“Hideout” di Masasumi Kakizaki****

“Hideout” di Masasumi Kakizaki****

Luca mi ha regalato questo, mesi dopo, com’è nostro costume, credo per il mio compleanno, o boh, forse sarà per natale dello scorso anno. Non è molto imporante il tempo. E’ importante che gli ho chiesto, com’è nostro costume, se lo voleva tenere lui, o meno. La conservazione di una cosa letta non è molto importante. Tuttavia in questo caso, invece, mi sono reso conto, dopo che lui mi ha detto di no e che potevo tenermelo io, che forse mi piaceva averlo, questo graphic.

 

Ecco. Lo sapete già del nostro debole per Junji Ito. Ma ormai i Junji che ci mancano cominciano a scarseggiare e quindi si gira lo sguardo intorno. E beccare questo autore, Masasumi Kakizaki (no battute please) è stato e forse sarà une bella scoperta. Fatemi controllare chi diavolo sia

Okay… ha fatto cose ma non troppe cose. A parte la serie Bestiarius mi sa che Hideout sarà l’unico titolo che recupereremo. Peccato… perché a distanza di un mese e passa, credo, questa storia continua a tornarmi in mente. Vi dico che roba è, che magari vi serve, sai mai, per un regalo da 8.50euro a un patito dei manga, a un patito dell’horror, o a un patito di entrambi. E va bene anche per i non patiti, secondo me.

Dunque. è un comic della panini, di 224 pagine, molto oscuro, pieno di suoni, con una storia che parte classica, classicissima anzi, con una coppia che va in vacanza e… lui vuole uccidere lei. Eh già, l’anticamera di un femminicidio, in un’isola deserta, con lei che si rivela subito abbastanza insopportabile e lui frustrato e sconfitto dalla vita, si trasforma nel più classico dei crimini. Isola deserta, pioggia, una panne simulata e… e niente, lei scappa, scappa in una grotta. Lui la insegue, e da lì succede di tutto.

Ovviamente non ve lo dico, ma potete immaginare che qualcuno, in questa grotta, vive. Un umano? Qualcos’altro? Tutte e due le cose, direi. E non è solo. Una storia sceneggiata davvero bene, che se al 70% è horror al 30 è thriller, visto che l’azione non molla mai, nemmeno per una pagina, dopo che la storia comincia a correre.

Ci sono i colpi di scena, sia nel passato, sia nel presente, sia alla fine. Non colpi di scena di quelli da fare “Ohhh” ma di quelli da fare “An vedi, non ci avevo pensato, ci sta!”. Il libro è datato 2010 e Masasumi ci dice, alla fine, che è il suo primo lavoro horror – di cui è appassionato – che ha curato con attenzione, disegnato e sceneggiato, e di fatto la sua opera più matura. Be’, lo è. Un lavoro molto buono, dove non si inventa molto, ma tutto viene gestito bene. Direi, a pensarci, che è un materiale buono per un film tipo mediometraggio, scuro e asfissiante, di quelli con poco budget e tanta bravura.

Quasi tutto succedei nei cunicoli sotterranei, i personaggi, oltre ai due protagonisti, sono comunque altri tre, con ruoli di vittima, ma fino alla fine non si sa bene chi sia la vittima. Forse nessuno. L’unico cattivo, cattivo vero, il protagonista uxoricida potenziale, alla fine è un uomo classico, sì fatto di patriarcato, ma forse più rabbioso e perfido. Certo… non che la moglie, nell’andare, si riveli meno spregevole.

Che dire. Anche basta. Il libro me lo tengo. E credo che, se avessi una vita meno di merda, se la vecchia si decidesse a morire o guarire, se non lavorassi e non avessi la testa come foglia al vento, se potessi passare più tempo lontano dalla gente, se se se… insomma, credo che lo rileggerei anche adesso. L’unica critica che gli avevo mosso, alla fine, è di un eccesso di suoni, a volte resi quasi protagonisti delle tavole, nel nero e nel buio. Ma Luca dice che sono belli, invece, perché danno atmosfera. E in effetti ci devo riflettere. Forse ha ragione lui. Una rilettura mi farebbe dare il giusto peso.

Bene. Basta così.

Vedo di trovarvi un po’ di immagini da farvi vedere, così vi fate un’idea.

 

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