"Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico" di Luis Sepulveda**
Ora io diventerò impopolare.
E me ne fotto.
L’ho letto di proposito, questo libro, ed ero pure un pochetto prevenuto. Più o meno perché a) la gabbianella era caruccio ma non mi ha fatto impazzire e l’ho trovato stucchevole qb e molto molto piacione. b) peggio dell’ammmore, a volte, ci può essere l’ammmicizia. Io sono un tifoso dell’inimicizia in quanto strumento di autoconservazione e miglioramento del mondo o per lo meno dei proprio contorni, che poi è lo stesso. c) di Sepulveda ho letto il tanto osannato killer sentimentale e anche se era scorrevole, boh, alla fine, soprattutto col senno di poi, era facilotto e piacione pure quello.
d) ma ho fatto questo pensiero solo adesso, e lo dico con bonarietà, l’autore ha davvero una faccia da schiaffi, e quindi non mi sorprende tutto questo buonismo e questa lecchinaggine.
Ma perché, direte voi, proprio questo libro dovevi leggere, brutto stronzo che non sei altro? Perché stavo in pausa e mi bevevo un caffè e avevo bisogno di leggere una cosa da iniziare e finire, ma non volevo un libro per ragazzi propriamente detto, cercavo altro, magari di autore conosciuto. E pensa che ti pensa mi è venuta in mente la gabbianella, e mi ricordavo che il tizio ne aveva scritto un altro più o meno circa quasi identico, con il titolo simile, per cavalcare un’onda che tanto bene gli aveva portato. Non so e non voglio sapere quanto ha eguagliato il primato precedente, certo è che questo è un must per tutte le biblio e che non puoi non avere, nonché è un tipico libro da regalare, mi sa. Insomma… sono andato a cercare il libro vicino alla gabbianella e lì l’ho trovato. E l’ho letto.
Ora, vi dico anche questo: il papà di Giorgia ha un gatto cieco, anche uno mezzo cieco, ma io di quello cieco, voglio parlarvi. Non so se avete mai visto un gatto cieco, ma se sapete di qualcuno che, andate a vederlo. Cartier, ‘sto gatto, non ha gli occhi. Infezione, cavati blablabla. Ebbene, ve lo dico io, Cartier è assolutamente un gatto identico a tutti gli altri. Non ce la fai a capire che è cieco. Okay, se lo metti in uno spazio nuovo ha bisogno di conoscere i suoi spazi, un secondo, ma per il resto fa tutto. Ti continua a venire il dubbio che gli occhi ce li abbia, e non sai come fa a fare tutto, compreso girarsi e per cose silenziose ecc. Eppure no, gli occhi non li ha. Quindi, quando ho sentito che il protagonista di questo racconto per ragazzi, Mix, il gatto di Max, va a sbattere contro una cassa che prima non c’era, boh, ho storto il naso. Poi, ripensandoci, l’autore ci ha piazzato tutte le spiegazioni possibili, nel senso che la cassa non era lì prima, il gatto correva e insomma… non è che non sapesse di cosa parla, eppure mi ha leggermente indispettito e, soprattutto, fatto uscire dalla storia. Come se da lì in poi fosse tutto falso. E va bene, magari sarà per colpa mia che ho presente quel maledetto gatto cieco, ma boh… insomma, qui capisco che può essere soggettivo.
Un po’ meno soggettivo, secondo me, è pensare alla smelosisbrilluccicodolcezzobanalità di queste frasi che vanno spesso a chiosare la chiusura dei mini capitoli:
Un amico capisce i limiti dell’altro e lo aiuta.
Un amico si prende sempre cura della libertà dell’altro.
I veri amici condividono anche il silenzio.
I veri amici si prendono sempre cura uno dell’altro.
Direi che non serve che continui. A fare da cornice a tutte queste originalissime frasi sull’amicizia c’è la storia con due amicizie: quella tra Max e Mix, di cui già vi dissi, e poi quella con il topo messicano, Mex, lo chiamerà Mix, e insomma… sii i miei occhi che io in cambio ti do il croccantino, questo bene o male il messaggio finale, tra gli altri come la ricerca dell’indipendenza (del gatto e di Max) e la vita e le sue prove.
Il topino, tra l’altro, che persegue il clichè del topolino simpatico ma pauroso, che però ha il cervello fino, parla in un modo un po’ fastidioso, caratteristico, tutto quel che volete, ma che può essere irritante.
Va detto che questo libro è per bambini (più che per ragazzi, secondo me) e quindi tutto ciò che vi ho detto, per i più piccoli può funzionare, anche se, davvero, io non sono mica tanto sicuro che siano proprio così vogliosi di banalità e buonismo da bacio perugina… Vabbè, ora che mi sono tirato addosso le ire dei fan di Sepulveda posso anche chiudere il post con la ciliegina sulla porta (ché sulla torta son buoni tutti, di mettercela) ovvero, dirvi che la cosa che meno ho gradito e che forse mi ha prevenuto, e più che altro il voler mettere in atto una operazione commerciale che ripercorra – a partire dall’insopportabile titolo fotocopia – il successo della gabbianella. Bene, è tutto. Baci, peace e w i gatti ciechi e abbasso gli scrittori che ci vedono benissimo.