Ottobre 2009

Si ferma di scattoE il seno traballa come un castello di carteHa le mani in tasca ma è nudaE quando si voltaL'uragano pettina i faggi e fischiaIn faccia ai dadiMa non facciamo in tempoNon l'abbiamo mai fattoA scartare i doni

Mangio i flauti e nulla mi resta da suonareDei funghi penso sempreChe siano raneVuoi per la boccaLarga e nascostaAlla vistaVuoi per le mani che non hannoO le parole, che gli hanno levato il sonnoCome se svitassero una lampadina spenta.Su chi

Siete stati storditiPiegati, battuti, sconfitti.Avete avuto sete e vanitàFama e cognizioni. Vi siete indignatiDi fronte ai muriAlle farfalle, ai solchiNella terra.Avete voltato le spallePrima che il fiatoDelle tombeVi potesse risucchiareMa non era il vostro tempoE quello che vi era stato

Sei di quelleChe l'unico crimineNella propria notteE' la luna pienaE se un'altalena sta al mareDiciCome la voce alle paroleE l'alba tende a sparireCome un dente conficcatoNella carneCosa restaA te che non hai specchiPer guardarti gli occhi