Cover, copioni, oche e canzoni
Avrei finito di leggere, pochi minuti fa, approfittando di un temporale violenterrimo che mi impediva d’accendere la macchina infernale, i quattro racconti di Updike, dei soliti racconti d’autore, ma ho voglia di parlarvi di un’altra cosa, di quelle che non vi piacciono a voi.
Di canzoni.
Ora, non è proprio vero che non vi piacciono, ma mi rendo conto che questo blog è un posto per scritture e letture, ma non mi verrete mica a dire che le canzoni non si scrivono e leggono?
E io, poco fa, un paio d’ore fa, mentre facevo la mia corsa intorno al cimitero udinese, ascoltavo il nuovo EP dei Placebo, dove c’è una cover.
E pensavo ai copioni, ai plagi, agli omaggi, alle ripetizioni, ai doppelgänger. E soprattutto alle cover.
E pensavo che ci sono tanti modi, di fare le cover.
E sono partito dai Placebo, non da quella cover nuova, di una canzone di un gruppo che non conosco, i Minxus, I know you want to stop, ma mi è venuta in mente la gloriosa cover di Kate Bush, Running up that hill.
Anzi, prima di parlare, dovreste ascoltare i due pezzi, vi va? Tanto, se non le conoscete, sono due bei pezzi (ma chi, non li conosce?!), e se invece li conoscete, sono di quelle canzoni che una volta in più fa sempre piacere.
A voi, a dopo.
Ecco…
Ora, pensavo, al di là del fatto che non ho mai amato tanto questa canzone della Bush, tanto e troppo eighties, quasi quanto Salerno e Fox (e non mi riferisco a una città e a una volpe che fa l’oroscopo), che questo è un primo tipo di fare la cover. Dominarla, farla propria, dare valore, migliorandola, anche al pezzo originario. Questa, se non esistesse l’originale, sarebbe una bella canzone da Placebo. E anzi, lo è. Ed è un bel modo di coverare. Qualcosa che non è omaggio e non è plagio, ma è… boh, interpretazione… un rendere propri i pregi altrui.
Mi viene in mente un altro capolavoro, in fatto di cover, che ha saputo rendere onore a un gruppo e a un brano che è meraviglioso, ma che pochi, prima della cover, avrebbero nemmeno ascoltato.
Parlo di Cash. Jhonny.
Cash che rifà Hurt dei Nine Inch Nails è già di per sè una cosa Ufo. Cioè… Hurt non sarò certo io a spiegarvi da dove viene, ma la dirompenza di The Downward Spiral è, per certi versi, un calcio in faccia alla melodia. O almeno così pensano alcuni. Rumore, mi sono sentito dire spesso.
Mavaffanculostronzo/a, pensavo dentro di me.
Però sapevo che è difficile spiegare a qualcuno una canzone come Hurt, quando Hurt era solo la Hurt all’interno del disco. Tutt’al più trovavi qualcuno che sarcasticamente ti diceva “Beh, per urtare, urta” e allora gettavi la spugna.
Dài, ascoltate voi stessi:
Poi però è arrivato Cash, che è stato capace di far sua quella canzone, cantandola così, non saltate, minchiofanti, se non l’avete mai sentita prendetevi il tempo di.
Bene. E adesso, suvvia, potreste mai dire che l’originale è… rumore? Che urta?
Sì, okay, se non avete le orecchie… ma questo non è un blog per lombrichi. 🙂
E poi, l’altro giorno, ho ascoltato un’altra cover.
Colpa di Elvezio. Mi ha fatto ascoltare il disco dei Gaslight Anthem, che vidi come apripista dei Radiohead, un mesetto fa, e non mi entusiasmarono. Epperò, devo dire, il disco lo ascolto volentieri e c’è una cover. Una cover dei Nirvana. Sliver.
Ecco, non vi sto nemmeno a dire cosa possa pensare io del fare una cover dei Nirvana, soprattutto di alcune canzoni. Non parlo di cose Ufo come la lagnoseria di Tori Amos che interpreta Smells like, che a quel modo può coverare chi le pare, ma non sarà mai niente di che. Loro hanno rifatto Sliver.
Ora, rifare Sliver non sarà certo rifare i pezzi famosi e orecchiabili, ma serve una sorta di onestà. Non puoi farla tua, una canzone come quella. Non lo sarà mai. Puoi farne omaggio.
E allora ecco che ne esce una canzone cantata come i Nirvana, ma da qualcun altro – ben badando che fra omaggio e scempio il confine è labile – che se è onesta, ne esce bene.
Ecco.
Ascoltate i due pezzi dai, tanto è roba breve, semipunk, che dura come una canzone sola.
Anche qui, comunque, l’originale – crudo e aspro – sembra diventare più bello dopo aver ascoltato il più pettinato lavoro gaslightanthemico.
Altri esempi?
Ah beh… mi viene in mente, tornando alle cover di appropriazione, il da poco compianto Jay Reatard che era riuscito a coverare l’incoverabile, sempre a proposito dei Nirvana: Frances farmer will have her revenge on Seattle.
Sentite un po’…
E poi?
Siete stufi, vero?
Ma io oggi avevo voglia di ascoltare musica e copioni.
E non certo di quei scimmiottamenti che vi possono venire in mente (che ne so, il Laguna Coil con rem e depeche, oppure l’obbrobbrio degli obbrobbri, vasco che ricanta in italico i radioheddi)
E allora vi lascio con tre ultimi pezzi, da ascoltare.
Tempo fa mi sono preso una scuffia totale per un brano di ‘sto Aaron English, un Carneade qualunque ma con una voce degna e una band degna di coverare i mostri.
E allora adesso vi metto una canzone dei Beatles diventata famosa soprattutto per il libro di Murakami, una canzone degli Zeppelin famosa per il riff ceduto a Puff Daddy e al film Godzilla, e la cover a doppia lama di Aaron.
A voi.
Qui però, perché secondo me è meglio.
Partirei dal fondo. Perché i Beatles lasciano sempre un buon sapore.
Lady Simmons
Sono d'accordo con te: le cover vanno interpretate, non scimmiottate. O fatte identiche (cosa stucchevole e pressocchè rara).
La più bella è quella di Johnny Cash, un interpretazione mirabile.
Anonymous
A me spiace che Avetik sia stato scartato da X Factor… http://youtu.be/pmeMqirRy-8
gelo stellato
eh si, cash rules
e per l'altro, ho tentato di chiudere dopo dieci secondi perché quel coretto a-ve-tik a-ve-tik ma schifava, ho skippato e poi mi sono ritrovato quel tizio che cantava in un falsetto da bar che mi ricordava tanto gli ubriachi marci che fanno gli scemi. No, non riesco a tollerare gente che senza un minimo di nozione canore si improvvisa cantante e butta un falsetto senza arte nè parte, fatto su una nota e mezza e solo perchè coverizza battisti devastandolo dovremmo aprezzarlo. mi spiace 🙁
kendalen
Sì, però adesso mi tocca considerarti esecrabile. Mi minimizzi troppo Running up that hill della Bush, che adoro, sia come canzone, sia come video (forse miglior video anni '80 insieme a Land of Confusion dei Genesis e True Faith dei New Order). Cattivo cattivo cattivo.