"Amanti assassinati da una pernice" di Federico Garcia Lorca**

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"Amanti assassinati da una pernice" di Federico Garcia Lorca**

Questo è stato il Racconto d’autore dell’interruzione.
Era talmente palloso che più provavo a leggerlo e meno ci riuscivo.
Ora, dopo che ho deciso di finire di leggerli, siccome ho questi due bei post con tutto l’elenco e le relative recensioni, nonché, non dimentichiamo, il mio senso del dovere per il blog di quella là che non mi ricordo più come si chiama ma che ripigliava le mie recinzioni, insomma, ecco, ci ho riprovato.
E niente, ho deciso che lo metto giù così, senza leggerlo.
Perché?
Perché è brutto?
No. Non mi sento di dirvi che è brutto.
E’ solo… un prose poem.
E infatti, voi direte, Lorca, che io sappia, a meno che non intendi il mammifero marino, è un poeta spagnolo, pure morto ggiovane per via guerra e pure amico di Dalì, e pure un po’ gnagnoso, aggiungo io, che di poesie non ne leggo mai, e quando le leggo sono allergicissimo alla gnagnoseria.
Ma un prose poem è un’altra roba, che un racconto.
E infatti qui si vede.
Sono alcuni testi non proprio organici che, pur dando una parvenza di storia, di racconto, sono composti soprattutto di melodia, di versi prosati, di un dondolare e un parlare per metafore e similitudini che se lo cerchi, lo apprezzi, ma se cerchi altro, ti fa cadere le palle se sei un uomo e te le fa crescere se sei donna. A me son cadute, la prima volta, e forse ho tentato una seconda lettura solo per farmele ricrescere. 
La vera domanda che mi faccio, infatti, è: perché?! Perché scegliere questo autore?
Con il numero successivo (Magris, mi pare, pure quello leggero non è) la collana si è bruscamente interrotta e questo ha solitamente un significato. Le vendite non davano più un senso alla pubblicazione ed evidentemente stava venendo a mancare il compratore occasionale che metteva quei 50cent in più oltre al giornale, o anzi, anche il prezzo del giornale, visto che secondo me, la maggior parte dei compratori, del Sole 24ore non gliene fregava un cazzo.
Se devo proprio fare una riflessione, e se è andata così, mi dico, maziocan, ma con tutti i nomi che avevi da scegliere, dai classiconi King e Ashton Smith, da Ballard a Matheson, dai poco conosciuti Cortazaar e Pelevin, o da Scerbanenco, cazzo, che scrive racconti bellissimi, e Calvino, porchilmondosacripantico, possibile, dico, che vai a pescare, nell’ordine finale, Conrad, Garcia Lorca, e poco prima Pontiggia… sono un po’ delicati, dico io. Pontiggia può non piacere e comunque è lontano anni luce dalla forma racconto, questo era poesia, Conrad era bellissimo, ma pesante e quindi posso ben capire che il lettore occasionale, se si è beccato questi, alla fine ha detto: beh, ma son tutti così? Credevo fossero racconti. Già, perché anche l’ultimo, Nori, molto bello, andate a leggerlo, non sono racconti nel senso proprio della parola.
Questo che vi mostro, il primo, quello che ho letto due volte, ha di bello che parla di Santa Lucia, che era ieri. Per saperne di più, questo articolo, tra l’altro, le spoglie sono a Venezia e io mica son mai andato… dovrei.
Vi copio qualche pezzo, così sapete di com’è il libro, di com’è la santa, di com’è stata la mia, di Santa Lucia. 
Si perché mia madre, che è santa per meriti acquisiti sul campo, di nome fa Lucia. 
Ieri mi ha portato: fazzoletti carta confezione famiglia, un doccia schiuma tesori d’oriente, datteri, il calendario di pre Toni (Beline), mutande bianconere from cinesi, gel (restituito), crema per le mani (restituita), tuc (i biscotti), caffè illy (ancora nella confezione in cui l’avevano regalato a lei).
Io sono stato molto meno bravo: le ho fatto un disegno. Volevo fare una cosa surreale horror, che insomma, è pur sempre la Santa degli occhi cavati, ma poi ho optato per la tradizione, ché a lei quella piace. Ve lo lascio qua sotto, e poi vi lascio il pezzo di Lorca, e poi basta, metto giù il libro e il prossimo libro di cui vi parlerò sarà bello. Ma bello bello. Sarà uno Scerbanenco!

È rappresentata con due magnifici occhi di bue posati su un vassoio.
Patì il martirio sotto il console Pascasiano, che aveva i baffi d’argento e urlava come un mastino.
Come tutti i santi, pose e risolse problemi deliziosi,
davanti ai quali s’infrangono le lenti degli apparati di Fisica.
Ella dimostrò sulla pubblica piazza, dinanzi all’ammirazione del popolo, che mille uomini e cinquanta paia di buoi nulla possono contro la luminosa colomba dello Spirito Santo. Il suo corpo, il suo gran corpo, divenne come di piombo compresso. Sicuramente Nostro Signore le sedeva sulla cintura con scettro e corona.
Santa Lucia era una ragazza alta, seni piccoli e fianchi opulenti. Come tutte le donne fiere aveva occhi troppo grandi, mascolini, con una sgradevole luce scura. Spirò su un letto di fiamme.
Era lo zenit del mercato e la spiaggia diurna era piena di conchiglie e pomodori maturi. Dinanzi alla facciata miracolosa della cattedrale, mi rendevo perfettamente conto di come san Ramón Nonnato avesse potuto attraversare il mare dalle Isole Baleari fino a Barcellona a bordo della sua cappa, e di come il vecchissimo Sole della Cina si infuriasse e saltasse come un gallo sopra le torri musicali fatte di carne di drago.
La gente nei bar beveva birra e negli uffici faceva le moltiplicazioni, mentre il + e il x della Banca giudea combattevano con il santo segno della Croce un’oscura battaglia pregna di salnitro e ceri spenti. Il campanone della cattedrale spargeva sull’urbe una pioggia di campanelle di rame che si abbattevano sui tranvai sonnacchiosi e sui colli nervosi dei cavalli. Avevo dimenticato il mio Baedeker e il mio binocolo da campagna, così mi misi a guardare la città come si guarda il mare dalla sabbia.
In tutte le strade non si vedevano che negozi di ottica. Dalle facciate ti fissavano giganteschi occhi di megaterio, occhi terribili, fuori dall’orbita a mandorla, la quale rende così intenso lo sguardo umano, ma che voleva dissimulare la sua mostruosità con lo sbatter di ciglia dei Manuele, degli Eduarditos. Montature e lenti affumicate cercavano l’immensa mano mozza del guantaio, un poema nell’aria, che risuona, sanguina e gorgoglia come il capo del Battista.
L’allegria della città si era spenta, come il ragazzo appena bocciato.

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