"Agricolae – Contadini" di Cristina Lattaro***
Posso dire una cosa, così tanto per inimicarmi il mondo?
Trovo che questa copertina sia davvero bruttissima. E assieme al titolo, presto prestato a facili ironie, ricordo benissimo quanto ci aveva fatto ridere il fatto di poter vincere Agricolae… (sa già di profezia) quando assieme a gigi e ad altri cialtroni facemmo garetta concorso a Scheletri.
Poi successe il peggio.
Lo vinsi veramente, questo pulp ambientato nel mondo rurale, e la cosa curiosa è che io lo desideravo. Vuoi perché mi piacciono le ambientazioni nostrane, vuoi perché mi interessava una storia di contadini feroci che pulp-eggiano negli anni ’50, ecco che, nella lista famosa di Tutti i libri che non sto leggendo, ho messo questo librettino (perché era corto, lo confesso) molto in avanti, cosicchè da liquidarlo.
Certo, ammetto e devo confessare che la copertina non invidiabile (anche se adatta al contenuto, intendiamoci) e il fatto di essere libro di piccola casa editrice, poteva far pensare pericolosamente a un libro… faticoso da leggere. Invece no.
Vi dico subito che è un libro non agevole e non per tutti, per alcuni temi, ma che contiene il suo perché, con una scrittura piuttosto matura, e una cura più che discreta nell’edizione. Lo promuovo a pieni voti, nonostante io, per cause esterne (non leggo più e mi sono isolato dal mondo con gioia e gaudio) ci abbia messo una vita a finirlo. Se ieri, durante la lezione, non avessi avuto un quasi pacco dagli studenti, e stamattina non mi fossi ritrovato sveglio alle sei, non lo avrei finito quelle ultime 80 pagg che mi mancavano (ne ha 150 eh)
Di cosa parla?
Una storia di provincia nelle terre rurali dell’alto Lazio, montagna e contadini, visioni della vita antiche e ottuse, cattiverie, amori, soprusi… insomma… una storia piuttosto moderna, tant’è che non si ha mai la sensazione di essere negli anni ’50, e forse potrei anche muovere qualche critica a un parlare fin troppo moderno, a volte, ma non lo faccio, perché non è cosa che si nota. La vicenda centrale è del tutto interessante.
Graziano, figura centrale del romanzo, l’eroe, per capirci, è in fuga. Il romanzo comincia e ho apprezzato, in media res, con una serie (non sempre scorrevole) di analessi che durante lo scritto mi dipingeranno, in pratica, l’intero villaggio. Ma perché è in fuga, Graziano? Perché il suo amante, Alessio, che diciamo pure, lui si teneva più che altro per farsi fare i budini, ha pensato bene di ammazzare un altro suo amante gaio, insospettato, un po’ per caso e un po’ no. Cosa che, essendo il morto uno del “villaggio bene” composto di Sindaco, Macellaio, Droghiere ecc, dicevo, cosa che gli tirerà addosso la morte. Eh, sì ragazzi, perché qui è un po’ come se fossero tutti dei Putin. Qualche anno prima lo hanno già fatto, se uno è gaio, e combina qualcosa, non si chiama i carabinieri, ma lo si piglia e lo si fa fuori a legnate, bruciando dopo la casa che insomma, si sa, son disgrazie che possono succedere.
E allora non vi dico altro, della trama, se non che Graziano e Alessio sono in fuga sulle montagne e i due sono un po’ un simbolo dell’oggi e del passato, nel senso che Graziano è quello che ancora sa cosa vuol dire vivere nella natura, che ha riti, odori e significati che lui, per certi versi, ragazzo modello, che vede dei campi, della madre, e ha imparato il rispetto di un vivere che sta sparendo. Alessio, universitario mantenuto dedito più ai cazzi che allo studio, questo sapere non l’ha più, ma alla fine non è una persona che non ha da dire. La luce, dentro, ce l’ha, ma l’epoca è un altra, e lui è proiettato in avanti, non necessariamente in positivo.
Non si capisce bene subito perché Graziano accetti di aiutare Alessio, potrebbe rimbalzarlo, sarebbe normale, però decide in un secondo di seguirlo.
Cose che mi sono piaciute del libro, e che servono anche a farvi capire perché non è per tutti (non datelo, per dire, a gente troppo bassa di età, pensando che li istruisca sulle pratiche agricole e che poi vi vengano a coltivare l’orto):
- è crudo, e piuttosto vero, ma senza scendere in volgarità pur usando le parolacce giuste, nella descrizione dei rapporti sessuali tra i due, e in genere nelle scene. Se siete di quelli che i gay-okay, ma meglio non sapere, lasciate perdere.
- descrive un non amore di Graziano con Anna, la figlia del sindaco (che poi è tra quelli che lo insegue per farli le scarpe) che è davvero emblematico di un epoca. Gli sguardi parlano, i piccoli gesti, i movimenti, i comportamenti. Forse, al di là del pulp e del noir, è la storia più intensa e meglio riuscita. Si consuma del tutto, questo amore, e lascia, tra l’altro, la figura di Graziano molto complessa, ben aldilà del banale orientamento sessuale ambiguo.
- Anche se non sono d’accordo del tutto sul finale e su alcuni comportamenti, forse non proprio coerenti di qualcuno (ma è solo una mia percezione, perché comunque tutto fila bene) è un intreccio riuscito, senza scossoni ma con un ritmo buono e una lunghezza adeguata.
- la scrittura è matura e buona, colorata e sfumata, tenendo conto lessicalmente anche dell’epoca dei fatti.
- C’è una buona gestione delle sottotrame
Quindi, cari, alla fine sono contento di questo Agricolae… Ah, già, vi dicevo di un paio di rilievi che potrei fare. Poca roba. Uno è una elevata quantità di analessi che magari non è sempre comoda da leggere, perché la vicenda principale non si muove. C’è una zona del libro dove leggi leggi e non succede niente e boh.. vorresti succedesse, pur non rinunciando al racconto dei passati che danno spessore psicologico.
Ci dovrebbe essere la presenta del “respiro della natura” che dovrebbe essere uno dei protagonisti, soprattutto perché sono stati disattesi certi riti. Ecco, questo non funziona. Il personaggio “costola” alla fine, te lo dimentichi del tutto, e il romanzo vivrebbe bene anche senza di lui.
Poi c’è un ritmo incalzante, dovuto ai tempi verbali, che non scende mai, nemmeno quando dovrebbe, con qualche zona di “decompressione”. Anche qui, potreste vederlo come caratteristica, e quindi non è un vero e proprio rilievo. Poi basta… Mi è piaciuto. E quindi direi basta parole, per 12 euri, se volete una storia forte, che azzarda, e che tratta temi non sempre trattati, con anche una buona ambientazione, pigliatelo (nonostante la copertina non sia… invogliante)
E con questa, buon fine settimana, e avanti a due all’ora con la mia lista… anche se credo che rifarò il post. 🙂
cristinalattaro.net
Grazie gelostellato e non (solo) per il contenuto della recensione, ma perché sei un lettore profondo/persona "reale", un binomio non sempre scontato…
gelo stellato
eh no, non funziona così, l'autore/autrice del libro, di solito, quando passa sulla sua rece, dovrebbe insultare dicendo "lei non sa chi sono io" " sei solo invidioso" "te ne pentirai amaramente" 😀 😀
cristinalattarowriter
XD!
Ok, prendo un appunto!
gelo stellato
ah, sì? prendi appunti da me? Sei solo invidiosa! te ne pentirai amaramente, tu non sai chi sono io! 😀 😀 😀