"Morte a credito" di L.F. Céline****

9788811683469g-7005776

"Morte a credito" di L.F. Céline****

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Ho sempre pensato che gli amici, alla fine, sono quelli che ti migliorano e provano piacere nel farlo.
Dev’essere questo che ci muove quando, slegati da vincoli compleanneschi o pasqualnatalizi, regaliamo i “nostri” dischi, film e soprattutto libri. O anche solo, certo, quando li condividiamo. E non intendo “nostri” nel senso di proprietà.
In effetti è per questo che vi chiamo sempre ‘amici di blogghe’.
Comunque, tutte queste parole per dire che questo libro me l’ha regalato Frank. Non ricordo perché… era in seguito a un commento a un post o non so che cosa, era dentro un vagone, comunque. So che me lo scrisse, che dovevo leggere “Morte a credito e poco dopo me lo regalò.

E’ un libro che da solo non mi sarei mai comprato. Non perché non desiderassi scoprire come e cosa avesse scritto di così creativo questo autore, ma per meri motivi di lunghezza.
I libri grossi mi spaventano… lo sapete.
O meglio… mi spaventa il modo con cui si relazionano al mio tempo.
Ecco perché è rimasto mesi, sullo scaffale, questo tomo da 560 pagine, scritto quasi sempre senza a capo e denso. Anzi, molto denso.

Così denso da costringermi a leggerlo ad agosto, durante le ferie, unico momento dove posso assegnare le giuste priorità alle cose della vita (mangiare, leggere, dormire, correre, nuotare).
Vi dirò di più. Era così denso da spingermi a leggerci due libri, in mezzo.
E non era una questione di noia, eh. Non fraintendete. Era una questione di fatica, di occhi prosciugati dalle parole, dalla melodia asfissiante della lingua creata da Céline.

Già, perché non è di trama che si parla, qui. Non di struttura, o intreccio, o vicende. Siamo di fronte a una sfrontata e incontenibile prima persona, quella dell’autore, che dopo una breve parte introduttiva che riguarda il suo presente, ci racconta il periodo che va dalla sua infanzia all’adolescenza.
E insomma, seguendo questa traccia, per altro ricca di eventi che, anche narrati con una prosa normale sarebbero stati comunque interessanti, dicevo, seguendo questa traccia si sviluppa una prosa che è davvero indescrivibile. Anzi, non ci provo nemmeno a dirvi come riesce a scrivere, Céline. Immaginate uno scrittore che ha il dominio assoluta sulla metafora, sul lessico e sulla melodia, drogatelo, dategli una penna in mano ditegli di raccontarvi la sua infanzia.

Immaginato?
Bene, ora aggiungeteci che l’infanzia di Céline è stata tutto tranne che felice e spensierata. Povertà e ingiustizia, ingiustizia e povertà. E in tutta questa ragnatela, di sfiga, metteteci dei personaggi assolutamente folli, come lo zio o l’inventore Courtial, che vola con la mongolfiera rattoppata la domenica, organizza concorsi fasulli e truffaldini e poi finisce a cercare di far crescere ortaggi con il magnetismo in campagna, riuscendo solo a metter su un asilo di bambini ladri. Ce li avete messi?
Bene.
Non è finita.
Mettetici il gusto dell’esagerazione e l’abilità nel creare lingua, creare lessico, creare suoni.
E aggiugete centinaia di puntini di sospensione…
Ora dovreste aver capito perché è un libro denso, anche se il consiglio resta quello di aprirlo e leggere qualche pezzo. Come dite? “Fallo tu che non abbiamo tempo da perdere!”
Okay… lo faccio io, ma lasciatemi dire che siete dei cagacazzi. 🙂

Apro a caso.
pag. 150. A metà.

Il micco era un fregnetto con un faccino cinese tutto rinficosecchito, una voce da vecchia soragègia, furbo da levarti il pelo, minutino minutino, con una vestaglia di seta a fiorami e sandali di legno, insomma una figurina grottesca anche lui, non ci fosse stato il cappello a cencio… Dapprincipio, non spiccicò troppe parole… Ma mi accorsi ugualmente che avevo fatto colpo con la mia collezione di sortilegi… le mie mandragole…tutte le lmie meduse in funzione di cavatappi… Le mie Vittorie di Samotracia ridotte a fermagli… Cose da leccarsi i baffi per un Cinese!… Bisognava proprio venir di così lontano per gustare il mio assortimento…

Ecco… è tutto così.
Ci sono Universi, in quelle parole. E non è certo una lettura per tutti. Anzi. E’ una lettura che chiede, pretende e prosciuga. E si può vivere benissimo senza aver letto Céline, pur essendo colti e pur essendo buoni lettori. Non è un qualcosa che può farti sentire in colpa, se non lo leggi.
Però è impossibile non riconoscere il valore di queste pagine. Se qualcuno, da oggi in poi, mi parlerà di “prosa dirompente” io penserò a questo autore.

