
Perdonatemi, perchè ho plagiato!
Arrivare dodicesimo e vincere ugualmente un libro, non ha prezzo!
Eh, sì… cari amici, ci sono ricascato.
E’ stato più forte di me.
Padre perdonami, perché ho plagiato, e mi sono pure divertito. E sì, come vi dicevo, ci ho guadagnato qualcosa.
Ma andiamo per ordine, sennò non mi capite.
L’anno scorso, tipo in questo periodo, succedeva il fattaccio delle frittelle per le vostre bancarelle. No, tranquilli, non serve che andiate a rileggervi il post, ve lo riassumo: mi feci raccontare dal povero Simone Corà la trama del racconto che aveva inviato al 300parole di scheletri.com. Ne scrissi uno cambiando un po’ le cose, ma sostanzialmente identico, la sera dell’ultimo giorno utile, e partecipai. E arrivai davanti a lui.
Insomma, come sapete non partecipo più ai concorsi, ma quest’anno mi è preso il ghiribizzo e volevo rifarlo, così ho chiesto prima al Vampiro e poi di nuovo a Simone se partecipavano al 300 e se gentilmente potevano raccontarmi la loro trama… Il primo mi ha detto di sì, ma poi si è volatilizzato, il secondo ha categoricamente escluso l’ipotesi di una sua partecipazione (chissà come mai, boh?). Bene, mi son detto, pazienza.
Poi però è arrivata Cristina, che casualmente mi ha inviato il suo trecento parole “per dargli una letta” prima di spedirlo al concorso. Leggo, correggo, e poi… il FLASH!
“Senti, Cristina, se il vampiro non mi manda la sua trama, ti dispiace se copio il tuo?”
“Ah, perché, vuoi vedere se arrivi prima di me?”
“Ma no, è così, per divertirmi”
“Mmm, no no, vai tranquillo, copia pure…”
“Okay, bene, speriamo di trovare il tempo”
“Se lo scrivi poi vediamo chi arriva primo, eh…”
“Ah, certo, affare fatto!”
“Scommettiamo?”
“Ma no, dài, poi se vinco mi sento in colpa…”
“Ma no, dài scommettiamo!”
“Okay, che cosa?”
“Ma, non saprei…”
“Che ne dici di un libro?”
“Che libro?”
“Beh, direi uno dei 100PSF; che ne dici di Psyco di Bloch?”
“Ottimo!”
“Fatta!”
Bene, insomma, per farvela breve, la sera del 30, a un giorno dalla scadenza, ho trovato un paio d’ore per scrivere il racconto e inviarlo.
Qui potrete trovare il racconto di Cristina, Tsunami. Mentre il mio lo potete leggere qui sotto, anche se so che senza un minimo di base mitologica potrebbe rimanervi piuttosto criptico.
Come è andata a finire? A voi la classifica del 300 parole, a me, ovviamente… Psyco! 😀
VENTI
Venti centimetri, forse più.
E non era un capriccio di maree, l’innalzarsi repentino dell’isola.
Ermes accartocciò il foglio, stizzito, gettandolo tra i flutti del Mediterraneo.
«Da rifare!» gridò al collega, prima di bestemmiare e abbandonare il cantiere.
Erano serviti decenni, a quel Paese mediocre, per approvare il progetto del grande ponte, e ora che spettava a lui, la gloria dei lavori, la Sicilia aveva deciso di crescere, all’improvviso, come un bambino dopo una febbre violenta.
Rientrando in città, aveva osservato il cielo, grigio di cenere.
L’Etna, da qualche settimana, dava spettacolo. Una fontana incandescente saliva in cielo, altissima, ricadendo su se stessa come se non volesse disturbare. Lo scrosciare fluido della lava si spandeva per chilometri, incessante, sollevando venti bollenti e rabbiosi: parevano il soffio di una divinità.
L’ingegnere accostò e osservò i turisti, che affollavano un parcheggio improvvisato. Venivano da ogni dove, a migliaia. Sarebbe dovuta sprofondare, quella terra, non sollevarsi!
E lui, prima o poi, doveva comunicare il fenomeno, interrompendo i lavori.
Scacciò quel cruccio e cominciò a ricalcolare mentalmente la profondità del nuovo scavo. Se non altro, a Messina, non erano spuntati gli scogli. Enormi monoliti di pietra liscia e nera, appuntiti e ricurvi, sbucati dal fondale davanti alla riva, nel giro di una notte. Distanziati di qualche chilometro, alcuni si ergevano fino a un centinaio di metri.
Ve n’erano cinque sulla riva nord, a bucare il Tirreno, altrettanti a sud.
Ermes arrivò nella sua stanza e incolpò la stanchezza quando, affacciato al terrazzo dell’ultimo piano, vide la Calabria allontanarsi e farsi piccola, cominciando a distinguere i contorni dello stivale, mentre un boato squassava il suolo.
Tifone, dopo millenni, esplodeva la sua vendetta.
Ermes scorse un groviglio sconfinato di serpi che oscurava l’imbrunire.
Poi, carica di follia, l’intera isola volò, pronta a schiacciare la stirpe di Zeus.
E non era un capriccio di maree, l’innalzarsi repentino dell’isola.
Ermes accartocciò il foglio, stizzito, gettandolo tra i flutti del Mediterraneo.
«Da rifare!» gridò al collega, prima di bestemmiare e abbandonare il cantiere.
