
"Il viaggio dell'eroe" di Christopher Vogler (2)
Il VE viene estrapolato dall’inconscio collettivo umano, ovvero, da una base comune mentale propria degli esseri umani, che ha mille sfaccettature, certo, ma che ha una unitarietà di fondo. Questo genera immedesimazione, condivisione, appeal… una empatia verso le fondamenta del Viaggio che spinge il lettore/spettatore a riconoscersi alcune preoccupazioni universali.
Ecco perché il VE disegna delle
mappe della psiche psicologicamente valide ed emotivamente realistiche.
PRIMO ATTO
- Mondo Ordinario
- Chiamata all’avventura
- Rifiuto della chiamata
- Incontro con il Mentore
- Superamento della Prima Poglia
SECONDO ATTO
- Prove, alleati, nemici
- Avvicinamento alla caverna più profonda
- Prova Centrale
- Ricompensa
TERZO ATTO
- Via del Ritorno
- Resurrezione
- Ritorno con l’Elisir
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da eastmonkey.deviantart.com |
IL MENTORE
Le prove, gli alleati, i nemici si riferisce alla fare più copiosa del viaggio, preparatoria, in cui l’eroe compie due attività: supera o non supera prove, conosce amici e nemici. Questa fase mostra sempre un cambiamento di stato, ma non del contesto, stavolta, ma dei personaggi: permetti di capire come essi agiscono sotto pressione.
L’Avvicinamento alla caverna più profonda, ve la spiego tornando alla nostra partita di calcio: siamo negli spogliatoi, dove si dà la formazione e si studiano le tattiche di gioco.
La prova centrale è la paura più grande dell’eroe, che egli affronta nel momento più basso della sua vicenda. Elemento comune è la morte. La morte non solo è l’archetipo più antico e che unisce tutti gli eroi, ma è anche il suo superamento che garantisce all’eroe di riuscire.
La ricompensa (la riconquista della spada) può riguardare un oggetto (un tesoro, una terra, un premio…) ma può essere anche un riconoscimento (gloria, amore ricambiato) o il raggiungimento di uno stato (libertà, giustizia fatta).
La via del ritorno è una fuga, in qualche modo, dal mondo straordinario.
La Resurrezione è una seconda prova, l’eroe che rinasce, che torna nel mondo ordinario (a volte diverso) e rinasce attraverso un esame conclusivo che lo mette definitivamente alla prova.
Il ritorno con l’elisir è un qualcosa che viene portato nel mondo ordinario, e fosse soltanto l’esperienza, ci dev’essere, altrimenti tutto il viaggio sarebbe stato inutile. E io lo confludo proprio con le parole di Vogler, questa nostra seconda puntata:
Qualche volta l’elisir è un tesoro conquistato dopo una lunga ricerca, ma può essere amore, libertà, saggezza, o la consapevolezza che il Mondo straordinario esiste e si può sopravvivere a esso. Altre volte significa soltanto avere una bella storia da raccontare.
michela
Sarebbe da capire se un romanzo (non parlo di racconti perché le storie brevi è più facile che sfuggano a questo schema) senza questa struttura sarebbe originale, o solo una schifezza. Nel "vecchio e il mare" non ci sono né alleati né mentore, il vecchio è solo e così deve essere: però gli altri elementi ci sono tutti, abbastanza canonici. Forse la mancanza di un elemento importante ha senso solo se la storia serve a risolvere esattamente quella mancanza.
gelo stellato
me lo chiedo anche io, per altri casi, anche se mi sono risposto che
a) basta girarla e rigirarla, puoi trovare quel che ti serve con delle forzature e far diventare valido lo schema (magari nel vecchio e il mare, il mentore, è il mare, :), ma non lho letto e non so)
b) che non c'è niente di strano se manca qualche elemento, poi, in fin dei conti, è uno schema di base.