“Prima che il buio circondasse ogni cosa” di Davide Enia****
Venti minuti.
Anzi una paginetta intera:
Mio padre è nato nel 1943 in una Palermo sventrata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
È figlio unico, come me. Mia madre un giorno mi confidò: «Sai, io e tuo padre avremmo voluto avere altri bambini ma col nostro stipendio non abbiamo potuto permetterci questo lusso». Non avevo mai pensato a me stesso come a un lusso. Questa considerazione non mi dispiacque affatto.
Mio padre non va in Chiesa, non è impegnato politicamente ma una volta è stato arrestato in seguito a una manifestazione non autorizzata. Era il 1981 e la disoccupazione a Palermo era pari a oggi, la differenza stava nell’aria che si respirava: allora era intrisa di rabbia, oggi è satura di rassegnazione. Durante i tre giorni che passò in carcere, a scuola i miei compagni mi trattarono come una divinità: la foto di mio padre con tanto di nome e cognome era stata pubblicata a pagina 7 del «Giornale di Sicilia». Cose importanti, queste.
Mio padre è operaio specializzato in trivellazioni. Ha lavorato alla petrolchimica Arenella, poi ai Cantieri Navali.
Adesso è in pensione.
Il suo cantante preferito è Adriano Celentano. Ne possiede la discografia completa. Non l’ho mai sentito cantare.
Quando telefono a casa e risponde lui, questo è il nostro dialogo standard:
«Ou».
«Ciao papa, sono io, come stai?»
«Mh.»
Poi non dice più nulla. Mio padre parla pochissimo.
Lui le parole non le pronuncia. Le distilla.
Ecco, erano tra l’altro finiti i 20 minuti, perché a fare gli scan si perde più di 5 minuti, lo sapevate? Sapevatelo! Comunque, succede che io sono qui, non è più ieri, ma è stamattina presto, e sto ascoltando i Kula Shaker e devo decidere cosa fare di me e della mia giornata…
Dovrei togliere le erbacce dall’orto e spostare due vasi per il papi, ma anche andare a pulire casa vecchia, ma anche fare un paio di articoli, ma anche andare al lavoro a vedere com’è andata agli scientifici, ma anche essere già al mare a leggere e prendere il sole, ma anche… okay, vabbè, farò quasi tutto, suvvia, a cominciare dal finire questo post.
Per dirvi cosa… Sì, che ci sono altri due racconti.
Palermo, India; in cui Davidù sta chiacchierando con Antò e mentre gli racconta della rossa che non si fa più vedere e di come ha avuto il culo di gallinarla, paragona la sua città, gonfia di immondizia e ratti giganti, all’India e alle sue caste.
E poi l’ultimo, che dà il titolo al librettino, in cui c’è questo bel personaggio laterale, come Peppuccio, che vi piacerà…
Anzi, sapete che faccio? Spendo altri 5 minuti per uno scan e vi lascio l’incipit. Vi piaceranno, le minchiate di Peppuccio:
«Peppuccio spara minchiate, sempre.»
Esordii così non appena incontrai mio fratello Marco. Era stato puntuale, al solito. Non lo salutai, non chiesi come si sentisse in questo suo ultimo giorno, iniziai a raccontare di quando Peppuccio mi aveva svelato il suo ultimo acquisto: «Mi sono accattato una nave lunga tremila chilometri, Davidù, minchia tutto pirata sùgnu». E di quella volta che si era avventurato in aneddoti di incontri extraterrestri: «Gli ufo parlavano che ‘un si capiva niente, pareva calabrese». Peppuccio mi aveva travolto con una serie di minchiate proprio due giorni prima, nel cuore del fu mercato della Vuccirìa. Stavo andando da Altroquando a prendere giornale e fumetti, erano le sette e mezza del mattino e Peppuccio era appoggiato alla fontana, mentre il polpàro accanto a lui, con pazienza, raccoglieva in una pentola l’acqua per bollire il polpo da vendere agli avventori e per schizzare le pietre attorno alla bancarella.
Ah, chiudo dicendo che la copertina non mi piace, ma vabbè, ormai lo sapete che mi piace sì e no una ogni due… sono un cagacazzi, da questo punto di vista. 🙂
Se volete altre cose di Enia, di narrativa, c’è solo il libro da cui sono tratti due di questi tre, e il suo esordio, Così in terra, che se magari l’avete letto, ditemi com’è.
Domani mattina, se comprate il Sole, trovate il diavolo, di Tolstoj. Non questa grande originalità nella scelta, ma non l’ho mail letto, e quindi lo leggerò volentieri. Ah, sto anche preparando il post con la lista 1-50 dei numeri usciti fino a qui… si sta tanto, ma potrebbe essere utile a molti, e magari anche a me, così vedo se ho taggato tutti i post.
Buon sabato, amorini cari, siate una fata danzante nelle pieghe del sabato!
Anonymous
il romanzo di Enia, «Così in terra» è clamoroso, come posso trovare invece questi racconti? All'edicola non li hanno più
gelo stellato
grazie per la dritta
i tre racconti, due li trovi nel libro che ho linkato lassù
il terzo, invece, è scritto apposta per questa edizione di Racconti d'autore, e quindi lo trovi
a) o trovando un giornalaio che se lo è tenuto indietro, non si sa mai
b) o chiedendo gli arretrati, ma so che ci mettono tanto, c'è qualcosa in rete, mi pare, o anche comprando il sole di oggi, ci dovrebbe essere scritto, poi magari vedo
Fini Tocchi Alati
Appena finito di leggere questi racconti.
Il primo, è quello che più mi è piaciuto. Anche gli altri due non sono male, ma ho il timore che un suo romanzo intero (intendo con questo stile un po'… furbetto 🙂 ) non lo reggerei.