
"La donna della domenica" di C. Fruttero e F. Lucentini****
In questi giorni nel giro dei blogghi si fa un più o meno chiassoso parlare del caso Urania (con un sacco di fumo e vento che mi fatto decidere di non leggere più della questione, ma se voi volete trovate un po’ di discussioni qui, qui, qui e qui). Parlando degli attuali tagli della collana si tira fuori spesso i tagli assassini di Carlo Fruttero, che pare devono essere qualcosa di così peccaminoso e sadico da essere diventato leggendario.
Franco Lucentini invece l’ho conosciuto pochi mesi fa come egregio traduttore delle Finzioni di Borges.
Insieme, questi due autori, li ho sentiti nominare e li ho visti sbirciare dalle librerie, spessissimo.
E io non li avevo mai letti, ne avevo intenzione di farlo, a intuito.
Mi suscitavano, non so se per il fatto che lavoravano in due o per i nomi così… seri e adulti, una sorta di impressione di eccessiva pesantezza, di lettura impegnativa e seriosa, se no altro perché questo lavoro è proprio un “Classico Moderno”, come recita la collana.
Insomma, vi dico subito che non avevo quel fuoco di curiosità, quando ho cominciato a leggere “La donna della domenica“, del 1972. Non avevo nemmeno, credo, visto il film con Mastroianni.
Eppure dopo poche pagine, mi ha conquistato.
La scrittura, tanto per cominciare, e l’aria che si respira.
E Anna Carla, sì. Soprattutto Anna Carla.
Ho sempre trovato che i nomi siano importanti. Importantissimi. I nomi dovrebbero costruirsi la tana nel personaggio, nella carne viva, fino a non esserne più scindibili.
Beh, ecco, trovo che Anna Carla Dosio sia un caso emblematico. Spiega esattamente quel che si può intendere per perfezione di un nome. Aggiungeteci che il personaggio che ci disegnato intorno è ricchissimo di sfaccettature e delizioso, anche nei frangenti in cui dovrebbe essere irritante, beh… diciamo subito che non ve lo scordate più.
Ma lasciamo da parte la scuffia che mi son preso per Anna Carla, va.
Dicevo dell’aria che si respira. Torino, la torino bene, ma non solo quella, e soprattutto la Torino bene degli anni ’70. L’ambientazione, i dialoghi, l’italiano usato… beh, sono un fotografia nitidissima. Sei proprio lì, in giro per torino, con il Commissario Santamaria, a parlare con questi torinesi per scoprire chi sia, l’assassino dell’architetto Garrone, che era per altro il classico uomo che vive d’espedienti.
E in mezzo tutti questi personaggi che davanti hanno l’articolo, come il Carli o il Bauchiero, oppure quelli così veri da sembrare macchiette, come il vecchio avvocato, la zitella brontolona, il gay povero ma orgoglioso…
Insomma, è un buonissimo libro se si vuol imparare come fare a costruire personaggi credibili, originali e ben definiti.E simpatici, aggiungerei.
Ed è scorrevole, avvincente e ironico. Molto ironico. Fa ridere. Anzi, sorridere. Si sorride per pagine assistendo alle pantomime di questa congerie di personaggi danzate davanti agli interrogatori gentili del commissario Santamaria. Ma non è tanto l’ironia di un omicidio compiuto con un cazzo di pietra fabbricato in nero da un’impresa produttrice di lapidi come falso oggetto d’arte, a colpire. E’ piuttosto l’ironia delle situazioni, l’ipocrisia dei benestanti che osservano con occhio aspro i terroni e i neri che gli invadono la città, l’invidia per un potere di cui non si sa che fare. Cose così, insomma.
E poi, lasciando per ultima la carattistica principale, è un ottimo giallo.
Capostipite o quasi del giallo italico, mi pare si dica da quache parte. Boh, non so se sia così ma non è importante. Questo romanzo è un giallo didattico, che mostra e utilizza tutte le strutture utili alla costruzione della suspence e del mistero.
Ci sono molti personaggi che avrebbero potuto… sì
Ci sono personaggi che offrono indizi che paiono decisivi e invece… sì
Ci sono storie collaterali che distraggono il lettore da… sì
Ci sono personaggi che restano nascosti eppure… sì.
Si svela al lettore l’intero impianto d’indagine che… sì
Insomma, dài, un piacevole giallo, inprescindibile per chi ami i gialli, Torino o gli anni ’70 in generale.
A me è piaciuto assai. Mi ha lasciato proprio un bel ricordo.
Credo più avanti farò un pensierino all’avventura del commissario Santamaria in A che punto è la notte.
Ma più avanti… parecchio più avanti. Tante robe da leggere ancora. Oggi ho persino trovato due libri di sangue di Barker a 1 euro (Sudario e Monsters). Ce n’erano tante copie. Due li ho comprati per me, due per il fun cool, due + due su commissione. Però so che ce ne sono altri due (li ho nascosti dietro una colonna di roba schifa che nessuno li troverà mai). Se qualcuno li vuole, per caso me lo dichi.
Bene. Riponiamo questo libro.
Pensando a Anna Carla… 🙂
Ferruccio gianola
Letto qualche anno fa, edizione "Classici moderni" come quella che mostri. Mi era piaciuto, lo avevo trovato godibile ed era un periodo che leggevo solo americanate:-)
Nick
Fruttero e Lucentini,nonostante i loro demeriti in altri campi,sono tra i padri nobili del giallo italiano.
La DONNA DELLA DOMENICA è un gran romanzo,con personaggi fantastici;in più come sottolinei giustamente la vera protagonista è la Torino di quegli anni.
a questo punto non posso far altro che consigliarti la visione del film con Mastroianni e Trintignant,credo di poter dire con sicurezza che non ne sarai deluso.
gelostellato
@ Ferru. Sì, davvero godibile. è una buon termine riassuntivo, anche se forse lo sminuisce, perchè ha parecchio da dire a livello di cambiamento della società dei seventies.
@ Nick
Ma… forse magari quel film lho pure visto e non me lo ricordo, chissà. Sono quelle cose che magari ti è capitata in tv per caso e poi era bello.
Comunque mi era venuta abbastanza voglia di vederlo, se mi capita sottomano.
gigi
Letto tanti anni fa, appena uscito. Un ricordo godibilissimo che è soddisfatto dal tuo apprezzamento.
E' stato secondo me il primo vero giallo italiano e di ottima qualità.
Quello che mi infastidisce è che ormai tutti gli autori italiani, esordienti e non scrivano solo gialli che spesso sono delle grandissime delusioni.
Gloria
marco
Altro libro letto parecchi anni fa quando ero ggiovane…
Mi sembrava uno dei personaggi gay fosse un pochino macchiettistico, ma tutto sommato visto quello che passava il convento a quei tempi…
ma su tutto il resto hai ragione. Anche il film è parecchio godibile.
Non sono tanto d'accordo con Gloria, secondo me ci sono buoni gialli in mezzo al diluvio di proposte, e soprattutto non necessariamente il loro stile e approccio al giallo è l'unico possibile.
Comunque Gianni Farinetti ha scritto dei bei gialli "Torinesi" che ricordano molto Fruttero e Lucentini, nel gusto dei dialoghi, e nel tratteggiamento dei personaggi e degli strati sociali. Io ho letto L'Isola che Brucia, Un delitto fatto in casa e Ombre Nella Nebbia, e li raccomando senz'altro.