Novembre 2011

Abbiamo scavato una scala Sulla schiena Delle nostre madri; Fatto scempio delle loro Fantasia; Rinchiuso le chimere In una gabbia D'inedia. Con una lama poco affilata, Abbiamo intagliato i volti grigi Dei nostri padri; Gli abbiamo lavato Via il respiro dalle scarpe, Con un regalo  Che non sapevano usare E risposte date Senza ascoltare. Di entrambi abbiamo Masticato

Sono qui C'eri anche tu, Poco fa. C'era un bizzarro pesce Dalle ali di fango, Occhi di legno, Cuore di leone. Piaceva a tutti, Tutti a dir cose che noi Non dicemmo Né diremmo mai. E c'erano rose  Fra i mattoni, Farfalle nere appese al buio Finestre con le gambe Corte e il respiro Rtagliato in

C'è un vento con una faccia Strana, Canta un pezzo degli Hüsker dü, Mima le smorfie di una sirena Storpia, Conosciuta durante un uragano. E' un vento di fili sottili, Muove il destino di milioni Di foglie E quasi altrettante palpebre. Come un puparo ingordo, Ci accompagna, Chiusi nei nostri abitacoli Di numeri

Oh, sì,Abbiamo liberato i pesciE le bugie.Li aspettavamo ogni seraDavanti al loro nome, Lustrando monete di vetro,Il cui muso si fondeva ai pensieri. Abbiamo liberato anche le idee,Ma sono tornate indietroCon altre ideeCon braccia più lungheE vestiti migliori,Che non sapevamo di aver

I satelliti e i gabbiani hanno rubatoLe scarpe alle stelleCadenti.La risacca e senza bottoni:Dalle tasche sbucanoMusi spellati di animaliEstinti,Alberi scalembri vi annuncianoLe ombre.Sopra un festone danza un filoDi vento e mentre un folleInsisteUn altro si rassegna:Addomestica gli orologiA palpebre chiuse.