I Maestri del Colore, 13: Raffaello (II)

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I Maestri del Colore, 13: Raffaello (II)

Sono le due e zero uno, ho messo due piccoli cubetti di ghiacci nel rum, ascolto Come to daddy fino a poco fa mi stavo addormentando e invece ora ho voglia di chiudere questa giornata con qualche riga.
Ho aggiornato il mostro, è vero, ma della maialina avevo già letto lunedì, e non era una cosa salvata oggi. Non è salvato oggi nemmeno qualche riga: non mi hanno lasciato leggere da nessuna parte, anche perché, avevo tante ore da fare, 7+5, mi pare, e quando hai così ciò che ti succede la mattina ti sembra sia capitato un paio di giorni prima.
Insomma…  avevo la necessità di finire la giornata iniziandola e lo faccio, ora che col goccino di rum non so come, mi sento meglio, o meglio, anzi, ciò è perfettamente normale.
E la cosa per finire è liquidare questo Maestri del colore 13, che è la seconda parte di quello letto qualche giorno fa, su Raffaello, usando come disegno il drago e san Giorgio.
E vi dico subito che ci proverò, a salvare il raccontino per questo maestri del colore due, la vendetta.
Cominciamo a leggerlo….
Mi si dice che il capolavoro che – dal 1509 al 1514 – lo aveva ossessionato erano le stanze vaticane, per stanze come quella di Eliodoro o quella della segnatura, che vi lascio qui sotto

Qui, per esempio, troviamo rappresentati: la Giustizia, la Poesia, la Filosofia, la Teologia…
Insomma, per dire che sono lavori grandi e profondi anche nel significato, queste stanze. E non ve la sto a menare con tutte le descrizioni delle qualità delle opere di Raffaello. Da padrone, ovviamente, la fanno l’armonia delle misure e la distribuzione simmetrica rispetto al centro; la fusione del disegno e del colorito…
Insomma… era talmente perfetto che si parla di “perfezione classica” .
E insomma… è parecchio e molto specifico, la parte in cui si descrive l’arte di Raffaello, anche troppo specifica, per rompervi qua. Quello che lasciano, queste righe, è una totale dedizione del buon Sanzio a questo lavoro, soprattutto perché nella Cappella Sistina c’erano altri capolavori di artisti da lui venerati ed è evidente che voleva fare un lavoro unico..

Io preferisco invece lasciar perdere. le parole generiche, e concludere questa seconda puntatato guardando quadri, affreschi e dettagli, che forse è meglio. Fino ad arrivare a quello del raccontino.

E invece no, 
Ho deciso di andare a dormire perché ho deciso di tornare a casa, adesso, anche se poi tra due ore devo tornarmene a lavorare, e vabbè. Me ne fotto. Saranno chilometri sparsi sulle tombe di qualcun altro. 🙂 Dicevo… voglio vedere qualche opera.
Per esempio i suoi famosissimi putti, ma famosissimi solo perché ci fanno il poster, ché qui, sul libro dei Maestri del colore, manco li mette, se non parlando della madonna che sta sopra.
Eccoveli:
Ma lasciamoli da parte… 
E’ più interessante dirvi, per esempio, che la Stanza della Segnatura, sempre là, ai palazzi vaticani, celebra la poesia, e infatti, oltre a ficcarci dentro pure Michelangelo, pare, eccovi che lì nel marasma dei poeti troviamo Dante, Petrarca, Omero, Saffo… insomma…

E se andiamo nella stanza dell’Eliodoro, ve ne metto uno che piace molto a ma, per la prigione che non so, per l’epoca mi pare – disegnata così, in primo piano – quasi innovativa. 

Da notare, mi dice il libro, la novità degli effetti notturni, poco presenti prima, e che saranno ripresi nientepittormeno che da Rembrandt.
E’ la liberazione di San Pietro, il quadro
E poi, dopo questa, direi che vi devo fare vedere un ritratto, perché quello famoso, del Cardinale, sarà mica famoso per nulla.
E infatti io lo trovo bellissimo, per l’espressione che vi è celata, per come è stato ricostruito questo volto e per come parla.
Per vederlo dovete andare a Madrid, certo, ma il viso pallido e gli occhi malinconici sono proprio – come si dice – frutto di un’indagine psicologica, oltre che di un ritratto.

Quasi gli avesse rubato i pensieri…

E poi? che vi metto? Che mi piace?

Vi metto una Madonna. Ma non una madonna come tutte, ma una madonna evoluta, in cui Raffaello decide di dare spazio e leggerezza facendola adorare da due santi e levitare per aria come nna magia.
E’ la madonna Sistina, conservata a Dresda, quella coi due putti sotto, e con questa chiudo, anzi no, vi voglio lasciare un’altra cosa, prima del drago e del racconto.
I disegni… disegni preparatori, schizzi… fanno capire molto, secondo me.

La bestia
I due dipinti giacevano davanti suoi occhi, splendidi, ma lui scuoteva la testa, sconsolato.
Aveva modificato il volto, rendendolo pietoso; la postura del drago, meno aggressiva, volta alla difesa, alla fuga; e aveva attenuato la violenza del gesto: ora azione rassegnata e incerta, senza rabbia o foga. Aveva permesso alla cavalcature di voltare la testa in uno sguardo interrogativo, quasi compassionevole. Persino la sognante preghiera della principessa, sullo sfondo, che pareva sorridere, lo infastidiva. C’era qualcosa di cattivo, in quell’opera, una morte ingiusta che poco si addiceva alla sua idea di santità, lui che di quella aveva avuto segnata la vita, dalla nascita ai natali.
Decise che avrebbe consegnato il secondo: il peggiore, artisticamente, ma il più sopportabile, nei labirinti complessi della sua percezione. Senza alcun motivo razionale, crebbe in lui l’odio per quell’incolpevole committente… prese la tavolozza, rabbioso, e tracciò una cresta sull’elmo del Santo, sotto l’aureola: una cresta di drago! Chi era dunque, la bestia?

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