Due dischi belli, checché ne diciate

Due dischi belli, checché ne diciate

Oggi è stata una lunga giornata, domani anche, lo sarà, e quindi non vi parlo di un libro, anche se so che tutti volete una lunga chiacchierata sul libro di Melissa P per poterla leggere e farvi offrire una birra alla cena dicembrina degli scrittori idioti; dicevo, non vi parlo di un libro ma di due dischi, che tanto so che voi non li ascoltati, i dischi che piacciono a me, ma io me ne fotto.

So che siamo nel periodo in cui ci aspettiamo grandi cose dai Muse, o graditi ritorni dai Pearl Jam, (o addirittura dei redivivi Alice in Chains, di cui non ho sentito parlar male). Comunque io vi parlo brevemente di altri due dischi.

Uno è il disco degli Arctic Monkeys; Humbug. Gli arctic, all’inizio, non li cagavano molto. Non li cagavano a tal punto che il loro vidio con l’igloo si vedeva soltanto su quel canale fighissimo che faceva dei video fighissimi che poi è sparito. Darei il braccio di tutti i miei nemici per riaverlo quel canale, Yoox o qualcosa di simile, ora non ricordo. Comunque gli Artic sembravano un gruppo che se fosse stato un film sarebbe stato un B-movie. Poi però c’è stato un po’ di marketing di quello giusto, quella copertina per fumatori, quei due pezzi che parevano suonati da una band da festa per college americani e qualche intervista da rockers-cazzo-mi-frega-a-me-parlo-male-di-tutti che li ha lanciati. Il secondo disco era uno di quei dischi che ai più forse sembrava meno bello del primo e invece forse era il primo disco vero, in cui ti accorgevi che gli Arctic avevano qualcosa da dire. Beh, ecco, in questo disco, lo dicono.
Humbug è un bel disco, anche se forse non è il disco che vi aspettate. Crying Lightining è un pezzone, che non mi sono ancora stufato di ascoltare, “My propeller” il pezzo di apertura, è lì bello pronto a fare il singolo e non deluderà. “Potion Approaching” è un pezzo in cui prima vi sembra di sentire un riff dei Nirvana e poi vi sembra di sentire i QOTSA. E vi sembra di sentire i Qotsa anche nel pezzo dopo, che non mi ricordo come si intitola.
E poi ci sono i pezzi più… rilassati. Mi veniva da dire raffinati, ma non riesco a dirlo. Comunque, tagliamo corto. Humbug è un disco da ascoltare, se vi capita ascoltatelo, e magari più di una volta.

L’altro disco di cui mi va di chiacchierare è Horehound, dei dead Weather, il nuovo progetto di White (che poi lui qui suona la batteria, forse perché ha rinunciato alle nacchere e al sitar, vallo a sapere). Ve l’ho anticipato già, il singolo è così… aspro e carico, che mi piace. Tutto il disco è aspro, con suoni elettronici strizzati che però non invadono gli strumenti, e salvo che in Bone House (impossibile non pensare a Capossela) non sono mai troppi, o troppo. Certo, è un disco che vi piacerà se amate le derive di White, si chiamino esse sperimentalismi da White Stripes o dei Raconteurs.

Ok
tutto qua per oggi.
Ora potrei farvi degli embed di merda, ma sono pigro più di voi, e allora faccio così:

The dead weather – Are your friends
The dead weather – Treat me like your mother
Arctic Monkeys – crying lightning
ARctic Monkeys – Potion Approaching
Arctic Monkeys – Pretty Visitors

Comments

  • 20 Settembre 2009

    Io checche non ne dico, però gli Artik non mi sono mai piaciuti. Gli altri, invece, non li conosco, ma mi fido essendoci lo zampino d'oro del Signor White.

    I Muse, invece, li avrò a breve, talmente breve, che forse è già ora! 🙂

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