Cose spiegate bene – Voltiamo decisamente pagina

Cose spiegate bene – Voltiamo decisamente pagina

Stavolta voglio essere sul pezzo. Ma proprio sul pezzo preciso eh. E allora mollo tutto, e anche se mi avanzano un paio di articoli finali da leggere uso questi tre quarti d’ora prima di mezzanotte per parlarvi di COSE, la rivista del post che trovate nelle librerie da domani.

Ovviamente si poteva avere prima se si era abbonati e io, anche se sono povero e disoccupato, l’ho pigliata appena mi è arrivata la mail, mi è stata consegnata il giorno dopo, e in questi giorni, alternandoli a un saggio sulla matematica, l’ho letta. Che poi, le Cose del post  ce le ho ovviamente tutte, ma questa è la prima che riesco a leggere per intero dopo quella sui libri. 

Credo sia soprattutto per interesse personale. E infatti poi leggerò quella sul genere, che in realtà ero già a buon punto, ma la ricomincio. Ma sto divagando, come sempre. E volevo essere sul pezzo.

Andiamo per ordine. Dall’inizio, proprio. E anche se sembra che non c’entri, c’entra eccome... fidatevi. Dunque. Perché sono abbonato al Post e pago da tre anni i miei 80 euro, in pratica solo per sentire morning, ricevere la mail delle canzoni e non sempre ascoltare Tienimi bordone. Il resto è tutto senza paywall e potrei leggere tutto lo stesso e anche la cosa della pubblicità io non è che la usi poi molto visto che il più delle volte visito il sito e leggo gli articoli da sloggato e mi becco la reclame.

A me poi la pubblicità piace, per vari motivi. Anyway, torniamo alla domanda iniziale. Perché sono abbonato, pur usandola poi non tantissimo. La risposta è proprio perché ho poco tempo. Per leggere, per informarmi, per analizzare come si dovrebbe la complessità del mondo. Ho bisogno che qualcuno lo faccia per me e ho bisogno di fidarmi di quel qualcuno. E pago con piacere, ogni anno, questo qualcuno perché lo faccia. Dovreste farlo anche voi, se volete un mondo che migliori.

Perché se il mondo decade la causa è sempre e solo una, da sempre. Si chiama cultura. Meno cose sappiamo, peggiori siamo. E se non sapere le cose è già di per sé una leva che spinge alla decadenza, figuratevi quanto questa leva si rafforza se invece di non sapere le cose le sappiamo sbagliate. Ecco… purtroppo è così. E io, personalmente, ho una percezione fortissima su chi sia il maggior colpevole di questo passaggio, di questo fornirci informazioni, idee, modi di percepire il mondo che sono parziali, inesatti, errati, distorti. Sono l’Informazione. Giornali, TV, rete soprattutto… e tutto ciò che sta intorno e in mezzo. E non è questione di un chi, di nomi, di colpevoli. E’ questione di un sistema… di un modus vivendi di un’epoca. E la stampella che potrebbe sostenere questo zoppicare è in condizioni molto peggiori, travolta dalle stesse dinamiche. Parlo della scuola, l’istruzione, la didattica. E l’altra stampella, stavolta senza molte colpe, è anch’essa dentro la bufera. Parlo della famiglia nell’atto dell’educazione. Del resto, se genitori e prof sono travolti da una informazione distorta, parziale ecc non possiamo pensare che possano agire senza che ciò abbia un’influenza. Ce l’ha, e non in meglio.

E allora come si fa a rompere il cerchio? Ecco… io credo fermamente che un modo sia questo. Rivalutare il ruolo didattico dell’informazione. Dare le notizie, raccontare, è un qualcosa che insegna. Fare giornalismo è anche fare cultura, insegnarla. Scrivere bene insegna a scrivere bene chi legge. Spiegare bene le cose permette di sviluppare capacità di interpretazione e una alfabetizzazione in diversi ambiti, diversi da quello linguistico (emotivo, di conoscenza, di comprensione, ecc). Leggere un giornalismo intellettualmente onesto, che cerca di essere non distorsivo, veritiero, con una forma che tende dall’accettabile al buono, se non oltre, è un qualcosa che forma, che istruisce, che permette di uscire da quel circolo vizioso che poi porta a conseguenze che vanno dal vicino di casa che crede alla terra piatta alll’elezione di Trump.

In una parola, cercare di ridurre l’ignoranza, in senso vasto, si può fare anche in questo modo. Per assurdo, pensate se, pian piano, ci fossero diverse realtà come Il Post. Le raddoppiamo, triplichiamo, cominciamo a riempire la rete di articoli sensati, onesti, coerenti, ben scritti, privi di sensazionalismi, che partono e volano intorno ai fatti, alla verità… insomma, come gli articoli del Post. Le persone, sia direttamente, sia per una sorta di osmosi dell’informazione, migliorebbero. E migliorerebbe il mondo.

