"Amanti assassinati da una pernice" di Federico Garcia Lorca**
È rappresentata con due magnifici occhi di bue posati su un vassoio.
Patì il martirio sotto il console Pascasiano, che aveva i baffi d’argento e urlava come un mastino.
Come tutti i santi, pose e risolse problemi deliziosi,
davanti ai quali s’infrangono le lenti degli apparati di Fisica.
Ella dimostrò sulla pubblica piazza, dinanzi all’ammirazione del popolo, che mille uomini e cinquanta paia di buoi nulla possono contro la luminosa colomba dello Spirito Santo. Il suo corpo, il suo gran corpo, divenne come di piombo compresso. Sicuramente Nostro Signore le sedeva sulla cintura con scettro e corona.
Santa Lucia era una ragazza alta, seni piccoli e fianchi opulenti. Come tutte le donne fiere aveva occhi troppo grandi, mascolini, con una sgradevole luce scura. Spirò su un letto di fiamme.
Era lo zenit del mercato e la spiaggia diurna era piena di conchiglie e pomodori maturi. Dinanzi alla facciata miracolosa della cattedrale, mi rendevo perfettamente conto di come san Ramón Nonnato avesse potuto attraversare il mare dalle Isole Baleari fino a Barcellona a bordo della sua cappa, e di come il vecchissimo Sole della Cina si infuriasse e saltasse come un gallo sopra le torri musicali fatte di carne di drago.
La gente nei bar beveva birra e negli uffici faceva le moltiplicazioni, mentre il + e il x della Banca giudea combattevano con il santo segno della Croce un’oscura battaglia pregna di salnitro e ceri spenti. Il campanone della cattedrale spargeva sull’urbe una pioggia di campanelle di rame che si abbattevano sui tranvai sonnacchiosi e sui colli nervosi dei cavalli. Avevo dimenticato il mio Baedeker e il mio binocolo da campagna, così mi misi a guardare la città come si guarda il mare dalla sabbia.
In tutte le strade non si vedevano che negozi di ottica. Dalle facciate ti fissavano giganteschi occhi di megaterio, occhi terribili, fuori dall’orbita a mandorla, la quale rende così intenso lo sguardo umano, ma che voleva dissimulare la sua mostruosità con lo sbatter di ciglia dei Manuele, degli Eduarditos. Montature e lenti affumicate cercavano l’immensa mano mozza del guantaio, un poema nell’aria, che risuona, sanguina e gorgoglia come il capo del Battista.
L’allegria della città si era spenta, come il ragazzo appena bocciato.