Erano serviti decenni, a quel Paese mediocre, per approvare il progetto del grande ponte, e ora che spettava a lui, la gloria dei lavori, la Sicilia aveva deciso di crescere, all’improvviso, come un bambino dopo una febbre violenta.
Rientrando in città, aveva osservato il cielo, grigio di cenere.
L’Etna, da qualche settimana, dava spettacolo. Una fontana incandescente saliva in cielo, altissima, ricadendo su se stessa come se non volesse disturbare. Lo scrosciare fluido della lava si spandeva per chilometri, incessante, sollevando venti bollenti e rabbiosi: parevano il soffio di una divinità.
L’ingegnere accostò e osservò i turisti, che affollavano un parcheggio improvvisato. Venivano da ogni dove, a migliaia. Sarebbe dovuta sprofondare, quella terra, non sollevarsi!
E lui, prima o poi, doveva comunicare il fenomeno, interrompendo i lavori.
Scacciò quel cruccio e cominciò a ricalcolare mentalmente la profondità del nuovo scavo. Se non altro, a Messina, non erano spuntati gli scogli. Enormi monoliti di pietra liscia e nera, appuntiti e ricurvi, sbucati dal fondale davanti alla riva, nel giro di una notte. Distanziati di qualche chilometro, alcuni si ergevano fino a un centinaio di metri.
Ve n’erano cinque sulla riva nord, a bucare il Tirreno, altrettanti a sud.
Ermes arrivò nella sua stanza e incolpò la stanchezza quando, affacciato al terrazzo dell’ultimo piano, vide la Calabria allontanarsi e farsi piccola, cominciando a distinguere i contorni dello stivale, mentre un boato squassava il suolo.
Tifone, dopo millenni, esplodeva la sua vendetta.
Ermes scorse un groviglio sconfinato di serpi che oscurava l’imbrunire.
Poi, carica di follia, l’intera isola volò, pronta a schiacciare la stirpe di Zeus.
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Già che ci sono, visto che parliamo di raccontini e di cazzate, vi mostro che i premi del Fun Cool! vengono consegnati con puntualità e gaudio. Qui potete vedere la consegna del premio di Gloria Gerecht, ovvero la traduzione di un suo racconto in lingua friulana, e qui potete vedere il premio di Carla Casazza, ovvero un pensiero di gelo dedicato.
Vampiro
non ho partecipato perchè poi non ho più buttato giù l'idea che mi ronzava tra i pochi neuroni rimasti.
comunque ti prometto che il prossimo anno mi farò plagiare e battere, giurn giurello :°D
Nick
Bravo. Però vuoi sarebbe stato bello se anche quest'anno avessi battuto il Corà! Vuoi mettere la soddisfazione?
Ferruccio gianola
Volevo partecipare, ma chi plagio io?
sarà per l'anno prossimo:-)
Ferruccio gianola
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
gelostellato
okay, fatta!
però non facciamo troppa pubblicità, che i futuri giurati potrebbero essere all'ascolto
@Nick
vero, ma la soddisfazione di non aver fatto partecipare il Corà per la paura di essere plagiato non è comunque cosa da poco 😀
@Ferru
puoi plagiare anche tu il mio
un plagio di plagio di plagio! 😀
Ferruccio gianola
ahahah il racconto più plagiato del mondo 😀
Cybsix
Dài, inventiamo un concorso in cui tutti plagiano tutti! O almeno si partecipa in coppia, due a due che si plagiano a vicenda e poi si sfidano a chi arriva prima!
Dài!!!!
gelostellato
Okay! fatta!
lo possiamo chiamare…
i Copioni
che ne dici?
o preferisci
Plagiami tutto
ma…
sei sicura che funzionerà? 😕
Melinda
Fatemi sapere, nel caso partecipo anche io 🙂
Cybsix
Io lo chiamerei "Li me copioni!", poi, vedi tu.
E sono sicura, sicurizzima che funzionerà. Dobbiamo solo inventarlo.
gelostellato
Li me Copioni?
allora tanto vale:
Un par de Copioni
🙂
secondo me funziona di più 🙂
gigi
Sì, ma come funzionerebbe? Nella coppia uno è il creativo e l'altro il parassita?
Eddy
Bella l'idea del concorso dei plagi… ci metto la pezza anch'io per il nome: "L'originale davanti e dietro tutti quanti" 😉
@Ferruccio: potresti plagiare questo http://ferrucciogianola.blogspot.com/2011/11/la-piu-grande-costruzione-letteraria-di.html ihihihihh….
Simone Corà
Ahahah, maledetto!
Cybsix
"Un par de co-p-ioni" è perfetto! Per rispondere a Gigi, per me, nella coppia si sceglie chi dei due lo deve inventare di sana pianta e chi lo deve plagiare. Secondo me lo deve scegliere chi gestisce il concorso del concorso, a random/a caso.
gelostellato
Un par de copioni! Fatta!
gigi
A due, a due come i co pioni!
Anonymous
ahh me tapina!
ma al prossimo concorso ci riprovo!
cristina
Cybsix
Ho già tutto il programma in testa.
gelostellato
Anche io,
dovremmo farli coincidere…
Frank Spada
"Un par de copioni"… bene bene, anzi malissimo! per via dell'handicap che penalizzerà il compare circonciso per non incrementare l'attività dell'altro.
ps – Gelo, mi ritiro prima della corsa, a meno che… sta a vedere che due lumini accesi… stateme bene.
michela
hahaha che spettacolo di concorso 🙂
Molto formativo, si acquisiscono necessarie abilità per il futuro di ogni scrittore U.U