“Fiabe” di Jacob e Wilhelm Grimm***

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“Fiabe” di Jacob e Wilhelm Grimm***

Da un sacco non aggiorno questo povero blog, da un sacco non termino un libro, e a dirla tutta nemmeno questo, ho terminato e mi mancano 2-3 delle ultime leggendine..
Sono 652 pagine, è vero, e l’ho iniziato oramai 4 anni fa, forse di più, in un’altra vita più bella e più serena, con meno cattivi dentro.
Ora penso che questo potrebbe essere l’ultimo post, perché ora come ora, e mi succede di rado, sto scrivendo queste righe più per togliermi dalle palle il libro e riporlo, che per condividerne cose belle o meno.
Pure windows X appena messo mi sta sul cazzo, oggi, ché non mi ci funziona la tastiera friulana e boh, niente, normale, ma fastidioso.
Comunque facciamo breve, come brevi sono le favole di.
Sono 200, le favole. Tonde tonde. Più dieci leggende per bambini.
Alcune brevissime, da poche righe, altre di 2-3 pagine, poche da 4-5.
Non è una lettura agevole, se compiuto con continuità. E’ un’opera più di saggistica, che di letteratura, perché il dichiarato intento dei Grimm – e siamo nella prima metà dei XIX – è quello di mettere insieme sistematicamente le narrazioni del folklore, con linguaggio semplice e immediato, a volte quasi in modo irritante, e soprattutto per la mancanza totale di credibilità e meccanismi di causa effetto tipici delle fiabe. 
Ecco, questa è una cosa buona.
Perché siamo ossessionati, merito soprattutto dei film e del nostro voler sempre criticare a tutti i costi, dalla mancanza di verosimiglianza e di realismo. Nelle fiabe, invece, è la regola, e leggersene duecento, tra cui le più famose e celebri, saccheggiate dalla disney e da chiunque, fa un sacco bene, a livello didattico, per uno che scrive storie.
E soprattutto se son storie per bambini e ragazzi, dove questa mancanza di senso, e di connessioni, è parte della chiave di successo di una storia.
E poi c’è quell’essere imbevuti di un certo tipo bigotto di religione che sfocia nella crudeltà che a modo suo è spiazzante. Vi faccio un esempio e vi copincollo qui sotto una delle ultime, che ho letto stamattina mentre cagavo. E’ una di quelle leggende per bambini… molto istruttiva, devo dire.

Il cibo di DioC’era una volta due sorelle: l’una non aveva figli ed era ricca; l’altra aveva cinque figli, era vedova e così povera, che non avevi più pane per sfamare sé e i suoi bambini. In quelle strette, andò di sua sorella e le disse: – Io e i miei bambini siamo affamati da morire! Tu sei ricca, dammi un boccon di pane! — Ma quella riccona aveva il cuore di pietra e disse: – Neanch’io ho niente in casa – E scacciò la povera con male parole. Dopo un po’ tornò a casa il marito della sorella ricca e voleva tagliarsi un pezzo di pane; ma, appena vi affondò il coltello, ne uscì sangue vermiglio. A quella vista, la donna inorridì e raccontò quel che era successo. Egli si affrettò dalla vedova per darle aiuto, ma entrando nella stanza la trovò che pregava: aveva in braccio i due bambini più piccoli; i tre più grani giacevano a terra morti. Egli le offrì del cibo, ma ella rispose: – E cibo terreno non lo desideriamo più: Dio ne ha già saziati tre, esaudirà anche le nostre preghiere —. Aveva appena pronunciato queste parole, che i due piccini resero l’ultimo respiro, e subito dopo: si spezzò anche il suo cuore ed ella cadde morta.

Che allegria, eh?

