“La Casati – la musa egoista” di Vanna Vinci****

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“La Casati – la musa egoista” di Vanna Vinci****

Giulia mi ha prestato un libro, una graphic novel, di Vanna Vinci
E l’ho letto a tratti, come si fa con le cose belle che non vuoi finire, ma poi sempre finiscono. 
Perl restano lì, e hai la contentezza di averle scoperte.
La novel ci racconta la storia di Luisa Casati.
Voi sapete chi è?
Ecco, se non lo sapete, scopritelo, e scoprirete cose meravigliose.
Se invece siete meno ignoranti di quanto ero io, e sapete chi era Luisa Casati, bene, buon per voi, ma un po’ di meraviglia improvvisa ve la siete persa.
Perché è bello meravigliarsi, scoprire cose che non sembra possibile esistano, e invece sono esistite.
Anche se è brutto pensare che alcuni decenni fa, certe cose, potevano esistere, e adesso sembra di essere tornati indietro, di aver ricevuto una racchettata di medievalità in piena faccia, e di stare continuamente sanguinando, con le ferite che vanno infettandosi.
Sono pessimista, lo so. Ma come si può non esserlo?
Eppure questi libri, queste belle cose, questo tratto schivo e acido di Vanna Vinci, ti fanno bene. 
Mi ha fatto bene leggere di questo personaggio.
La Casati, la musa egoista, è il titolo completo, e alla fine ci sono bozzetti. La prefazione è di Natalia Aspesi. E la storia ce la racconta lei, soprattutto, in prima persona, e mentre parla intervengono quelli che l’hanno vissuta, conosciuta, scopata, dipinta, raccontata, fotografata..
E si parla di gente come D’Annunzio e Man Ray.
Anzi, vi copincollo la minibio riportata a descrizione del libro dal sito della Vinci.

Biografia a fumetti della strabiliante marchesa Luisa Casati Amman, nota come La Casati, ritratta da Boldini, Man Ray, Balla, d’Annunzio e molti altri. Nata a Milano nel 1881 e morta a Londra nel 1957. Ereditiera di un enorme patrimonio quando era adolescente, sperpera tutto in feste, vestiti, ninnoli e animali selvaggi. Provocatoria e stravagante, il suo unico intento era stupire e scioccare.

Ecco.
Tra l’altro, io a vedere la copertina, la prima cosa a cui ho pensato è stato David Bowie. E poi, alla fine, una sottile linea di contatto, col Duca, a livello di immagine, di provocazione, la si può anche trovare.
Comunque, visto che stiamo parlano di una persona vera, morta povera e borderline nel 1957, un paio di foto ve le metto. Foto vere, intendo. Per vedere com’era, come ha ispirato i disegni, che vi metto più sotto.
Del lavoro della Vinci non vi posso dire più di tanto.Io non me ne intendo di fumetti. Disegno, dipingo, ma il fumetto è qualcosa che non appartiene ai miei interessi anche se mi piacciono molto. Posso dirvi cosa mi sembra da persona che non ne capisce un cazzo, quello sì.

Vi posso dire che mi è piaciuto moltissimo il carattere dato alla marchesa Luisa, la fragilità, soprattutto, non riesci a staccarti dalla testa, in tutta la storia, in tutti gli eccessi che compie, l’idea che sia una persona da preservare, da difendere.

Credo siano i disegni, i quadri aperti con molto bianco, le irregolarità delle tavole, a dare una parte di quest’impressione di fragilità. E’ un personaggio sghembo, la ricca marchesa, decadente, e in molte tavole i suoi occhi bistrati si fanno così neri che pare essere diabolica. 
Invece è solo sbalordita, folle di vita. 
Una timidezza, ci dicono le cronache, uccisa ogni giorno con le pantere che portava al guinzaglio, con la nudità ostentata, con le feste folli e costosissime e mascherate cui non poteva rinunciare.
La timidezza è un mostro che può annientare, ma farlo facendoti diventare un fuoco d’artificio, di quelli che durano poco, ma dove tutti fanno Oh.



E nu sono piaciuti gli altri. 
Il contorno di questa Marchesa, di questo personaggio che ha usato il proprio denaro per usare il proprio denaro. Mi ha ricordavo Veblen, un economista altrettanto folle, con la sua teoria della classe agiata, e boh, non so, me lo ha ricordato e basta. 

Qui dove siamo? Chi troviamo?
Sicuramente D’Annunzio è quello più in vista, quello che forse sembra aver avuto più parte nella vita di Luisa, quello che ne ha amato il corpo. Sono poesia, gli interventi di d’Annunzio. Ma ci sono anche quelli critici, di stilisti e pittori e fotografi che ne coglievano anche i vizi, l’egoismo, appunto. Ma ciò che ho trovato bello, è stata la totale assenza di crudeltà e di vittimismo. Certo, alla fine, scena iniziale tra l’altro, c’è quella sensazione di compatimento, ma dura un attimo, perché poi si è travolti dalla cavalcata di questa magrissima valchiria-
Poi lo so, dovrei raccontarvi qualcosa, qualche fatto. Ma io non vi voglio rovinare niente. Posso dirvi parole. Oppio, sfarzo, sedute spiritiche, pettegolezzi, sesso, eccessi, classe, miseria, solitudine. Ecco… queste parole, ci sono nella vita de La Casati, e le si ritrova tutte nella graphic novel della Vinci. Insomma… io trovo che sia davvero un gran bel lavoro.


Se dovete fare un regalo a gente che ama l’arte, le cose belle, la curiosità e i fumetti belli. Ecco… valutatelo. Ora basta. Metto via. E vi metto qualche tavola, così vi fate una idea di.


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