Maestri del colore, 11: Bruegel

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Maestri del colore, 11: Bruegel

Lo so… sono rimasto indietro, ma alla fine, questa cosa dei maestri del colore, non è proprio la cosa che fai per rilassarti, anche se si scoprono un saaaacco di cose.
E io è da due mesi, mi sa, che ho sul tavolo questo numero 11, che porterà a cominciare la nuova pagina e un nuovo raccontino… e adesso che non ho iniziato le ferie ma sono già finite, vediamo di liquidarlo… anzi no, datemi cinque minuti che ho un compito di estimo da preparare, prima.
Fatto
ci ho messo pure troppo. Che triste vita…
Vabbè. Pieter Bruegel.

Era detto “il vecchio” o “dei contadini” e stiamo parlando  di XVI secolo. E’ infatti un classe non si sa e di lui non si sa praticamente un cazzo. Okay, morto nel 1568, e vissuto in epoche di guerre e guerrette, là in Olanda. Sarebbe nato in un villaggio presso Breda, dal nome del quale si è preso il cognome, ma forse questa è una cazzata, visto che il padre pare si chiamasse così, più o meno, comunque, nel 1525.
Certo è che conobbe per vie traverse il manierismo italiano (vide le lastre per le incisioni delle opere di Raffaello e Michelangelo) e nel 1552 partì per Francia e Italia (e sappiamo che nel ’52 disegna Reggio Calabria, per dire, e vuol dire che ha visto la città data in fiamme dai turchi)
Ha disegnato, in ogni caso, un sacco di paesaggi delle alpi italiane, ma è stato solo in pochi casi che si è capito dove si trovavano… diciamo pure che fedelmente se li inventava.

Fra il 1556 eil 1558 è comunque di nuovo in patria e disegna allegorie… roba dai titoli fighi e io comincio a mettervi un po’ di quadri:

I pesci grossi mangiano i piccoli
L’asino a scuola

La tentazione di Sant’Antonio
Giustizia

Insomma… avete capito che il nostro Pieter mangiava pesante, e faceva dei bei sogni.
Per altro, mi si dice che era molto in contatto con il mondo letterario e delle materie umanistiche, e gli era caro il tema del paesaggio, cosa che si vede nella serie bellissima dei mesi che ora vado a cercarmi.
Non male, in effetti. Vi lascio la giornata buia e la mietitura.

E ora veniamo alla pittura di Bruegel, che è chiaramente influenzata da Hieronymus Bosch (crepato nel 1516), ma con una differenza sostanziale: “ciò che in Bosch era sconvolta espressione dei turbamenti spirituali … in P.B. diventa un orrore concretizzato e in un certo senso chiarificato, e con ciò mezzo efficace di raffigurazione pittorica.” 
Come dite? non avete capito un cazzo? Nemmeno io, molto, ma guardiamo la caduta degli angeli ribelli, che ripropone un tema boschiano in altra salsa:

Impressionante eh? c’è pure un fugu con le ali! 😀
Al di là di questo, è un quadro che è suono puro. Clangori e trombe, rumore di battaglia, i demoni trasformati in creature infernali che hanno oramai perduto e siamo della fase in cui vengono semplicemente finiti. Bello dai… niente da dire. Da guardare centimetro per centimetro.
Poi a me piace la lotta tra Carnevale e Quaresima, che è tutta un programma e tanto ispira anche oggi. Eccovela:

E infine, un altro quadro in cui mi si dice di notare come le prospettiva e le posture rendano l’immagine non solo stipata di corpi, ma quasi con effetto grandangolo da fotografia, è l’Adorazione dei magi, che vi lascio.

E venendo a cose più del terrore, come non andarmi a cercare Il Trionfo della morte:

solo nel primo piano del quadro si trova ancora qualcuno in vita, ma per il resto la morte ha vinto. Ed è un’allegoria di una guerra apocalittica. 
E angosciante, anche, forse di più, è la pazza greta, che vi lascio e che insomma… dà molto l’idea di follia.
Chiudo, dopo aver letto a spizzichi e bocconi le numerose righe dedicate ai mesi, con quello che viene definito il capolavoro, per turbamento e impatto. E in effetti, è curioso che wiki non lo caghi manco per un cazz ma è effettivamente un quadro notevole.
I ciechi. Del 1568, quindi poco prima della morte del pittore, e sono sei ciechi che si tengono legati con mani e bastoni e sono incappati in una fossa nella quale è caduto il loro capofila. Qualcuno segue, qualcuno dubita…  c’è un misto di ridicolo e di incubo: essi sono i viandanti con i loro abiti e strumenti musicali per suscitare pietà e sono mendicanti. C’erano mendicanti migliori, nel 1500, insomma.
La chiudo qui anche io. Mi è piaciuto. Solo che è così denso, questo artista, che mi sembra ci vogliano ore solo per capirne e osservare un solo quadro. In ogni caso vi lascio un po’ d’altri che mi hanno colpito e poi, ovviamente, devo sceglierne uno per il raccontino….

Trovato, questo

Due scimmie
Margherita e Rolando sedevano sul davanzale della stanza più alta della torre, incatenati. 
Da un angolo, il fetore delle loro feci aveva ormai saturato l’aria. Erano deboli per i giorni senza cibo e se non erano morti di sete era solo per l’umidità che trasudava dai muri, leccata avidamente. La parete, di grandi blocchi di granito, era sconnessa e piena di appigli: era stato facile per Rolando arrampicarsi e infilarsi in quel pertugio. E sarebbe stato altrettanto facile scendere, senza quella imprevista zavorra. 
Margherita aveva urlato fino a che la voce s’era fatta sterile squittio, ma Saverio, dopo averli bastonati, li aveva rinchiusi ugualmente e pareva essersi dimenticato di loro. “Così vi passerà la voglia di copulare come vogliose scimmie senza pudore!”, aveva sentenziato suo marito.

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