Rubando cubetti ai russi neri
Il mio bonsai sopravvive con i cubetti Di ghiaccio Avanzati ai Black Russian Che lascio sciogliere sognando Vicino al divano. A queste ore tardissime le stelle Han la voce rauca E sgraziata e io Che le guardo vegliare Sul respiro lento di tutti Quelli che conosco Mi sento un po' così, Fuori
"Il grande ascensore di cristallo" di Roald Dahl****
Dopo aver preso la decisione di non scrivere e non leggere più, non so perché aggiorno il blog. Anzi
Ho preso una scatola
Tu non sai non sai Che ho preso una scatola Una scatola grande Ed ho messo ho messo Dentro tanto e tanto Così. Ho messo l'alba, Padova, Trieste, I Radiohead interi tutti e bellissimi seni Ho messo poesie a fonda notte, Ho messo il viso azzurro di lacrime e tempesta La
Scudielis di scûr
La lune usgnot Passade A someave une scudiele Cul cûl par jú Sbecât smavît poiât Suntune stele, Jemplade di scûr Avonde Par jessi gulizion Di ducj Glotude in premure Cui tant, cui masse E nissun nuie Cence abadâ Che no je taronde Tant si scugne E po Il clip simpri al torne Simpri Nus cjôl vie Sedi nulât, rosade o
Scodelle di buio
La luna la notte Scorsa Sembrava una scodella Il fondo in giù Sbreccato sbiadito poggiato Sopra una stella, Riempita di buio A sufficienza Da esser colazione Per tutti Inghiottita in fretta Chi tanto, chi troppo E nessuno nulla Lasciando star Che non sia tonda tanto Si deve E poi Il tepore sempre ritorna Sempre Ci distrae Siano nuvole, rugiada o
"Un polpo alla gola" di Zerocalcare****
Non c'è due senza tre, e questo dice che è il 2, e io ho letto prima l'uno, e poi ho letto il tre, e quindi per terzo il due. Chiaro no? E okay, mi è piaciuto. Assai. Suvvia. Direi che in
Svegli e morti
Siamo unghia e siamo calza Fatti tutti così Col buono che è impasto da leccare dalle dita Arrampicato In salvo Ai bordi della ciotola Di una torta Che non sappiamo preparare Né farcire. Siamo smarrimenti e comodo, Approssimazione e chiacchiera Cuscini sprimacciati, Un cassetto di refurtiva Di nessun valore Siamo decorazioni natalizie Svegli e morti Una
Scelleratezze incaute
C'è qualcosa di incauto nell'addormentarsi soli O male accompagnati. La stessa scelleratezza di una Luna che ride senza sosta Per una notte intera O delle stoviglie sporche Dimenticate. Gli occhiali annaspano dentro un cuscino Piegato in due Ma dalla radio spenta, dalla mattina buia Dalla tovaglia macchiata Ci si salva
“Ogni maledetto lunedì” di Zerocalcare***(*)
E ho letto pure questo, che non è il secondo, ma il terzo, e sì, dai, era meno bello del primo. Credo sia normale. Il primo è come un distillato, questo son le storie del blog, quasi in presa diretta, con
Suns di Sierade
Un cricâ cjaviestri Al á poiât il mustic Figot Su la stradelute blancje Dome di non Che puarte a Torce. O ai cjatât la plane Vistude di umit Voltade di schene A sbeleâ tal spieli Che cence pes e uciei Al jere il canâl. A àn netât i fossâi, Puartât vie i lens E