Marzo 2013

Possano gli agnelli alzarsi dalle pentole,  Grondanti olio e spezie;  Possano conficcare le ossa negli occhi  Sgranati e nei palati.  E sorga dalle uova sode lo spettro  Denso di un pulcino;  Un pigolio acutissimo spezzi il silenzio,  Le stoviglie, i cristallini.  E le colombe, artigli di glassa e

Sputa via quell'espressione.  Le guance appese ad asciugare al naso, Occhiali disegnati in fronte, I denti in vacanza, Il mento inchiodato nella valle dell'annuire.  Sputala via ché spaventi la pioggia.  Le pozzanghere persino, S'alzan le sottane E corrono via fra i campi zuppi E i fossi contrariati.  Quell'espressione, Sputala,

Ti cercavo le labbra con l'indice,  Non per sciogliere le catene al silenzio,  Ma per disseppellire un gemito,  Una brama confusa  Che sferza e arrossa la pelle.  E le mani cercavo,  Disegnate dentro la bocca  Capiente di un bacio,  Paonazzo, Il viso  Se mai ne hanno avuto uno Ha unghie per

  Hai chiuso nei cassetti, Per anni, Le dita ai demoni Delle mie irrequietezze.   Ti prodighi, Terra e colla sotto le unghie, Per dare mani E denti E sangue fresco Al felino stremato e solo, Che mi ostino a chiamare futuro.   Hai perso i denti, Le menzogne, Le offerte.   Tu, Madre, Strega di abili costumi E bonarie

Gradi tre Ore due Luna mezza Notte una. Ci siamo scambiati di posto Con un folletto che disegna occhi Grandi e gialli Su tutte le ombre E code lunghe e grosse Su tutte le idee. Senza mani E con pochissime tasche Ci siamo fatti camminare Sopra la schiena di una grossa serpe Di capitale e