"Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino****

"Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino****

Nel mio viaggio di lettura di libri degni, quelli di queste edizioni, che ho qua e là o che conservo ma non leggo, non potevo non dedicarmi tra i primissimi a questo Calvino che tutti voi, all’epoca del mio elenco di libri sullo scaffale, voi amici di blog mi indicaste come meritevole di.
E in effetti, lo è.
Ho pensavo, già dopo poche pagine e dopo il primo dei dieci incipit, che Calvino, a parere mio, è quello che mi regala, ogni volta, il “miglior italiano”. Intendo la lingua nostra espressa alla sua potenza massima, con un lessico quasi non perfettibile e una forma varia e variegata, leggera e complessa allo stesso tempo. Insomma… Calvino, questo Calvino, ma anche il Calvino delle lezioni americane e di altri lavori, è qualcosa che va letto per poter avere un metro di giudizio sulle nostre vacue parole “scrive bene”.
Forse a volte le diciamo a caso, o almeno io, credo di averle regalate, a volte, e leggere libri come questo ti ricorda che vanno dette con più cautela.
Perché qui sì, qui le puoi dire, queste due parole. Scrive bene, Italo, nei suoi dieci incipit e nella cornice che narra del Lettore e della Lettrice e delle loro peripezie per leggere proprio il libro che abbiamo in mano. Questo “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, che è un omaggio alla lettura e ai lettori e io ho deciso, perché se voi siete capitati su questo blog, probabilmente, è perché siete lettori, ebbene, ho deciso di regalarvi un bel pezzone del primo capitolo del libro. Un pezzone che fa riflettere, anche, su come sia difficile pensare la lettura in questo modo, aderente a quella cartacea, ma assolutamente da ripensare per quella digitale. Eppure… siamo sul pezzo, perché davvero qua si riesce a distinguere tra contenuto e supporto, e questo, è davvero un libro di contenuti.
Perché i dieci incipit di cui tratta, di autori ipotetici, di stili diversi, di contenuti diversi, seppur calviniani, ecco, questi dieci incipit sono qualcosa che voi conserverete.
Infatti ho già deciso che questo libro, che inizialmente era della mia biblioteca scolastica, me lo terrò io. Questo libro sta bene qui sui miei scaffali, perché forse, chissà, magari mi viene voglia di leggere qualcosa, qualche pezzo, e quindi sta bene averlo a portata di mano.
Non è perfetto, eh. A tratti, la cornice, la storia tirata per i capelli del nostro Lettore senza nome, che siamo noi, noi nella nostra smania di continuare a leggere e nel nostro voler girare pagina su pagina per arrivare al successivo incipit, capendo quale faccia maggiormente per noi, ecco, questa storia a tratti potrebbe anche essere indigesta, per quanto pregevolmente gestita.
Ma sentite… qua inutile chiacchierare, vi lascio il regalo che vi voglio lasciare…
Eccolo:

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto comin­ciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomito­lato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Una volta si leggeva in piedi, di fronte a un leggio. Si era abitua­ti a stare fermi in piedi. Ci si riposava così quando si era stanchi d’andare a cavallo. A cavallo nessuno ha mai pensato di leggere; eppure ora l’idea di leggere stando in arcioni, il libro posato sulla criniera del cavallo, magari appeso alle orecchie del cavallo con un finimento speciale, ti sembra attraente. Coi piedi nelle staffe si dovrebbe stare molto comodi per leggere; tenere i piedi solle­vati è la prima condizione per godere della lettura.Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orec­chioni della poltrona, sul tavolino da té, sulla scrivania, sul pianoforte, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tene­re i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra.Regola la luce in modo che non ti stanchi la vista. Fallo ades­so, perché appena sarai sprofondato nella lettura non ci sarà più verso di smuoverti. Fa’ in modo che la pagina non resti in ombra, un addensarsi di lettere nere su sfondo grigio, uniformi come un branco di topi; ma sta attento che non le batta addosso una luce troppo forte e non si rifletta sul bianco crudele della carta rosic­chiando le ombre dei caratteri come in un mezzogiorno del Sud. Cerca di prevedere ora tutto ciò che può evitarti d’interrompere la lettura. Le sigarette a portata di mano, se fumi, il portacenere. Che c’è ancora? Devi far pipì? Bene, saprai tu.Non che t’aspetti qualcosa di particolare da questo libro in particolare. Sei uno che per principio non s’aspetta più niente da niente. Ci sono tanti, più giovani di te o meno giovani, che vivo­no in attesa d’esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti, da quello che il domani tiene in serbo. Tu no. Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio. Questa è la conclusione a cui sei arrivato, nella vita per­sonale come nelle questioni generali e addirittura mond
iali. E coi libri? Ecco, proprio perché lo hai escluso in ogni altro campo, credi che sia giusto concederti ancora questo piacere giovanile dell’aspettativa in un settore ben circoscritto come quello dei libri, dove può andarti male o andarti bene, ma il rischio della delusione non è grave.