Ecco… questo Cose spiegate bene parla proprio di tutto questo. Il giornalismo, in generale, da quello che era a quello che è, in tutte le sue sfaccettature e ramificazioni. Okay… non tutte, ovvio, ma cercando di essere parecchio esaustivo.

Io credo che il modo migliore di presentare i contenuti di quella che è sì una rivista, ma forse si avvicina di più a una serie di saggi non troppo specifici, ma che superano la barriera della generalizzazione e delle informazioni basilari, dicevo, il modo migliore è scrivervi i titoli di alcuni degli articoli. Già dai titoli, capite il senso di quello che vi sto dicendo. Titoli che riescono a essere ciò che devono essere, parole in bilico sul crinale dell’esaustività e dell’attrazione. Faccio un elenco, aprendo a caso qua e là

  • Cos’è successo ai giornali in questi vent’anni?
  • Il linguaggio e la scrittura del giornalismo italiano
  • Il New York Times, un altro campionato
  • Ah, Le Monde
  • La moda dei giornali
  • I famigerati tabloid britannici
  • Cosa si può dire e cosa no, sui giornali
  • I giornali li fanno gli uomini
  • Le scuole di giornalismo servono?
  • Cosa è successo alle riviste?
  • Le notizie per chi dà le notizie

E okay, basta. Mi son rottilca, e mi sono spiegato, credo. Poi vi ho messo solo i titoli dei pezzi più divulgativi, mentre ce ne sono anche più narrativi, che quindi sono meno didascalici.

Comunque, tornando alla rivista, per chi magari non la conosce, vi dico un po’ di cose tecniche. Prima di tutto è bella. Bella nel senso della carta, dei colori, della parte grafica, della cura materiale dell’edizione. (Iperborea, la CE, Bianca Bagnarelli, l’illustratrice – adattissima – di questo numero). Poi è tanta… sono trecento e passa pagine. Ed è vero che si leggono veloci, però dentro c’è tanta, tanta roba. 

Ne uscite molto più colti, dopo averla letta. E molto più depressi. Non c’è, o non sembra esserci una via di uscita, da questo modus operandi dei giornali(sti). La cornice che tiene il quadro è solida e non se ne esce in modo facile. Indignazione, rabbia, facili clic, superficialità, disinformazione, fake news, sciatteria e ancora sciatteria sono mali che vi sembreranno incurabili. Eppure… se state leggendo Cose, siete come dei medici che li stanno curando. Innanzitutto curando voi stessi. E curando voi stessi curate gli altri.

Capire il meccanismo in cui siamo coinvolti quando cerchiamo o siamo obbligati a informarci è un primo passo per accettare certe cose senza farsi venire il mal di fegato, ma soprattuto per combatterle, o almeno esserne immuni.

Insomma… Se ritenete che questo tema, del giornalismo e della sua influenza come filtro attraverso il quale percepire il mondo e i nostri intorni, sia un tema che vi interessa poco, be’ … non avete capito un cats. Questo è IL tema su cui si decide la direzione sociale di una collettività. E forse è il caso di cognoscere le regole, se volete giocare un ruolo in qualcosa.

Che altro vi devo dire? Ah sì, forse un piccolo difetto, fisiologico, è dovuto all’essere un’opera collettiva, di diversi articoli scritti in contemporanea da persone diverse che per quando siano stato confrontati e letti nella propria intierezza si vedono sfuggire un effetto ripetizione che però credo sia anche voluto. Nel senso, se ritrovo un concetto dopo cento pagine, io non me lo ricordo, e mi fa piacere rileggerlo, piuttosto che sfogliare all’indietro e ricercarlo.

Ho finito. Cioè no, ce ne sarebbe da dire da farci notte, ma più che altro sui contenuti e ciò che scatenano. Quindi questo basta e avanza. Indovinate che ora è? Mezzanotte e qualcosa… sono sul pezzo dai. Siamo nel giorno di uscita delle Cose spiegate bene, voltiamo decisamente pagina..

Se vi volete bene, leggetelo. Se vi volete molto bene e ne volete al mondo, abbonatevi al post.

Se siete poveri ma vi volete bene lo stesso. Leggete il post che è gratis. E fidatevi abbastanza.

Se invece siete già abbonati al post, probabilmente tutto quello che avete letto lo sapevate già, ma lo avete letto con piacere.

E vi saluto con una foto del tagliamento e della mia 500, che non c’entra un cats ma rilassa lo spirito.

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