
"Un polpo alla gola" di Zerocalcare****
Non c’è due senza tre, e questo dice che è il 2, e io ho letto prima l’uno, e poi ho letto il tre, e quindi per terzo il due. Chiaro no?
E okay, mi è piaciuto.
Assai. Suvvia. Direi che in ordine decrescente.
Il senso di colpa, è il tema, o di polpa, dovrei dire, accondiscendendo al calembour del titolo, che okay, simpatico, ma insomma. Però il polpo alla gola è bello, quando va e viene fra le pagine di Zero, assalendolo e nascondendosi come fanno i sensi di polpa.
Io ne sono pieno, di sensi di polpa, ma poi mi dico boh, fanculo, vivo male, ma che tornino pure a trovarmi, che tanto son qua, e amen. Mi va bene tutto.
E’ il bello di vivere potendo perdere tutto, un po’ come i morti.
Che non è come vive zero, o meglio, come ha vissuto da ggiuovane, e piccolino, nei confronti di una sua amichette de elementari punita al suo posto perché ha fatto lui la spia e non si seppe.
O non si seppie… sempre per restare in tema di… okay, okay, la smetto.
Anche qui, abbiamo le storie del blog. Le seconde, quando ancora non era un lavoro, quando ancora il blog lo lasciava respirare, e forse era più scanzonato, lo zero di questo Un polpo alla gola.
Vari tormentoni, molti che conosciamo, tutti noi che non usciamo vivi dalla nostra infanzia. “Scommettiamo?” chi non le ha mai fatte le cazzate, per quello scommettiamo, col conseguente Po-po-pollo che ognuno avrà declinato a modo suo.
Ci sono come al solito le cose bellissime delle impersonificazioni.
Da applausi David Gnomo, che fa la coscienza, e la sua Poiana punitiva.
Altrettanto i tre quaraqquaqqua di Cobain, Strummer e Che Guevara, eroi della giovane gioventù grungepunkomunistica, così come ci sono le belle cattiverie. Personaggi come il Secco, che tutti siamo coscienti che esiste, è evidente, lo conosciamo tutti. E non si capisce come si possa vivere a quel modo, eppure i Secchi esistono, esistono dappertutto.
E poi è un’ode alla sindrome da Peter pan, questo fumetto di zero, come tutti gli altri, mi sa. E non eterni bambini, che non cresciamo mai, non possiamo non apprezzare.
Ora stop. Vediamo se mi riesce di leggere un libro. Che ne so… l’ascensore di cristallo, tipo. 🙂