Dunque, hai visto su un giornale che è uscito Se una notte d’inverno un viaggiatore, nuovo libro di Italo Calvino, che non ne pubblicava da vari anni. Sei passato in libreria e hai comprato il volume. Hai fatto bene.Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento dei Libri Che Non Hai Letto che ti guardavano accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d’intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s’estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D’Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D’Essere Stato Scritto. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili,, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque È Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi assalti, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resi­stenzai Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere,
i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli,
i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Que­sto Momento,
i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza,
i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest’Estate,
i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale,
i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile. 

Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D’Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.Ti liberi con rapidi zig zag e penetri d’un balzo nella cittadel­la delle Novità Il Cui Autore O Argomento Ti Attrae. Anche all’interno di questa roccaforte puoi praticare delle brecce tra le schiere dei difensori dividendole in Novità D’Autori O Argomenti Non Nuovi (per te o in assoluto) e Novità D’Autori O Argomenti Completamente Sconosciuti (almeno a te) e definire l’attrattiva che esse esercitano su di te in base ai tuoi deside­ri e bisogni di nuovo e di non nuovo (del nuovo che cerchi nel non nuovo e del non nuovo che cerchi nel nuovo).Tutto questo per dire che, percorsi rapidamente con lo sguar­do i titoli dei volumi esposti nella libreria, hai diretto i tuoi passi verso una pila di Se una notte d’inverno un viaggiatore freschi di stampa, ne hai afferrato una copia e l’hai portata alla cassa per­ché venisse stabilito il tuo diritto di proprietà su di essa.Hai gettato ancora un’occhiata smarrita ai libri intorno (o meglio: erano i libri che ti guardavano con l’aria smarrita dei cani che dalle gabbie del canile municipale vedono un loro ex compagno allontanarsi al guinzaglio del padrone venuto a riscattar­lo), e sei uscito.E uno speciale piacere che ti da il libro appena pubblicato, non è solo un libro che porti con te ma la sua novità, che potreb­be essere anche solo quella dell’oggetto uscito ora dalla fabbrica, la bellezza dell’asino di cui anche i libri s’adornano, che dura fin­ché la copertina non comincia a ingiallire, un velo di smog a depositarsi sul taglio, il dorso a sdrucirsi agli angoli, nel rapido autunno delle biblioteche. No, tu speri sempre d’imbatterti nella novità vera, che essendo stata novità una volta continui a esserlo per sempre. Avendo letto il libro appena uscito, ti approprierai di questa novità dal primo istante, senza dover poi inseguirla, rin­correrla. Sarà questa la volta buona? Non si sa mai. Vediamo come comincia.Forse è già in libreria che hai cominciato a sfogliare il libro. O non hai potuto perché era avviluppato nel suo bozzolo di cellophane? Ora sei in autobus, in piedi, tra la gente, appeso per un braccio a una maniglia, e cominci a svolgere il pacchetto con la mano libera, con gesti un po’ da scimmia, una scimmia che vuole sbucciare una banana e nello stesso tempo tenersi aggrappata al ramo. Guarda che stai dando gomitate ai vicini; chiedi scusa, almeno.O forse il libraio non ha impacchettato il volume; te l’ha dato in un sacchetto. Questo semplifica le cose. Sei al volante della tua macchina, fermo a un semaforo, tiri fuori il libro dal sacchetto, strappi l’involucro trasparente, ti metti a leggere le prime righe. Ti piove addosso una tempesta di strombettii; c’è il verde; stai ostruendo il traffico.
