“Queen Anne’s Resurrection” di AAVV**
l’imbarcazione, cioè, che ha portato a zonzo per il Mar dei Caraibi il celeberrimo pirata britannico Edward Teach, alias Barbanera. Il vascello riposa oggi nella sua tomba sottomarina, sul fondo dell’Atlantico, al largo delle coste della Carolina del Nord
La nebbia, fuori, era una nube grigio fosforescente.
Le Bay si lanciò sul ponte dall’imbocco delle scale; Black Moon era subito dietro di lui. Fuori esplose un secondo urlo, qualcosa che non aveva nulla di umano; Le Bay lo avvertì nel cuore come una coltellata.
Sul ponte, la nebbia li colpì come uno straccio bagnato; odorava di sale, di fango e di gamberi marci. «Ma chi ha gridato?» strillò Le Bay, rendendosi conto, nella concitazione, di essere disarmato. «Moon, per carità di Dio, che cosa».
«Tu guarda!» urlò l’africano, indicando la bruma.
Una sagoma nera si contorceva verso prua; un terzo urlo scaturì da quella direzione.
Altri marinai erano intanto arrivati alle loro spalle. Tenevano lampade e archibugi pronti, ma nessuno aveva il coraggio di oltrepassare una linea invisibile. Solo Le Bay e Black Moon si fecero avanti.
La foschia era velenosa e infida; infradiciava i vestiti, rendeva gelida la pelle, un gelo che era come le vampate di un fuoco, l’acqua salata che bruciava sulla bocca e sugli occhi; Le Bay si strinse nel giaccone e, tenendo Black Moon per una spalla, si fece forza e venne ancora avanti; i contorni della silhouette divennero più nitidi, presero forma e colore, mentre i due uomini avanzavano paurosamente nella nebbia, rivelando, infine, la loro vera natura: Finn, il giovanissimo mozzo di cucina, accasciato contro una botte di rum, il volto imperlato di nebbia e di sangue mescolati insieme, un braccio appeso con le ultime forze a una gomena di canapa, l’altro orribilmente straziato, squarciato dal gomito al polso, le dita impastate in un amalgama viola, il sangue spruzzato intorno nel diametro di due metri, una scheggia d’osso, bianca e grigia, che fuoriusciva dall’avambraccio come una strana decorazione.
