"A ciascuno il suo" di Leonardo Sciascia*****
Ma il commissario non si diede per vinto, fece portare in caserma la cameriera e paternamente interrogandola dopo sei ore riuscì a farle ammettere che sì, una volta un piccolo incidente in famiglia c’era stato, a proposito di una ragazza che, a parere della signora, troppo spesso si faceva vedere in farmacia (la farmacia era sotto casa: ed era facile alla signora, quando ne aveva voglia, controllare chi entrava ed usciva). Domanda «E il farmacista?». Risposta «Negava». Domanda «E voi cosa pensavate?». Risposta «Io? E io che c’entro?». Domanda «Avevate lo stesso sospetto della signora?». Risposta «La signora non aveva sospetto: gli pareva che la ragazza fosse molto viva, e un uomo è un uomo». Domanda «Molto viva. Ed anche molto bella, no?». Risposta «Non tanto, a mio parere; ma viva sì». Domanda «Molto viva: cioè molto vivace, piuttosto civetta… Volete dire questo?». Risposta «Sì». Domanda «E come si chiama, questa ragazza?». Risposta «Non lo so» con le varianti «Non la conosco, non -l’ho mai vista, l’ho vista una sola volta e non la ricordo nemmeno» dalle 14,30 alle 19,15, ora in cui per improvviso rinverdire della memoria la cameriera ricordò il nome non solo, ma l’età, la strada, il numero civico, i parenti fino al quinto grado e una infinità di altre notizie relative alla ragazza in questione.
Per cui alle 19,30 la ragazza era davanti al commissario, col padre che aspettava davanti la porta della caserma; e alle 21 la futura suocera, recandosi a cas;a della ragazza in
compagnia di due sue amiche, restituiva un orologio da polso, un portachiavi, una cravatta e dodici lettere e reclamava l’immediata restituzione di un anello, un bracciale, un velo da messa e dodici lettere. E velocemente sbrigata la cerimonia, che senza remissione scioglieva il fidanzamento, la vecchia ex futura suocera vi mise maligno suggello con l’esortazione «Trovatevi un altro cretino» implicitamente proclamando che suo figlio intelligente non era, se si era messo a rischio di affidare il proprio onore a una che aveva avuto tresca col farmacista. L’esortazione strappò gemiti di vergogna e di rabbia alla madre della ragazza e ai parenti che erano accorsi. La vecchia se ne andò lesta, prima che si riavessero e si scatenassero, seguita dalle due amiche; e appena in strada, in modo che il vicinato sentisse, gridò «Ogni male non viene per nuocere. E non potevano ammazzarlo prima che mio figlio si infilasse in questa casa?» evidentemente alludendo al farmacista, che si ebbe così il secondo elogio funebre della giornata.
Ecco… dovrebbe essere chiaro perché è deliziosamente tragico e spassoso, in questi frangenti. Poi forse questo è il pezzo più surreale, ma resta che ve ne sono altri, di tratti simili, fino a delle vere e proprie assurdità, come il detto che bisogna aiutare il vivo, e non il morto, peccato che qui, il vivo, alla fine, è l’assassino!
E insomma… questa era una cosa. E mi è piaciuta assai.
Pensava forse che Laurana non rispondesse alle sue dimostrazioni d’affetto e non volesse approfittare dei servizi che gli offriva per quel disdegno, ormai raro, dell’uomo onesto dinanzi al delinquente o addirittura perché i suoi sospetti volesse confidarli al maresciallo, al commissario, farli insomma pervenire; direttamente o meno, ad uno degli inquirenti. Intenzioni che Laurana assolutamente non aveva; e il suo cruccio, la sua preoccupazione, era appunto che yyy una simile intenzione gli attribuisse. Più che la paura, che dal ricordo di come xxx e il farmacista erano finiti a volte gli si insinuava portandolo, anche automaticamente, a precauzioni che gli evitassero la stessa fine, era una sorta di oscuro amor proprio che gli faceva decisamente respingere l’idea che per suo mezzo toccasse giusta punizione ai colpevoli. La sua era stata una curiosità umana, intellettuale, che non poteva né doveva confondersi con quella di coloro che la società, lo Stato, salariavano per raggiungere e consegnare alla vendetta della legge le persone che la trasgrediscono o infrangono. E giuocavano in questo suo oscuro amor proprio i secoli d’infamia che un popolo oppresso, un popolo sempre vinto, aveva fatto pesare sulla legge e su coloro che ne erano strumenti; l’affermazione non ancora spenta che il miglior diritto e la più giusta giustizia, se proprio uno ci tiene, se non è disposto a confidarne l’esecuzione al destino o a Dio, soltanto possono uscire dalle’canne di un fucile.
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