“Zorro. Un eremita sul marciapiede” di Margaret Mazzantini**

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“Zorro. Un eremita sul marciapiede” di Margaret Mazzantini**

Questo libro non me lo tengo, ho deciso. Lo porto nella piccola biblioteca descuola che ho messo in piedi. 
Perché non mi è piaciuto, ma a qualcuno boh, potrebbe anche piacere, non so. E ai ragazzetti magari fa sempre bene rendersi conto di qualcosa, che così fanno a meno di prendere a calci i senzatetto.
Ma andiamo per ordine, o disordine, come al solito. Che poi, non ci voglio mettere tanto. voglio fare uno giro allo spaccio verdura, ché stasera mi voglio fare lo cibo da solo e forse lo cous cous alle verdure mi fa meglio della pasta Orto e maiale, ma di che dicevo? ah sì, che ho da fare sta cosa, e quindi ci voglio mettere poco, anche se alla fine sono un chiacchierone e ci metto sempre meno poco del poco che pensavo.
Tranquillo che il prossimo libro di cui vi parlo è e sarà un libro PEM. Questo, invece, benché sia nella lista, e quindi ha ricevuto un voto da qualcuno, non credo ne vedrà altri, di voti.
O comunque, dubito che raggiungerà la qualifica di PEM.
Io ce lo avevo sullo scaffale, rubato, perché avevo letto un libro della Mazzantini, Mare al mattino, e mi era piaciuto. Confesso che forse, non so, se lo rileggessi adesso, non mi piacerebbe allo stesso modo. A piccole dosi, la retorica, se ben travestita da narrativa, fa bene. Se però se ne abusa, e metteteci anche un po’ di scarsa credibilità, allora comincia a infastidire.
Questo libro ci è andato molto vicino. Non mi ha infastidito perché è corto, è scritto in modo scorrevole, e comunque – a parte che non è narrativa, ma un monologo teatrale – dicevo, a parte tutto, da un attore coi controcazzi e una certa voglia di modificare, (e non so, Castellitto, marito della Margaret, è bravo, ma io non ce lo vedo a svellere e ricostruire questo testo con l’interpretazione, magari se qualcuno di voi, là fuori, l’ha visto a teatro, può dirmi se) potrebbe essere che rende, che piace.
A leggerlo no.
Mi dava una sensazione fastidiosa di retorica mista a scarsa conoscenza della vita di strada. Il barbone idealizzato, filosofo, à la Hesse mescolato a quelli di Nessun dove, che ha tempo per dire quel che pensa, farle sembrare (al lettore) delle grandi verità mentre quel che penso io è che mi vien da pensare è solo che le tizie se le scoperebbe e vorrebbe cagare in un cesso caldo. Basta una notte, una soltanto, al freddo, tipo adesso, e il 99% di questi pensieri filosofici se ne vanno con i geloni e le pedate del primo teppista che gli girano. Dormire su una panca, sotto i giornali, per una notte a gradi zero, basta per togliere qualunque volontà di filosofeggiare, di farsi belli, di essere eleganti nella miseria e miserabilità. Questo pensavo. E non mi andava giù continuare a leggere certi passaggi, tipo non so, aspettate che ve ne cerco uno. Anzi, apro a caso, perché bene o male la scelta del modo di trattare Zorro, di come farlo parlare e di come farlo rapportare a “Cormorano” cioè il prototipo del non-barbone, è uguale in tutto il monologo.
Ecco qua:

La mano la tiro fuori solo in casi estremi. Cormorano, hai ragione, non ne puoi più di tutti ‘sti pezzenti ai semafori che ti smerdano il vetro del tuo monovolume invece di pulirtelo, perché di far due passi fino alla fontana per cambiare l’acqua nel secchio non gli va, vogliono la monetina per smerdarti il vetro, Cormorano. In quel secchio nero c’è tanta arroganza, dico bene Cormorano? Pretendono! Pretendono! Ma cosa pretendono?! Col cartello di cartone: SONO POVVERO! o FAMME! Ma quale povero, ma quale fame!

No, Zorro non pretende. Zorro non tende la mano, Zorro ha i pugni chiusi. Zorro ha fatto una scelta. Certo, il destino gli ha dato una mano, il calcione gli ha dato, il destino.
L’altro giorno me ne sto lì, tranquillo, in panchina, che metto in ordine il cassetto qui in alto (si tocca la testa), e mi viene vicino un bambino: «Signore… Signore…», bel bambino, bel cappottino…
«Che vuoi?»
Tende la manina con la moneta e aspetta. La madre sta a qualche passo, freme. Cos’hai, bella signora? Hai paura che t’inghiotto il figliolo? La miseria ti fa paura, quel colpo malvagio del destino che a te per fortuna non è toccato?… Perché a me, signora, quelle brutte monetine? Metallo che offende, signora. Zorro non ha chiesto, Zorro non necessita. Hai tante bustine rigide di boutique che ti pendono dal braccio, devi aver sciupato un bel po’ di grano stamattina. Ma ora, cos’è, bella Cor-morana, passeggiando c’hai pensato, che è freddo, che è quasi la Befana, c’hai pensato, passeggiando, a tutta quella povera gente che muore di fame, e tu, buttare tutto ‘sto grano per niente… Cos’è, sei nervosa perché non ritiro la moneta? Vuoi darmi l’obolo per metterti un po’ in pace dentro? Per goderti meglio il cachemirino di boutique? Però non ti vuoi avvicinare troppo. Capisco. Mandi avanti il bambino. Capisco. Ah, certo, pedagogico, insegniamo alle piccole generazioni la ginnastica della solidarietà. A che scuola vai, bel bambino? College inglese. Bravo: English is very important, indeed! Vai anche a pianoforte il martedì? Bravo. Che belle manine, da ginecologo. Cormorana, è fortunata, il suo piccino parlerà l’inglese e suonerà il pianoforte. Sulla figa delle sue pazienti. Dammi la moneta, moccioso.
«Allora sei proprio un povero?»
«Sì, sono un povero.»
«Mamma è un povero! Un povero! Che bello! Avevi ragione tu.»
Smammate. Smammate felici di avermi stanato.
Ecco… non so, non se se a voi fa la mia stessa sensazione. A me ‘sto bambino, stereotipatissimo, con ‘sta mamma, ancora più stereotipata (bioparco le borse da boutique) e l’idea del barbone che rifiuta la carità.. bah, niente, non le digerivo. 
Per il resto, si può leggere, ma diciamo che non so quando affronterò di nuovo la Mazzantini, e con che cosa. Capisco che possa fare presa, con certi temi, ma ogni tanto io nasco male e vorrei leggere di uno che mi fa riflettere sui senza tetto dipingendomeli come merde bugiarde e cazzofacenti e facendoli ammazzare tutti a forchettate sugli zigomi da un simpaticone buono bello e intelligente, roba così. Avete capito cosa intendo, insomma… vorrei fuggire da certi politically correct e anche da certi opposti, che diventano altrettanto inutili. Vabbè, la chiudo qua, ciccetti, e vado a fare altre cose, per oggi. E voi dovresti impegnarvi a diffondere i PEM, piuttosto, che sta venendo una cosa bella.

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