
La sabbia non ricorda di G. Scerbanenco****
Da quando sono iscritto al master per insegnare in lingua friulana, il piacere per l’area geografica in cui vivo è aumentato.
Così, ogni tanto, prendo un libro della collana edita dal Messaggero Veneto qualche anno fa, che aveva pubblicato una manciata di libri di autori friulani (di nascita o d’adozione) che oltre a ciò erano anche ambientati da questi parti.
Fra questi, uno che da parecchio volevo leggere, era questo “La sabbia non ricorda” di Giorgio Scerbanenco, lombardo di nascita, ma friulano per scelta.
Beh, non sono certo io a ricordare le bravure e i successi di un autore che è abbastanza conosciuto. Quel che forse andrebbe detto, e che magari non si dice sempre, è che Scerbanenco non solo è bravo, ma è anche moderno.
E’ uno dei tipici autori che, dopo il primo loro libro che leggi, pensi subito: “leggerò altri libri di questo autore!” e non è un pensiero che poi dimentichi, ma un quelcosa che sai riaffiorerà quando ti capiterà di riprendere in mano un suo libro, in libreria.
Seconda considerazione, molto più generale, è la seguente.
Io sono da sempre un sostenitore del racconto ambientato “in casa”. Nemmeno quando ho scritto il primo racconto credo di aver chiamato i personaggi John o Jack o cagate varie. Lo trovavo penoso e avvilente. Ecco perché mi piace che gli italiani ambientino i loro racconti nel loro intorno. Non è naturale altrimenti. Ovviamente, partendo da questo presupposto, mi piace ancora di più quando gli autori e io abbiamo ambientazioni coincidenti, come in questo caso.
Scerbanenco ambienta questa storia tra Lignano Sabbiadoro e Latisana, nel 1960, e vi assicuro che lo fa così bene che leggendo mi è sembrato di sprofondare nella giovinezza di mio padre e mia madre. Si vede subito che lui in quei posti ci è stato, si sente tutto: odori, colori, parlate, modo di intendere la vita. Paradossalmente se proprio dovessi sollevare un piccolo, minuscolo dubbio, lo farei sull’unico personaggio che sembra portarsi addosso qualche luogo comune di troppo sul meridione (ma è anche vero che parliano di 50anni fa e forse quella volta era davvero così).
In conclusione, è un libro consigliatissimo, per chi quei posti li conosce e li ama, magari solo nelle domeniche d’estate.
Seconda considerazione riguarda i personaggi. Personaggi che veramente sono da applausi.
Non disegnati, ma tratteggiati. Che si descrivono per quello che fanno, per come lo fanno. Pochissime le righe di asettica terza persona per spiegare un carattere o un’emozione. Viene tutto lasciato ai gesti e alle parole.
Ne esce un romanzo scorrevole, che trascina nella lettura come un buon giallo che si rispetti.
Sì, perché non l’avevo detto, questo è un giallo.
Un giallo classico, classicissimo. Colpevole presente e nascosto fin dalle prime pagine. Sospetti sospettati, colpevole insosospettabile e colpo di scena finale, coi buoni che finiscono tra i buoni e i cattivi con i cattivi.
Ma il bello del libro, lo dicono tutti, è il suo aspetto rosa. Troverete dappertutto panegirici del come Scerbanenco sappia mescolare giallo e rosa creando un genere tutto suo. Ok, posso concordare, ma questa è una visione riduttiva.
Scerbanenco scrive molto bene. Pulito, armonioso e semplice, senza strafare. Tratteggia i personaggi come perfette sculture di sé stessi. Poi decide di metterci anche una storia d’amore, in mezzo al giallo, e le sa anche intrecciare alla perfezione.
Beh, ecco, quello che dico io è che se avesse voluto metterci una storia d’odio, o d’invidia, o di rabbia, o di vendetta, o di vanità, o di solitudine, o di qualsivoglia ingrediente da mescolare al giallo, beh, ci sarebbe riuscito. Per questo dico che è riduttivo, catalogare Scerbanenco sotto la voce: scrittore di gialli/rosa. “Ottimo scrittore” è molto più adatto.
Ah. la foto non è la copia che ho letto io. Ho meso la prima edizione che mi è capitata.
Se volete lo trovate un po’ dappertutto, penso.
Val
senti un po', ma com'è che sto blog ultimamente è così poco gelo così tanto stellato??
o ti sei raddolcito tutto d'un colpo, e ci credo poco, oppure hai avuto un certo culo nella scelta dei libri 🙂
ah, non ci sono più le recensioni gelate di una volta, quelle con una, massimo due stelline!
gelostellato
ci ho pensato anch'io
in realtà il fatto di leggere libri "classici" o comunque di cui molti hanno già parlato bene, forse magari porta a libri che qualche nota positiva la valgono
bulgakov, la woolf e nabokov per esempio non è che siano proprio gli ultimi arrivati
e nemmeno Barker, se è per quello.
Scerbanenko, addirittura è anche nelle antologie di italiano.
Quindi si, credo di avere avuto del culo mirato nella scelta dei titoli.
ma insomma… dovrò pur farmi un po' di cultura:)
misterecho
ma prima di inseniare il friulano non ti conviene imparare l'itagliano? iniorante!
😀
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