"Il grande ascensore di cristallo" di Roald Dahl****
Dopo aver preso la decisione di non scrivere e non leggere più, non so perché aggiorno il blog. Anzi… a dire il vero non so nemmeno perché ho letto questo libro, visto che non avrei dovuto.
Manco è mio.
Ero in giro per il mondo altrui, curiosavo, l’ho pigliato in mano, e boh… lo porto via, mi son detto. Ancora non ero caduto in paranoia col troppo lavoro, e pensavo ancora che, dopo aver letto i fumetti di Zerocalcare, qualcosa avrei ricominciato a leggere.
Ero ancora in buona fede, insomma.
Poi no.
Ero andato per restituirlo. Tanto non leggo più. E mentre mi bevevo la birra ho buttato l’occhio sulle prime due pagine, poi tre. E niente… potere di Roald Dahl e delle storie per bambini senza fronzoli e senza menate.
Perché c’è una cosa che ti viene in mente se leggi cose come queste, di Dahl. Forse ancor più che con La fabbrica di cioccolato, di cui questo, come tutti saprete, è il seguito. E quando dico il seguito, intendo proprio il seguito.
Se vi ricordate, la Fabbrica del buon Wonka era stata donata al buon Charlie che l’avrebbe mandata avanti con la sua family, e si era lì, a casa sua, con l’ascensore di cristallo che era un macinino stranerrimo che sfondando il tetto della fabbrica era volato fino in città.
E insomma… Torniamo alla fabbrica, dice Willy Wonka, e torniamoci tutti, Charlie, genitori di, nonni di, per tre quarti, se ben ricordate, allettati e rompicoioni. E insomma… si parte, bum! Via!
Due pagine e sei in orbita, sia nella storia, sia nel suo raccontarla.
E lo si legge tutto fino alla fine come treni, devo ammetterlo, perché è una semplicissima avventura, in cui c’è quella cosa che vi dicevo, che vi viene in mente. Quella cosa è la Fantasia.
La Fantasia con la F grande, di quelle che non hanno bisogno dei perché.
E così ben presto incontrerete un presidente degli USA assolutamente folle, così come la sua tata. Incontrerete un hotel vuoto che fluttua nello spazio e gli extraterrestri, ovviamente, cattiverrimi. E tornano gli Umpa Lumpa, strani ed equivoci come al solito, e Wonka si conferma un eta beta moderno, sempre pronto a cavare dal cilindro una soluzione, e sempre a metà strada tra genio e follia.
Ecco… la Fantasia, insomma, ché troppe volte ci dimentichiamo così, e qui, invece, se non l’avete letto, vi sovverrà cos’è o almeno cosa dovrebbe essere.
Per il resto, è Roald Dahl, con vicino i soliti riconoscibilissimi disegni di Quentin Blake e con al servizio, per le filastrocche soprattutto, un gran bel traduttore.
Io vi voglio lasciare due pezzi, e perderò tempo a scannarli, per farveli leggere, perché secondo me fa bene leggere di queste cose. Il primo è quando il presidente degli USA, ottuso assai, escogita una delle sue soluzioni geniali. Peccato il problema fosse la guerra contro ferocissimi presunti alieni, mentre lui, inventa qualcos’altro.
Ecco qua:
Fa ridere? A me tantissimo. E se non vi fa ridere siete delle brutte persone!
E poi ci sarebbe anche un’altra cosa che vi voglio mettere, la ricetta della Wonkavite, una roba fantastica, che non sono riuscito a fare a meno di condividere. Eccola qua, suvvia, che vi raddrizza la giornata.
E basta così, per ‘sto libro, che magari vediamo di fare altre cose utili, oggi che non lavoro.
E voi leggetelo, Dahl, che vi fa bene. A voi e a chi vi starà intorno.