Comunque questa accezione del divino era soprattutto in queste leggendine e in quelle della seconda parte dove Dio, la madonna, san pietro e altri santi. Nel resto c’è più morale e lieto fine, perché vi sono alcune regole che dominano quasi sempre. Mi riferisco al “chi la fa l’aspetti” e al “il buono alla fine viene premiato” che bene o male sono due dei maggiori pilastri di tutte le fiabe.
Ma di che fiabe stiamo parlando?
Ecco, qui c’è il secondo dei motivi per cui leggersi gli originali dei Grimm, che è il motivo per me di fondo, fatto per cui ho voluto essere possessore del libro.
Vi faccio vedere subito cosa intendo… prendiamone una famoserrima:
 La mattina dopo andò dal padre di Cenerentola e disse: — Sarà mia sposa soltanto colei che potrà calzare questa scarpa d’oro -. Allora le due sorelle si rallegrarono, perché avevano un bel piedino. La maggiore andò con la scarpa in camera sua e volle provarla davanti a sua madre. Ma il dito grosso non entrava e la scarpa era troppo piccolina; allora la madre le porse un coltello e disse: — Tagliati il dito; quando sei regina, non hai più bisogno di andare a piedi —. La fanciulla si mozzò il dito, serrò il piede nella scarpa, contenne il dolore e andò dal principe. Egli la mise sul cavallo come sua sposa e partì con lei. Ma dovevano passare davanti alla tomba; due colombelle, posate sul cespuglio di nocciolo, gridarono:
– Volgiti, volgiti, guarda:
c’è sangue nella scarpa.
Strettina è la scarpetta.
La vera sposa è ancor nella casetta.
Allora egli le guardò il piede e ne vide sgorgare il sangue. Voltò il cavallo, riportò a casa la falsa fidanzata, e disse che non era quella vera e che l’altra sorella provasse a infilare la scarpa. Essa andò nella sua camera e riuscì facilmente a infilare le dita, ma il calcagno e-ra troppo grosso. Allora la madre le porse un coltello e disse: — Tagliati un pezzo di calcagno; quando sei regina, non hai bisogno di andare a piedi -. La fanciulla si tagliò un pezzo di calcagno, serrò il piede nella scarpa, contenne il dolore e andò dal principe. E questi la mise sul cavallo come sposa e andò via con lei. Quando passarono accanto al nocciolo, le due colombelle gridarono:
– Volgiti, volgiti, guarda:
c’è sangue nella scarpa.
Strettina è la scarpetta.
La vera sposa è ancor nella casetta.
Egli le guardò il piede e vide il sangue che sgorgava dalla scarpa, sprizzando purpureo sulle calze bianche. Allora voltò il cavallo e riportò a casa la falsa fidanzata.

Horror, vero? Ma il finale è ancora meglio, con protagoniste sempre le due pacifiche colombe! Eccolo qua!

Quando stavano per esser celebrate le nozze, arrivarono le sorellastre, che volevano ingraziarsi Cenerentola e partecipare alla sua fortuna. E mentre gli sposi andavano in chiesa, la maggiore era a destra, la minore a sinistra di Cenerentola; e le colombe cavarono un occhio a ciascuna. Poi, all’uscita, la maggiore era a sinistra, la minore a destra; e le colombe cavarono a ciascuna l’altro occhio. Così furono punite con la cecità di tutta la vita, perché erano state false e malvage.

E ne trovate altre, di piccole verità, nelle fiabe celebri dei grimm. Quali sono? Già perché magari uno non ha presente… vediamo, un piccolo elenco: Il principe ranocchio, Raperonzolo, cappuccetto rosso, i musicanti di Brema, Pollicino, Rosaspina, Biancaneve, Tremotino, L’oca d’oro, La volpe e la comare, Pelle d’orso… insomma, queste le celeberrime, ma c’è dentro di tutto. 
Diciamo pure che ogni meccanismo fiabesco qui, prima o poi, lo trovate.
Potrei dire, non per critica ma per onestà, che leggerlo tutto non serve davvero, nel senso che moltissime fiabe sono in fotocopia, mescolando brandelli standard, e che quindi la lettura integrale non è fondamentale per la comprensione dell’opera dei due simpaticoni.
Io direi che è tutto… o meglio, mi piacerebbe mettervi qualche altro pezzo figo, reale, dalla versione originale di quelli che ho scritto su, ma non ho coioni nè di battere, né di scannare, e allora la chiudo qua. Sappiate che leggere le versioni dei Grimm vi può fare sentire fighi, e vi riempirete gli occhi di crudeltà e cadaveri, visto che insomma… con le matrigne, le streghe e i perfidi di cuore non vanno mica tanto per il sottile…
E restando in tema di leggende, vi saluto con una foto del ponte del diavolo, panoramica, e della leggenda nulla dico, ché tanto di ponti diabolici fin troppi ce n’è già.

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