"Un amore" di Dino Buzzati****(*)
Ecco.
Aggiorno il blog.
E’ il due luglio. Succedono cose a luglio ma non ricordo quali.
E adesso ero entrato in loop, coi soliti deboli propositi suicidi che presto si fanno pigrizia.
E’ faticoso uccidersi. E anche uccidere restando impuniti. Quindi è meglio che aggiorno il blog.
Non lo aggiorno da mesi. Delle cose le ho lette. Una soprattutto, questa.
Ma non è per quello che non lo aggiorno.
Ho scritto. E finito di scrivere un libro intero, ma per ora lo dimenticherò.
Vediamo di mettere dei punti fermi.
E’ domenica. Una bellissima domenica di sole che sto sputtanando.
Amen… Da domani lavoro ogni giorno anche se le scuole sono finite e dovevo fare ferie.
Almeno aver un giorno libero… invece mai.
Devo e dovrei fare delle cose. Delle cose da fare.
Tipo fare tutti i documenti di autotutela per un bollo auto che non dovevo pagare ma vogliono che paghi, con soldi che non ho. E mi chiedo e dico che devo, ma in realtà sono guerre che sono stanco di combattere. La storia poi è sempre quella. Essere poveri.
Ci sono i più poveri, ovvio, e io sono povero solo perché ho capricciosamente cambiato l’auto.
Che poi, alla fine, è la cosa che uso di più nella vita, quindi che almeno quella sia bella. Ci sta.
Però essere povero vuol dire che non posso comprarmi gli occhiali, il dentista, vestiti nuovi, birre qb ecc. E soprattutto qualcuno che combatta per me le guerre contro lo Stato.
Comincio a capire i terroristi. Davvero. Se mi date soldi e impunità uccido. Ma chi voglio io.
Ma parliamo di puttane.
Perché questo libro è di puttane che parla.
Puttane di un tempo, quelle che lavorano in casa, tollerate, milanesi, perbene.
Le puttane che non sono puttane. Che non si dice. Un libro per certi versi datato, che racconta dei tempi in cui non c’era stata, sul mercato, l’invasione nigeriana, l’invasione dell’est, l’invasione cinese.
E c’era della tolleranza, meno stereotipi.
Tolleranza sgradevole, sgradevolissima, ma molto, molto più dignitosa del moralismo falso attuale.
Il mondo è brutto. Sappiatelo.
Domenica ho bevuto un aperitivo in un bicchiere di plastica. Perché per una manifestazione per nerd da venti persone bisognava fare l’ordinanza… vietare vietare vietare
Ho contato dieci autovelox in 3-4 km. Multare, vietare, multare…
Continuo a vedere commenti contro i profughi, di antivaccinisti, di sciachimisti, di terrapiattisti, di gente che uccidere le persone non gli animali…. roba così.
Io non penso siano salvabili. Io penso debbano morire. Sappiatelo.
E un po’ di questa bruttezza del mondo attuale, un po’ soltanto, è forse nata da lontano. Non l’ha portata internet, non i nuovi media, non i social. La bruttezza è dentro di noi.
Come la bruttezza sparata fuori dalle parole della puttana che chiudono questo libro e che ribaltano tutto. Ci mettono di fronte alla nostra pochezza, alla nostra miseria, alla nostra ridicola falsa moralità. Alla meschinità. Siamo così, piccoli, egoisti, meschini. Miseri. Anche e soprattutto in amore.
Buzzati è un dio, e un dio può metterti di fronte a questa realtà.
“Un amore” è la storia di Laide. Laide è una ragazzina. Una prostituta. Ma anche ballerina alla scala, dice lei. Ma forse lei dice un sacco di palle. Ma tante. Tutto. Tutto ciò che dice forse è una palla. Eppure non sembra. No, anzi, non lo è. Antonio Dorigo, il borghese, borghesissimo, ma davvero borghesissimissimo Dorigo, che per abitudine, ogni tanto, passa a trovare la signora Ermelina, per una ragazza. Perché è normale. E’ giusto. E lui è gentile, rispettoso, paga.
Insomma… un cliente coi fiocchi, il Dorigo.
Ma poi gli viene presentata la Laide.
E il Dorigo perde la testa. Non subito. Ma in fretta.
E sragiona. Sragiona come tutti gli innamorati. Come tutti i vecchi che si innamorano di una ragazzina. E poco cambia, all’inizio, sia una prostituta. E pure stronza, a vederla. Molto stronza. Stronzissima. Però è anche una bambina, dentro.
Ma Dorigo… il povero Antonio è innamorato cotto. E fa lo zerbino. E quanta pena proviamo, da fuori, per chi fa lo zerbino? Per questo cinquantenne che sputtana lo stipendio per una troietta di vente, manco tettona, che manco lo fa godere più di troppo, e lui niente, imperterrito, col sole e colla pioggia a farsi mettere la scopa là e ramazzare dov’essa cammina.
Ecco.
Ma non è così.
E non fatevi ingannare dalle mie parole triviali, ché oggi ho la giornata storta e non potete pretendere. Questo libro di Buzzati è di una tenerezza e di un “ammodo” enormi. Mai volgarità, ma gratuita oscenità, ma nemmeno si evita, o si edulcora. La verità è che c’è un modo bello per dire cose che paiono (o siamo abituati a pensare) brutte e Dino Buzzati lo ha trovato. Non si potrebbe riscrivere diversamente, un libro come Un amore.
Il tema, poi, fa pensare che non se ne parli molto, di questo lavoro di Buzzati. Anche perché, a essere superficiali, pare quasi che inizialmente, quel modo normale di trattare la prostituzione, la normalizzi. Ma non è così. Qui, si mettono a confronto due mondi, due entità, e se ne mostrano difetti e meschinità. Forse, e dico forse, arrivati alla fine e compreso dove si voleva arrivare, si riuscirebbe a dire che si è stati anche troppo indulgenti, con Laide, ma è una questione di opinioni.
Resta che questi due personaggi, Laide e Dorigo, vi restano dentro. E ve li ricorderete a lungo. E Laide, lei soprattutto, lei che è già un personaggio con il nome, io trovo che sia tra le cose migliori di Buzzati che ho letto come costruzione del personaggio.
Poi, che vi devo dire.
Tante cose.
E oknotokay, che mi fa capire tante cose che all’epoca capivo senza capire.
E poi?
Altre cose sul libro di Buzzati, magari, che io ho letto in una vecchierrima edizione della Mondadori, con il suo quadro in copertina. Il libro è del 1959, e ci vede una finestra sui Sessanta che verranno, in molte cose che fa la laide. (le auto veloci che arriveranno, per esempio, e il suo denigrare la macchinetta di Dorigo, che vuoi mettere una spider…)
C’è un film, del 1965, anche. E vi metto qui sotto due immagini della Laide del film.
Ho trovato un bell’approfondimento sul libro, con dentro quadri e cose. Non l’ho letto. Forse lo leggerò.
Poi, se vi interessa scoprire cose sul libro, che viene da un amore di Buzzati reale, per una giovane, vi potete leggere questa intervista alla vedova buzzati. Purtroppo è su Oggi, ed è poco credibile, ma sembra piuttosto semplice e vera.
Ora basta.
Ho letto un libro bellissimo, ho pensato quando ho finito, ormai un mese fa, questo “Un amore”. Lo penso ancora oggi. E fino alle ultime pagine pensavo solo fosse un libro bello. Ma il finale è decisamente prevedibilissimo eppur spiazzante,
Cosa chiedere di più?
Adesso vado a vedere la partenza del MotoGP.
Poi deciderò cosa fare di me. Ma intanto, ciao. Sono tornato.