Sei al tuo tavolo di lavoro, tieni il libro posato come per caso ira le carte d’ufficio, a un certo momento sposti un dossier e ti trovi il libro sotto gli occhi, lo apri con aria distratta, appoggi i gomiti sul tavolo, appoggi le tempie alle mani piegate a pugno, sembra che tu sia concentrato nell’esame d’una pratica e invece stai esplorando le prime pagine del romanzo. A poco a poco adagi
la schiena contro la spalliera, sollevi il libro all’altezza del naso, inclini la sedia in equilibrio sulle gambe posteriori, apri un cassetto laterale della scrivania per posarci i piedi, la posizione dei piedi durante la lettura
è della massima importanza, allunghi le gambe sul piano del tavolo, sopra le pratiche inevase.Ma non ti sembra una mancanza di rispetto? Di rispetto, s’in­cende, non verso il tuo lavoro (nessuno pretende di giudicare il tuo rendimento professionale; ammettiamo che le tue mansioni siano regolarmente inserite nel sistema delle attività improdutti­ve che occupa tanta parte dell’economia nazionale e mondiale), ma verso il libro. Peggio ancora se invece tu appartieni — per forza o per amore — al numero di quelli per i quali lavorare vuoi dire lavorare sul serio, compiere — intenzionalmente o senza farlo apposta — qualcosa di necessario o almeno di non inutile per gli altri oltre che per sé: allora il libro che ti sei portato die­tro sul luogo di lavoro come una specie d’amuleto o talismano t’espone a tentazioni intermittenti, pochi secondi per volta sot­tratti all’oggetto principale della tua attenzione, sia esso un perfo­ratore di schede elettroniche, i fornelli d’una cucina, le leve di comando d’un bulldozer, un paziente steso con le budella all’ariasul tavolo operatorio.Insomma, è preferibile tu tenga a freno l’impazienza e aspet­ti ad aprire il libro quando sei a casa. Ora sì. Sei nella tua stanza, tranquillo, apri il libro alla prima pagina, no, all’ultima, per prima cosa vuoi vedere quant’è lungo. Non è troppo lungo, per fortuna. I romanzi lunghi scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s’allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono. La conti­nuità del tempo possiamo ritrovarla solo nei romanzi di quell’e­poca in cui il tempo non appariva più come fermo e non ancora come esploso, un’epoca che è durata su per giù cent anni, e poi basta.
Rigiri il libro tra le mani, scorri le frasi del retrocopertina, del risvolto, frasi generiche, che non dicono molto. Meglio così, non c’è un discorso che pretenda di sovrapporsi indiscretamente al discorso che il libro dovrà comunicare lui direttamente, a ciò che dovrai tu spremere dal libro, poco o tanto che sia. Certo, anche questo girare intorno al libro, leggerci intorno prima di leggerci dentro, fa parte del piacere del libro nuovo, ma come tutti i pia­ceri preliminari ha una sua durata ottimale se si vuole che serva a spingere verso il piacere più consistente della consumazione dell’atto, cioè della lettura del libro.Ecco dunque ora sei pronto ad attaccare le prime righe della prima pagina. Ti prepari a riconoscere l’inconfondibile accento dell’autore. No. Non lo riconosci affatto. Ma, a pensarci bene, chi ha mai detto che questo autore ha un accento inconfondibi­le? Anzi, si sa che è un autore che cambia molto da libro a libro. E proprio in questi cambiamenti si riconosce che è lui. Qui però sembra che non c’entri proprio niente con tutto il resto che ha scritto, almeno a quanto tu ricordi. È una delusione? Vediamo. Magari in principio provi un po’ di disorientamento, come quando ti si presenta una persona che dal nome tu identificavi con una certa faccia, e cerchi di far collimare i lineamenti che vedi con quelli che ricordi, e non va. Ma poi prosegui e t’accor­gi che il libro si fa leggere comunque, indipendentemente da quel che t’aspettavi dall’autore, è il libro in sé che t’incuriosisce, anzi a pensarci bene preferisci che sia così, trovarti di fronte a qualcosa che ancora non sai bene cos’è.

Lo so, lo so… è tanta roba, lo so. Ma suvvia… se vi piace lo leggete, se non vi piace non lo leggete e passate avanti, cioè qui dove siete adesso. Questa è comunque la cornice, l’intro, che poi conterrà dieci inizi di romanzi. Dieci inizi avvincenti, diversi, molto belli… e che si interrompono. E lo sapete già che accadrà. 
