"Zeus e altre semplici storie" di Ingo Schulze***
Lydia racconta della dottoressa Barbara Holitzschek, che afferma di aver investito un tasso. Lunga conversazione sugli animali. Il luogo dell’incidente. Finale enigmatico senza tasso.
Martin Meurer racconta coma ha rivisto il padre carnale dopo ventiquattro anni. Una confessione inaspettata. I credenti si ammalano di meno e vivono di più. Atti degli Apostoli e presine.
Quando Sabine disse “Pronto?” nell’indicatore il 45 dopo la virgola si trasformò in un 26, e Sabine ripetè “Pronto?”.
Raccontai che il dottor Sidelius, il geologo della Tutela monumenti, aveva ascoltato tutto e alla fine mi aveva stretto la mano e augurato buona fortuna.
I taxi partivano in continuazione, e quando non ne rimase nemmeno uno dissi che adesso tutti i taxi se n’erano andati.
“Presto ne arriverà di sicuro un altro,” rispose lei e disse che proprio davanti al nostro ingresso – abitavamo in Brockhausstrafie al Lerchenberg – era successo un incidente, ma la cosa non era riuscita a distoglierla dalla decisione di andare con la bicicletta fin su al supermercato dello Steinweg. Continuava a parlare del supermercato. Sabine sosteneva che con la bicicletta ormai se la cavava e che adesso avrebbe sempre fatto così. Si chiedeva anzi perché non l’avesse fatto già prima. Tra l’altro, era il miglior modo di esercitarsi per la settimana dopo, dato che voleva fare una breve gita con Tino e Danny, la quale, apposta per lui, si era procurata una bicicletta col seggiolino per bambini. L’avevano deciso oggi pomeriggio.
Il 2,88 si trasformò in 2,69 e poi in 2,50. Arrivò un taxi e si fermò, spegnendo i fari. Il supermercato, disse Sabine, aveva persine una lunga rastrelliera per biciclette con sopra una pubblicità. Dovevo indovinare quale. Ma subito sbottò: “Prince Denmark, la mia marca”.
“Una settimana fa non ti saresti azzardata,” dissi. “Già! Speriamo che adesso costruiscano altre piste ciclabili,” rispose Sabine e fece seguire alcune parole in francese che io non capii. Risi. Doveva farmi gli auguri per domani, dissi, perché riuscissi a liberarmi di quella robaccia.
“Non parlare sempre di robaccia, Martin. È così importante!” esclamò. “L’intera storia dell’arte non serve a niente, se tutti i begli edifici si sbriciolano. E con lo schifo che c’è nell’aria, Martin, si sbriciola proprio tutto ! ” Arrivò un altro taxi, e stavolta glielo dissi.
“Riattacca subito!”
“Aspetta,” risposi, sussultai e mi girai di lato. Le borse c’erano ancora. “Ti amo,” dissi e aggiunsi che non lo dicevo perché ero lì solo e senza macchina. “Che carino.” rispose Sabine. Prima pensai che avremmo interrotto a 1,17, ma questo poi divenne uno 0,98 e poi uno 0,79, e dopo il suo “ciao” precipitò a 60 pfennig e io gridai “amore”, ma lei aveva già riattaccato. Lo feci anch’io e presi la scheda. Adesso i taxi erano tre.
Anonymous
Non ho ancora trovato il tempo di leggermi i racconti di Schulze (chi era costui?), ma la tua analisi mi incuriosisce parecchio (soprattutto le considerazioni stilistiche).
Appena mi sbarazzerò del Checov arretrato passerò a questo… 🙂
L'Anonima Maiuscola
gelostellato
ah, ma questo si legge in un attimo
Checov no, in effetti
però… il monaco nero-..
bello!
😀
Anonymous
Ricordo bene la tua recensione positiva a proposito de "Il monaco nero"; tuttavia, dopo aver letto il racconto (si tratta del mio battesimo con Checov),fatico a comprendere il tuo entusiasmo.
Non nego i pregi qualitativi della scrittura (davvero buona), ma non sono riuscita ad appassionarmi alle vicende di questo docente che soffre di allucinazioni e muore di emottisi (ho imparato una parola nuova). L'aspetto che mi convince meno è proprio quello legato alla reazione del protagonista quando comincia a vedere il monaco e ad interagire con lui: a mio parere manca di credibilità, ecco. Inoltre, ho trovato la seconda parte del racconto poco avvicente rispetto alla precedente.
Vedrò se gli altri due brani mi convinceranno di più…
Ciao 🙂
L'Anonima Maiuscola
gelostellato
oh, beh, gli altri due a me piaceveano di meno, quindi a te piaceranno di più.
comunque il discorso credibilità proprio non mi ha infastidito, nel senso che fin dall'inizio mi sono ritrovato a pensare a una racconto metaforico, che di credibile aveva ben poco, visto che poi era una prima persona del pazzo, quindi, insomma, figuriamoci. beh, mi dirai degli altri.
A me, pensare al monaco continua a entusiasmare, ogni tanto mi sembra quasi di vederlo! 🙂
Anonymous
Primo: hai torto! 😛
Anch'io preferisco "Il monaco nero" rispetto agli altri due racconti. Ho trovato "Dell'amore" stucchevole e "La fidanzata" ripetitivo.
Tornando al monaco, dissento dal giudizio cha hai espresso circa il difetto di credibilità del racconto in quanto narrazione di un malato di mente. Il punto non è se si possa prestare fede ad uno schizofrenico, quanto piuttosto se questo schizofrenico sia credibile come tale. Qui abbiamo un docente, un intellettuale che medita su tutto, uno che si interroga per mestiere e che, quando comincia a soffrire di allucinazioni, anzichè piombare in un vortice di tormenti, accetta tutto con una passività disarmante, una assenza di problematicità che lo rende poco credibile e non coerente con se stesso. Spero di essere riuscita a spiegarmi decentemente…
Non so se leggerò altro di Checov: nel mio caso non credo sia scattata la scintilla.
Ciao 🙂
L'Anonima Maiuscola
Anonymous
Mi sono appena resa conto di avere sempre piazzato la "h" di Cechov al posto sbagliato.
Sono errori che mi amareggiano…
L'Anonima Maiuscola
gelostellato
è vero, questa cosa della h sbagliata rende poco credibile tutto quanto hai detto, in quanto riferito a un altro autore, non a quello che intendevo io, che l'h la leggevo altro, quindi anche io ho ragione! 🙂
Anonymous
Il pareggio è sempre un buon risultato.
L'Anonima Maiuscola