
"Al mare con la ragazza" di Giorgio Scerbanenco****
Ho trovato ben pochi, per ora, che riescano a coinvolgermi emotivamente dei sentimenti di colore rosso, dell’emozione, dell’amore, come Giorgio Scerbanenco.
E qui, a un certo punto, lui ti strappa proprio il cuore, e senza nemmeno un vero villain da farti odiare, per sublimare la sofferenza.
Questo è un bel libro, un bellissimo esempio, mi par di aver capito, di quello che è il suo mix – marchio di fabbrica – tra noir e romanticismo, tra eroi umili, sfortunati, sconfitti, e una vita che mira a essere migliore ma finisce solo per essere diversa. Ed è un mix, inoltre, tra i due luoghi di Scerbanenco, la Milano città, quella dove si ammazza al sabato, e la Lignano provincia, o il Friuli in generale.
E’ un romanzo delizioso, ve lo dico subito, e qui non c’è un giallo vero, come era nella sabbia non ricorda, qui non ci sono colpevoli, o meglio, forse lo sono tutti, colpevoli, tutti meno chi ci rimette.
Prima di dirvi altro, però, voglio dirvi due cose.
Ho questa copia, io, questa con questa copertina orenda, che sembra, in fin dei conti, centrare ben poco, con il contenuto, una volta che hai letto.
Ma io benedico questa copia. La benedico perché lo strappamento di cuore che mi ha causato il libro è anche merito di una copertina che non fa da spoiler. Quindi, badate, è a vostro rischio e pericolo cliccare sul sito della garzanti e guardare la copertina attuale. E’ uno spoiler grande come una casa e ti rovina mezzo libro!
E io non sarò un genio delle copertine, ma bioparco, sono un lettore, e so bene che le cose non sarebbero andate lisce in questa storia d’amore tra Duilio e Simona, ma il come non lo sapevo e vi assicuro che quando arrivate al punto, quando ti sembra che siano andate già sufficientemente male, ma accettabilmente male, be’, ecco, in tre righe esce una mano dalle pagine e vi ruba il cuore.
E tranquilli… non ve lo restituisce a fine libro, se lo tiene dentro. Tanto abbiamo tanti cuori, si sa, e uno lo lasciamo qui, in queste pagine di Scerbanenco, che poi è il motivo per cui, questo libro, me lo terrò nella mia bibliotecheria. Non credo ne rileggerò delle parti, boh, ma diciamo pure che quel cuore che ci ho lasciato, con la storia d’amore di Simona e Duilio, preferisco tenerlo a casa mia, che da altre parti.
Ma veniamo al romanzo e alle stupiderie. Aggiungo infatti alla stupideria della copertina sbagliata anche la frase della Garzanti che definisce il libro: un giallo. Un che? Ma prendete per lo culo?
Il colpevole dov’è? l’investigatore? il morto o furto? Un giallo atipico, dite? Ma suvvia, lasciamo in pace gli antigialli. E’ un noir! Una brutta storia di provincia, un morto che non ci deve essere, la versione tragica di un film comico che spopolava negli anni 80 di cui non vi dico il nome ma il nome del protagonista era “Bernie”. 🙂
Di giallo, qui, non v’è traccia. Rosso, tutt’al più, come quella macchia, come il sangue che si secca, e incupisce. E il nero, quello che arriva e non cerchi, quello che ti avvolge, ti entra dentro poco a poco e poi ti travolge, come è accaduto a Duilio…insomma. Fine delle stupiderie editoriali. Per fortuna che ci sono me, a far clarezza et veritade.
Del libro vi dico che se siete della zona, e per caso avete amato La sabbia non ricorda, ecco che ritrovate Lignano, Latisana, Trieste... anche Chioggia e Rimini, certo, ma il mare, quello dove Duilio porta la sua ragazza, è lignanese, è alla fine dello stradone, è a pineta, praticamente. E adesso non lo vedete più, arrivando in auto, ma una volta sì, lo si vedeva, c’era quello spiazzo in cemento, dove adesso ci sono due canestri e ci si guarda i fuochi, il 16, e ci si beve aperitivi pagando sei euro un prosecco e nove un cocktail che non sa di niente. Posti da abolire, ovvio.
Venite a casa mia che ve lo faccio più buono, nel week end devo usare i limone del mio limono, che ieri ci ho fatto la pasta, buona, con la panna e poco di più, prezzemolo sale pepe (ve la mostro pure, tiè), ma ci devo fare la caipi, caipikiwi, per la precisione, che voglio vedere che ne esce.
