non sappiamo. Citazioni che magari sono lì, magari Dino ha copiato una tavola di un fumetto di Topolino o Diabolik degli anni ’60 e noi no lo sappiamo, lui non l’ha detto, e la citazione è lì, in attesa che uno la riconosca e la scopra. E no, non è per niente facile che questo accada. Qualcosa è sfuggito sicuramente perché questo gioco di richiami è fatto di decine e decine di collegamenti. Non lo puoi leggere una sola volta, questo libro. Sarebbe uno spreco.
Bisogna riguardarlo. Soffermarsi sulle tavole belle, e sulle molte che sono angoscianti, o su quelle che sono sensuali, in certi momenti, mentre in altri le trovi piene di dolore. Ecco… cambia, questo libro. Cambia come cambia la narrativa e l’arte figurativa, a secondo di chi legge o guarda.
Io dico basta. Vi ho messo qualche tavola.
Credo che me lo risfoglierò, questo libro. Una notte di queste, con un buon gin tonic abbondante, un foglio per i pensieri e le pagine che vagano lente. Forse ascolterò Aphex Twin, magari, che non so perché è una cosa che mi pare adatta.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, ma io dico basta. Is abbastanza. Devo farmi la barba, la doccia, cagare, cenare e andare a sentire Thom Yorke, che forse anche lui potrebbe andare bene, come colonna sonora. E in effetti è proprio ascoltandolo, oggi, che mi è venuto in mente il libro e di scriverne.
Massimo Citi
Me l'ha regalato mia figlia per natale e raramente ho ricevuto un regalo più azzeccato. Condivido: effettivamente Aphex Twin può essere particolarmente adatto per una rilettura, la prima l'ho fatta a crudo e comunque funziona, dio se funziona.
gelostellato
Cioè… i fan di Salvini mi hanno bloccato il fb per altri 7gg e io non ho messo il link nemmeno su twitta, e la domanda è… ma come cazzo sei arrivato sul mio blog che pensavo oramai fosse morto e a zero lettori 😀 Vabbè. Sì… comunque ti hanno fatto un regalo meraviglioso. Come a me. Siamone felici. 🙂
gelostellato
Ah, e ovviamente Ciao! Anche io ti leggo ancora, qua e là, ogni tanto 🙂