"Venere privata" di Giorgio Scerbanenco***
Voglio vedere se sono ancora capace di aggiornare il blog.
Se ha ancora senso.
Il mondo direbbe di no. Il mondo intorno, per quanto siate ottimisti, va implodendo in una decadenza sempre più veloce. Pensavo di essere abbastanza vecchio per sbattermene, ma non è così.
Le cose brutte hanno accelerato e non vedo modi che ne permettano l’arresto. Le stesse cose belle viaggiano sugli stessi binari di quelli brutte, con gli stessi metodi, in parallelo. Non si incroceranno. Vince il binario di chi ha il potere, e no, non sono quelle buone.
Quindi aggiornare il blog, parlare di un libro, parlare di una cosa letta, da leggere, diventa molto, molto superfluo.
Aggiungiamo che non leggo quasi più da molto, che forse poi non è nemmeno vero. Leggo tanto. Forse non leggo libri.
Ma uno ogni tanto sì.
Tutti i libri cominciati, comunque, li ho lasciati a metà.
Ci sono periodi in cui non vuoi gente che te la mena, in cui non vuoi leggere le cose dell'”anima”, o delle emozioni, o dei paesaggi, o anche della fantasia. Forse era uno di quei periodi, e forse lo è ancora. Dev’essere stato per questo che ho preso in mano Scerbanenco. Erano lì da secoli, sia Venere privata, sia Traditori di tutti. Che sono i due che tutti i non traditori mi hanno sempre detto di leggere.
Quelli famosi. Quelli di Duca Lamberti, i primi, dove Duca nasce.
E per puro culo ho cominciato prima con questo.
Me lo sono portato sul fiume, una domenica di fiume, e miracoloamente non mi sono addormentato come un maiale a sudare e cuocermi, ma ho letto.
Abbastanza da quasifinirlo. E’ un libro corto. Saranno 200 pagine. Anzi, dai, lo apro, è qui, e guardo. 222. Poi c’è una bio di Scerbanenco, che non ho ancora letto, ma per scelta. Ho cominciato subito l’altro: Traditori di tutti. Stessa edizione, stesso protagonista, e fatti in linea temporale a questo.
Insomma… che dire?
Che è volato.
Non so perché.
Oppure sì. Lo so. Avevo bisogno di una storia di quelle: oh, ciccio, è successo così e così, vuoi fare questa cosa? Okay, la faccio, ma poi da questa cosa esce un casino e pure ci scappano i morti.
Ecco.
Così è la storia, più o meno.
Duca è medico, radiato, per eutanasia. E si è fatto tre anni di gattabuia. Ma il padre era poliziotto. E qualche mano gli amici del padre gliela danno, ma finiscono per trovargli un lavoro che sembra semplice (e impossibile) ma nasconde casini. Disintossicare Davide, un giovanottone che sembra non volerne sapere di fare un cazzo e si sta ammazzando a forza di bere whisky. Duca dice, okay, ma non funzionerà. Ma poi esce che Davide, un motivo per bere così, ce lo ha. Una frattura interna che crede di aver causato, ma che alla fine non ha. E allora?
E allora niente, Lamberti le ingiustizie non le sopporta. E non è uno che va sempre di parola. E’ un bell’omone, e dove non arriva la convinzione, qualche botta ben assestata arriva.
Si entra in una storia grossa, di prostituzione, di quella per bene, non di quella da strada. Ne esce una milano da bere dove vai dal droghiere e taaaaac … sei del mestiere. Fa impressione come sia facile trovarsi due da trombare e facilmente omaggiare con del denaro. Funziona così, con buona pace dei benpensanti.
E una cosa del libro la capisci subito: è un libro datato, che racconta di tempi che non ci sono più. Dove guidare ubriachi era possibile, dove fumare era normale, ovunque. Dove i gay non erano gay ma invertiti e il giudizio era negativo a prescindere, con tanto di luoghi comuni sui froci. E niente, erano altri tempi. Se uno scrivesse adesso cose di questo genere vedremmo le frotte di benpensanti finti accorrere a dire quanto scandalo fa dire questo.
La figata è che la maggior parte delle persone brutte la pensano molto peggio.
Ma non deprimiamoci, torniamo a noi.
Di bello Venere privata, ha che scorre rapidissimo. La struttura è più da hard boiled, che da giallo. Si parte in media res, il personaggio principale viene presentato subito ma lo si sfuma con varie analessi, e poi, con una analessi ficcata in mezzo, si mostra la scena epifanica che ha dato il via al valzer di morti. Una prostituta per caso va a farsi fotografare e commette uno sbaglio.
Si suiciderà. Forse.
Ma il suo personaggio resta. Commessa, che non è poi così facile guadagnarsi la vita, a Milano, e si fa le ripetizioni, certo, ma ogni tanto… e capita di finire male.
Duca indaga. Ma non è un poliziotto. Non ne avrebbe motivo. Ma lo fa. Insieme a Davide e a Livia. Un personaggio che non vi dico nulla, ma è decisamente particolare. Livia è una fan di Duca. Una che insegue cause morali. Una che studia la prostituzione e si prostituisce per vedere come si fa, cosa si prova. Insomma. Il resto ve lo leggete. Già detto troppo forse. Ma anche no.
Vi dirò, non c’è paragone, per me, tra questo e Al mare con la ragazza. I temi sentimentali sono trattati meglio, e sono prevalenti, mentre qui si doveva soddisfare soprattutto l’azione.
Qualche volta, ma credo sia sempre dovuto a motivi di contestualizzazione, si storce un po’ il naso, quasi come ci sia un raccontarla grossa, anche da parte di un medico. Tipo… che ne so, le quantità di whisky bevute dal buon Davide… okay, le accetto, ma non so se vuoi avete mai provato a scolarvi una bottiglia intera di whisky. No? Ve lo dico io perché, perché materialmente non ci riuscite. Figuriamoci un paio. Idem una certa Milano, che si vede che non esiste più. E a leggerlo in ottica di “guarda come erano le cose quella volta” direi che il libro assume una marcia in più.
Poi?
Non so.
Ieri ho fatto l’antitetanica e boh, mi fa male un braccio.
Il gin tonic con il basilico viene buono.
Ho rubato un girasole e rubare i girasoli senza rovinarli per trapiantarli è complicato.
Ah, sì, magari si intendeva altre cose del libro. Nessuna.
Da leggere, senza dubbio. E non solo perché è un bel libro, ma è molto didattico. Se hai voglia di capire come si crea qualche personaggio dentro un contesto noir, di far funzionare i meccanismi senza che il lettore storca il naso o si distragga, ecco, questo è un gran bel romanzo. E poi, a dirla tutta, son belli corti così, i noir.
E’ tutto.
E almeno ho aggiornato il blog.
A presto coi traditori di tutti.