Ma aspetta, stop pasta e caipi, torniamo al libro. Non c’è solo la storia di Duilio e Simone, certo, è quella tragica, ma ce n’è un’altra, più comune, più vera, più complessa, che viaggia su binari paralleli, presa dalla Milano bene, di chi ha i soldi, di chi in agosto va in vacanza, qua, là… non bada a spese. Le imprese dove si lavora tanto, dove si è incompleti, dove si ama, forse, a vuoto.
Così c’è la storia di Arda, Edoarda (i nomi, Scerbanenco, sa sceglierli come pochi, davvero) ed Ernesto, uno schiavo della sorella e l’altra schiava di se stessa e del loro non amore. Mentre Duilio uccide il suo, di amore, Ernesto cerca di salvarlo, fa una scelta, trova il coraggio. Sono due coraggi diversi, i loro, ma cercano di salvare l’amore.
Le storie di incroceranno, va da sè’, e voi lo sapete fin dalle prime pagine, e non c’è niente di male.
Concludo con un paio di cose, che sono mezzo ignudo e devo andare a vestirmi per andare allavorare. La prima cosa è il finale. Ti aspetti un certo finale, crudo, sensato, serio. Dovuto.
Se muori dentro, il coraggio non ti manca, muori fuori. Morirai. Ti aspetti quel finale, e il finale non mi ha soddisfatto pienamente. Questione di scelte. Giorgio era una persona buona, e a uno scrittore buono non puoi chiedere di toglierti la speranza dalle righe. Perché chi è buono, anche nella disperazione più cupa e densa, una barbaglio di bontà per resistere lo trova, per volontà o per caso. Anche troppo, in questo caso.
L’ultima cosa è che vi lascio qualche riga. Ultimamente fatico a non lasciarvi delle righe. Alla fine, che cazzo di condivisione di cose belle è, se non le fai assaggiare.
E allora vi copio un pezzettino, quello dove Duilio arriva al mare di Lignano, quel muretto c’è ancora, c’è sempre stato. Chi lo conosce lo ha dentro. Quindi ve lo lascio anche perché se lo avete dentro, quel muretto, quel mare, questo libro potrebbe piacervi.
Quando arrivò al mare, non lo riconobbe. Era appena l’alba. Un tedesco in accappatoio rosso lungo fino ai piedi camminava in mezzo alla strada fra i pini con un materassino di gomma sottobraccio e un asciugamano bianco sulla spalla. Era il primo bagnante, non sapeva di avere un’auto a pochi metri da sé; Duilio non voleva suonare il clacson a quell’ora, né sorpassarlo, gli andava dietro, al suo stesso passo.
« Guten morgen, » disse il tedesco, sentendo finalmente il ronzio dell’auto e volgendosi.Duilio allora lo sorpassò, comprese che era tedesco, non sapeva dove si trovava, guardava il mare davanti a sé, e non capiva ancora che era il mare. Poi la strada fra i pini finì e divenne uno stradone lungo il mare, davanti a una sterminata distesa di sabbia. Fermò l’auto e in quel momento, d’improvviso, il cielo divenne rosso, di lì a poco sarebbe sorto il sole. D’un tratto si accorse che il tedesco di prima gli era di fianco, col suo accappatoio simile al saio di un frate, rosso arancio come il colore del cielo in quel momento.« È questa l’ora migliore per venire in spiaggia, » disse il tedesco nel suo caotico italiano, quasi incomprensibile.Allora lui capì che erano arrivati al mare. « Vieni, Simona, » disse, e avanzò da solo verso la spiaggia, saltò il muretto che divideva l’arenile dallo stradone. « Vieni, Simona. »II tedesco pensò che parlasse a lui e disse istintivamente, nella sua lingua: « Bitte! », cioè : prego, non ho capito, ma lui non lo udì. Per la prima volta affondava il piede nella sabbia un poco dura per l’umidità, per la prima volta vedeva il mare, il mare che gli si avvicinava più lui camminava, finché si arrestò dove le onde lunghe, senza bianco di spuma, gli arrivarono alle scarpe.« Simona, vieni qui, è il mare. »
Unknown
Buon consiglio! Grazie! Di Scerbanenco ho letto qualche romanzo e soprattutto i racconti; anche a me piace per questa capacità non di mischiare i generi, diciamo, ma di inventanrne uno nuovo che è tutto suo. Questo romanzo non lo conoscevo, ma lo aggiungo alla pila delle prossime letture!
gelostellato
Benon! la cosa è buona, ché a diffondere cose belle si è sempre gioiosi 🙂 A me i racconti mancano e anche i romanzi famosi… ma pian piano… Era tanto bravo davvero, sì. E poi questi libri con l'ambientazione mezza friulana per noi son anche più belli 🙂