Febbraio 2016

O torni a matine O doi carotis Vanzadis de diete che no ai fat Ai cunins O doi un biscot Che o ai cjatât ator pe machine A Obama Che al menarà la code par un'ore O scolti Drake Chel just Di cuant che no jeri nancje nât O bêf il

Ho dormito tanto alla fine  E in tanti letti, o divani.  E ora la mattina apre la bocca e piove e gli ottanta all'ora disegnano sul parabrezza strisce impressioniste davanti al grigio Presto cancellate da un pigro tergicristallo. Ognuna ha la sua storia,  Scivola, scarta, sbiadisce, Offusca

C'è un labirinto sulla luna di stanotte.  Ci ho mandato prima un occhio  poi l'altro.  E si son persi.  Ho mandato un sospiro a cercarli Una sciarpa a riprenderli Una corsa nella notte per riaccompagnarli tutti  A casa, Sotto i loro cuscini Vicino al pigiama che i sogni  Caldi di

Mi faccio la barba, per dimagrire un po' Apro per la gatta Un panettone, E il caffè è un fantasma,  A cinque dopo mezzanotte mentre vado Scostando l'altalena dei respiri e legando  I capelli Ma senza torturarli Troppo. Correggo cose, scanno analisi,  E mangio un po' Di panettone anch'io Senza badare alla

Scrivo di cose che non so per giudizi che non avrò,  È il terzo capitolo,  E arranco,  Mentre mi allungo ogni tre righe  A mescolare un wok di verdure in cui A pagina tredici Butterò il mais. Le mandorle no, Me le sono già mangiate  Tutte,  Senza dirlo alla dieta. Il

Gatta su panda, pancia all'aria,  Sotto la passiflora  Ancora muta. Le mani Si riempiono di carezze E fame D'elettricità. Manca poco al biancospino, Alle primule,  Le fragole arrivano dalla Spagna. Le more son quasi tutte, Ma le viole invece Già vanno accordando Gli archi Sui prati umidi Delle loro sinfonie.