Chiudo notando un’altra grandezza: la traduzione di Giorgio Caproni, che a tutt’oggi pare sia l’unica degna.
E vorrei ben vedere, ‘sti cazzi! Tradurre questo linguaggio è un lavoro che non credo abbia nulla da invidiare a chi lo ha scritto. Traduttore e autore sono davvero molto vicini, in un’opera come questa. Per tradurlo non solo devi masticare e sputare buona parte del testo originale, ma lo devi digerire del tutto e poi ricrearlo, perché quello ormai è andato, metabolizzato. In effetti, forse solo poeta poteva riuscirci, e riuscirci così efficacemente.
Vabbè, basta direi.
Oggi il fun cool è in fase di stanca e anche io, ma volevo riporre questo libro. Mi ha sfinito, ma ora sono una persona meglio. 🙂

Comments

  • 1 Ottobre 2010

    Se ho ben capito,consiglieresti di leggerlo in un momento in cui non si hanno altre distrazioni,dedicarsi tout court al testo e non arrendersi per le lungaggini degli universi di parole?

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  • 1 Ottobre 2010

    Io l'ho letto, ma ho inziato Celine con "Viaggio al termine della notte" dal mio punto di vista è migliore:-)
    Certo anche questo rimane forte e quei tre puntini di sospensione di fanno riflettere su ogni frase

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  • 1 Ottobre 2010

    mah… magari non proprio messa in questo modo, però è vero che, non essendo sostenuto da un intreccio e limitandosi a essere una autobiografia, se lo leggi con lo spirito narrativo, piuttosto che (anche) poetico, linguistico e musicale, beh… lo molli.

    Comunque la lettura a sprazzi è fattibile e anzi, non perde.

    nel mio caso comunque l'ho mollato solo per un giorno, due volte. quindi non è stato un abbandono lungo.

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  • 1 Ottobre 2010

    Non ho mai letto Celine, ma mi fido del tuo giudizio.
    Ci penserò su, coi miei tempi e con quello che me ne resta 🙂
    Ho molto apprezzato l'elogio del traduttore. Infatti non tutti pensano a quanta padronanza e affinità ci voglia per trasporre un testo da una lingua all'altra senza fare danni irreversibili.

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  • 2 Ottobre 2010

    ma guarda gloria
    non so se cominciare da questo
    forse ha ragione ferru che ha letto prima il viaggio…
    che però
    aspe…

    no come non detto
    ha 575 pagine
    quindi a questo punto è uguale!
    magari il viaggio è un po' più famoso
    comunque prima di leggerlo sbircialo in libreria e leggiti qualche pagina accazzo, così… se poi ti piace, okay
    ma sennò è molto meglio lasciare, perché il tempo celine te lo prende. innegabile. 🙂

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  • Anonymous
    2 Ottobre 2010

    Fatti forza Gelo, lo leggerai l'estate prossima, in vacanza… un tomo… purtroppo sì, ma la fortuna – si fa per dire perché te la sei meritata, non devi nulla a nessuno e sei rimasto te stesso come prima – ti ha fatto diventare… diciamo una stellina, per ora: sei un recensore accreditato, intellettualmente onesto, e non solo, stimato e letto da molti, e brillerai sempre più forte – questo il mio augurio, amico mio, anche se non sai cosa ti aspetta.
    Frank

    reply
  • 2 Ottobre 2010

    Nooo
    Frank ti prego
    non regalarmi un altro tomo da 500 e passa pagine che è la volta che ti regalo la bibbia e poi ti dico che mi offendo se non la leggi.

    Sono serio eh.

    Ah, comunque grazie. 🙂

    reply
  • 3 Ottobre 2010

    E se l'avessi già spizzicata, e se lo facessi ancora e solo quando serve, e se invece fossi tu… non dirmi che non… Gelo, sai che la carta delle Edizioni Gallimard… frusciare il tocco… sigaretto quando serve… dritto su senza pregare e l'aureola… ci penserò.
    Mandi e no sta fa el suturni.

    reply

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