“La Casati – la musa egoista” di Vanna Vinci****
Biografia a fumetti della strabiliante marchesa Luisa Casati Amman, nota come La Casati, ritratta da Boldini, Man Ray, Balla, d’Annunzio e molti altri. Nata a Milano nel 1881 e morta a Londra nel 1957. Ereditiera di un enorme patrimonio quando era adolescente, sperpera tutto in feste, vestiti, ninnoli e animali selvaggi. Provocatoria e stravagante, il suo unico intento era stupire e scioccare.
Ecco.
Tra l’altro, io a vedere la copertina, la prima cosa a cui ho pensato è stato David Bowie. E poi, alla fine, una sottile linea di contatto, col Duca, a livello di immagine, di provocazione, la si può anche trovare.
Comunque, visto che stiamo parlano di una persona vera, morta povera e borderline nel 1957, un paio di foto ve le metto. Foto vere, intendo. Per vedere com’era, come ha ispirato i disegni, che vi metto più sotto.
Del lavoro della Vinci non vi posso dire più di tanto.Io non me ne intendo di fumetti. Disegno, dipingo, ma il fumetto è qualcosa che non appartiene ai miei interessi anche se mi piacciono molto. Posso dirvi cosa mi sembra da persona che non ne capisce un cazzo, quello sì.
Vi posso dire che mi è piaciuto moltissimo il carattere dato alla marchesa Luisa, la fragilità, soprattutto, non riesci a staccarti dalla testa, in tutta la storia, in tutti gli eccessi che compie, l’idea che sia una persona da preservare, da difendere.
E nu sono piaciuti gli altri.
Il contorno di questa Marchesa, di questo personaggio che ha usato il proprio denaro per usare il proprio denaro. Mi ha ricordavo Veblen, un economista altrettanto folle, con la sua teoria della classe agiata, e boh, non so, me lo ha ricordato e basta.
Qui dove siamo? Chi troviamo?
Sicuramente D’Annunzio è quello più in vista, quello che forse sembra aver avuto più parte nella vita di Luisa, quello che ne ha amato il corpo. Sono poesia, gli interventi di d’Annunzio. Ma ci sono anche quelli critici, di stilisti e pittori e fotografi che ne coglievano anche i vizi, l’egoismo, appunto. Ma ciò che ho trovato bello, è stata la totale assenza di crudeltà e di vittimismo. Certo, alla fine, scena iniziale tra l’altro, c’è quella sensazione di compatimento, ma dura un attimo, perché poi si è travolti dalla cavalcata di questa magrissima valchiria-
Poi lo so, dovrei raccontarvi qualcosa, qualche fatto. Ma io non vi voglio rovinare niente. Posso dirvi parole. Oppio, sfarzo, sedute spiritiche, pettegolezzi, sesso, eccessi, classe, miseria, solitudine. Ecco… queste parole, ci sono nella vita de La Casati, e le si ritrova tutte nella graphic novel della Vinci. Insomma… io trovo che sia davvero un gran bel lavoro.