“Il libro delle maledizioni di Soichi” di Junji Ito***

“Il libro delle maledizioni di Soichi” di Junji Ito***

Se mi chiedete su due piedi, dopo che ieri sera sono riuscito a finirlo, se mi è piaciuto, vi direi “gneh”. Nel senso… Non riesco nemmeno a bocciarlo del tutto, ma mi ha fatto venire voglia solo di dire al buon Junji Ito qualcosa che fa tipo come… DISEGNA RACCONTI HORROR AUTOCONCLUSIVIIIIIIIIIIIIIIIII BIOPARCO!!!! Ecco. Così, con grande pacatezza.

Perché sì, Soichi, che compare già in qualcuna delle altre storie, non ricordo se questa o questa o questa boh, insomma…. è un gran bel personaggio. Un bambino strano, solitario, problematico che mastica chiodi per compensare la sua carenza di ferro. Guardatelo qua più sotto che bell’inquietudine vi può causare, con la sua bocca di chiodi che si fan denti.

E quindi posso anche capire come Soichi abbia reclamato spazio, nelle tavole di Ito, così come aveva fatto la modella-altissima-dentuta-divoratrice in altre storie. Però, mentre il tornare della modella è in storie che bene o male sono separate e si concludono per conto loro (e da lì a rispondere a un casting in un’altra città è un attimo) qua si cerca la consequenzialità. Entriamo nella famiglia di Soichi, conosciamo i genitori, il fratello e la sorella. E il nonno. E i compagni di classe. E nelle storie entrano altri del suo intorno: il professore, il proprietario del boschetto e soprattutto i suoi due cugini che vengono da Tokio, dalla città, per passare le vacanze in questo paese più piccolo e provinciale, godendosi la natura, la piiscina, e una vita meno frenetica, sembra. Che ci sia un sottinteso del contrasto tra i cugini-cittadini e quelli provinciali è abbastanza evidente, e Soichi, per certi versi, assume anche una parte di fastidio che l’esculso e il borderline può provare per i fighetti e quelli tutti giuoia-felicità-studia-vestitibene e vai a fun cool. Però, anche questa visione non regge. Sostanzialmente non c’è differenza tra i due cugini e i due fratelli di Soichi. Anzi… io spesso li confondevo, soprattutto i due maschi, e non è che la cosa pesava. Quindi dovrei cercare altrove le cose belle.

E ce ne sono, ma le devi proprio scovare e comunque perdono valore nella sequenzialità del tutto. Comunque… per chi non sapesse di cosa parlo, Soichi lancia maledizioni. Non funzionano sempre, ma per lo più funzionano. Sono fatte con le bambole di paglia in voodoo style che lui inchioda ai muri, punge, seppellisce, annega, ecc. Ed ecco che il suo nemico, di solito un compagno di scuola, i cugini, il prof, si becca il mal di pancia, le allucinazioni, la sfiga, una tegola in testa, inciampa, finisce congelato nella neve, ecc ecc. Non muore quasi nessuno, mi pare, ma se questa scelta era per dare un minimo di credibilità ai fatti (tipo, se la maledizione di Soichi ti ammazza il moroso, a te, cugina, cazzo ci torni a fare l’estate dopo dimenticandotene del tutto?) d’altro l’altro succedono cose che ti fanno uscire delle verosimiglianza. Per esempio, se Soichi costruisce bambolotti di pezza a grandezza naturale e ci intrappola le anime di qualcuno, poi il bambolotto prende vita e continua a vivere nel mondo, qualche problema di credibilità ce lo hai. E mica sto dicendo perché avere un professore di pezza che tratta gli studenti di merla qualifica una classe che lo accetta come dei cerebrolesi? Dico che se un docente cerca ti ammazzare uno studente o strangolare il preside, difficile pensare che il giorno dopo torni a scuola come niente fosse.

Ma ci sono cose riuscite, anche. Per esempio, ottimo l’episodio fra Soichi e il nonno che muore. O non muore. Non si sa. Alla fine si accetta uno zombi per i capricci del nostro eroe in una situazione che nel finale prende una piega surreale. Era così che doveva essere più spesso. Altrimenti, insomma, ci si innervosisce un po’. Per esempio, un bambinetto come Soichi è estremamente irritante, ma fisicamente – ha 10-12 anni o poco più – non è mai pericoloso. Perciò, se me un compagno se lo trova che lo maledisce o gli sputa i chiodi addosso la prima cosa che fa è gonfiarlo di botte. Idem i genitori, che lasciamo stare le maledizioni, che non ci credi, ma la maleducazione le punisci eccome. Oppure il fatto che sto qua se ne va in giro di notte a quell’età senza problemi, a piantare chiodi negli alberi e preparare trappole (seee certo, buchi per terra da farci stare una persona intera!?) senza che nessuno gli dica niente o faccia niente. Ciaone… per quando sia periferica quella città, o due legnata da un teppista o un pedofilo prima o poi li becca. Insomma… è la sequenzialità, che rovina un po’ le cose, e anche la ripetitività dell’idea delle bambole. Poi, certe trovate, come Soichi con le candele in testa che fanno quella cosa, o i suoi sortilegi idioti da bambino delle elementari, sono carine. E per esempio piccole trovate sono pregevoli, come il suo piangere disperatamente la morte del nonno per un motivo… diciamo discutibile. E anche il modificare il narratore da un episodio all’altro non dispiace, anche se non basta a dare vivacità al susseguirsi delle vicende. Poi, ma qui alzo le mani, a me è sembrato che il tratto fosse più statico, i disegni più “noiosi”, con molti ragazzini poco distinguibili tra loro e moldi edifici che non avevano quel granché (a me) da dire. Migliori le scene dove succede qualcosa, ma non erano tantissime. Sembrava quasi si volesse raccontare di Soichi, un bambino antisociale (se non sociopatico, almeno molto vendicativo) con deficit di attenzione e deliri di onnipotenza, piuttosto che delle sue malefatte legate al soprannaturale. Forse, ma dico forse, ci volevano più cadaveri, va.

Vabbè. Dai. Basta così. Vi metto qualche tavola sparsa qua e là, ma non ci sono grandi tavole horror, perché appunto, il villain di questi episodi non combina poi granché e quello che combina, (tipo le larve serpentiformi che si fa uscire dalle guance) in fin dei conti, dura poco (era un trucco che si scopre dopo una pagina, e dio solo sa come un bambino di 10 anni si sia procurato l’occorrente per.

Meno bello degli altri, quindi, anche se non del tutto negativo, il libro delle maledizioni di Soichi, che però il 15 euri di copertina li vale, eh, essendo anche un bel malloppone. Mi verrebbe da dire, più che altro, che Ito sembra essersi invaghito di questo personaggio, ma che non è riiuscito a dargli la stoffa per gestire degli episodi collegati.

Ho parlato anche troppo. Lo riporrò vicino all’altro che ho, e vediamo se riesco a tornare a leggere libri, durante questa Pasqua in zona rossa chiusi in casa che durerà tutto aprile.

 

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