“Ogni maledetto lunedì” di Zerocalcare***(*)

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“Ogni maledetto lunedì” di Zerocalcare***(*)

E ho letto pure questo, che non è il secondo, ma il terzo, e sì, dai, era meno bello del primo.
Credo sia normale. Il primo è come un distillato, questo son le storie del blog, quasi in presa diretta, con tanto di riferimenti al blog e cose simili, fra le righe, che forse, okay l’integrità della vignetta, ma sanno un po’ di fuori posto.
Anyway, due ghignate me le sono fatte anche con questo.
E pure qui, storia tra le storie, c’è l’agrodolce.
L’agrodolce è la copertina, la vedete, zero e l’armadillo sulla zattera, che poi è una zattera ipotetica, sono i fumetti, è questo stesso libro, è il vivere facendo quello che. Autobiografico commento e considerazione di Zero sul vivere.
Vivere che è come essere naufraghi, aggrapparsi alle cosa, affondare, riemergere, stringere i denti, mai mollare e qualcuno affondare per sempre.
E’ la vita, sì, è questo che ti arriva, da questo intermezzo tra le storie. Storie che sono sempre spassose, sempre con gli stessi personaggi che oramai si comincia a conoscere bene.
Lady Cocca, la mamma, per dirne uno. O Blanka, il bambino a cui fa ripetizioni, in modo dissennato, che incarna pienamente la generazione post Zero. Insomma… ti senti a casa, quando li ritrovi, comprese le loro sfighe, che sono le nostre sfighe.
E quindi?
E quindi è generazionale, Zero. Vignette come quella sugli auricolari o in ogni caso tutte quelle legate alla scuola, alla musica, a quel sentire di quarantenne o trentenne d’oggi che non è e non sarà più, ecco, solo i 30-40enni le possono apprezzare fino a sprofondarci. Non so, se è solo un’idea mia, ma l’agrodolce, la melanconia celate dal ridere, è peculiare di costoro. E di me, quindi, ovvio. Ed è una cosa bella, perché è molto lontana dal piagnisteismo del c’era una volta e una volta qui era tutta campagna ed è altrettanto lontano dal ti ricordi quando, perché di cose di adesso non ce n’è più da vivere e raccontare.
Il rimbalzare delle vignette tra continue analessi e vivere d’oggi è una delle carte vincenti, di Zero.
Un’altra è la sincerità.
Gli credi, a zero. Sempre. Anche quando ti racconta delle cose schifose, che forse però hai fatto anche tu ma non confesseresti mai. Forse è per quello che gli credi.

E dai, poco altro da dire, oggi, che è festa, e io devo annaspare tra le cose del naufragio della vita. Le persone da accontentare, l’imu da capire quanto è da pagare, e poi boh, magari scrivere, finalmente, qualcosa pure io, che non scrivo più e me ne dolgo.
Ma prima c’è la spesa, e c’è anche quell’altro Zero, da leggere. Che mi sta piacendo forse più di questo. Forse. O forse uguale. Vi saprò dire. Alla prossima.

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