I motivi, nella finzione del libri, sono tra i più disparati, Dagli errori di stampa, che ti spiegano la cosa dei sedicesimi, ad associazioni segrete di falsari, ad autori in crisi, a un traduttore, una sorta di eroe e villain al tempo stesso, Ermes Marana, che falsifica tutto e in modi incredibili. E Ludmilla? La lettrice, dove la mettiamo? Per non parlare della sorella, che in questa cornice si muove con vigore e grezza violenza. Insomma.., è davvero un libro complesso, nella sua struttura e nelle innumerevoli idee. Vediamo qualcosa, così.
Per dirne una, Calvino vuole indagare. Indagare le vie e le profondità della scrittura. Scrive un incipit di romanzo psicologico, di un noir, di un romanzo orientalspiritualeggiante, di un western… insomma… ce n’è per tutti i gusti. Avrete i vostri preferiti, ve lo dico subito, ma saranno più di metà, e tra questi vostri preferiti, voi, non saprete scegliere.
Per esempio, adesso che vi scrivo, senza andare a riprendere in mano il libro, ecco, mi sovviene con enorme gaudio l’incipit western, un vero avvincente viaggio che un giovanotto intraprende alla morte del padre verso il paese di indios dove è sua madre, che non conosce e che non scopre… si arriva – in una crescita di intricate bugie, a una sfida all’arma bianca attorno a una tomba che non dovrebbe essere vuota… (mi ha ricordato tantissimo Vargas Llosa, questo, per dire)
Oppure, adorabile, per me, il pezzo dedicato ai labirinti, agli specchi, ai caleidoscopi, dove un finanziere duplica sè stesso e tutto ciò che ha intorno per sfuggire ai nemici, e finisce per non esistere, per perdersi nella sua ragnatela. Borgesiano assai, e mooolto bello.
E per non parlare del tizio che corre sfuggendo al trillo del telefono. (thriller psicologico)
E dei due che devono sbarazzarsi di un cadavere e non ci riescono (noir rocambolesco)
e il primo? quello che dà il titolo al romanzo, con una misteriosa valigia e un uomo che manca lo scambio a causa di un treno in ritardo. Quell’osservare la piccola stazione, le persone, la loro intimità… meraviglioso.
E poi? E poi c’è una gestione delle persone che potrebbe spaesare, è vero, e a tratti, il passaggio dalla seconda persona alla terza o alla prima (c’è anche un bel pezzo di romanzo epistolare eh, mica ci facciamo mancare niente qua) mostra qualche crepa nella discreta soglia di attenzione richiesta al lettore. Per questo vi dico che è un libro che potete anche leggere con calma, centellinando, magari, o comunque non forzando la lettura. Non è il libro avvincente che si legge in due giorni, è qualcosa da assaporare.
Che poi, guardate, proprio poco fa ho rivissuto un pezzo di questo libro.
Ero nella mia vecchia casa, avevo fatto una corsa per smaltire la pasta (uova sode, noci, prezzemolo, panna, pecorino… provate e vedrete che buona) e invece di andare a casa per la
doccia mi sono messo a leggere “Il vecchio e il mare” ché io non ho mai letto.
Ebbene… ho scoperto la mia posizione del lettore. La migliore, intendo. Ho un divano con braccioli più bassi, dove appoggiar la testa, Alle spalle la porta, dove entrava la luce, i piedi sollevati e cuscino dietro la schiena. Tagliere sulla sedia per appoggiare il tè caldo e ascoltavo gli Smashing (ah, è uscito il nuovo e mi piace) ed ecco, era una posizione perfetta, per leggere. Di solito non la trovo mai.
Ma adesso basta… vi vorrei regalare altre cose, ma penso che siano sufficienti queste. Il vecchio e il mare, tra l’altro, l’ho finito. E adesso credo che leggerò Sciascia, che non ho mai letto. Ne ho tre, ma direi che parto dalla celebre civetta… per fortuna sono corti….
Come dite? Volete altri regali? E che diamine… è uscito il nuovo Foo Fighters, ma questo ve l’ho già detto, e mi piace questa canzone degli Alt-J, magari piace pure a voi. Poi?
Poi niente, vado a cena, va. E vedo se leggere Sciascia o altro… 
Vi saluto con qualche foto di nebbia, che mi è venuta bene.

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