"Lacrime di drago" di L. Brasili**
Allora, questa è uno di quei post che mi ruberanno energie e forse la simpatia di un amico di web, ma tanto che sono nu poco stronzo lui lo sa già, perché più volte si è fatto mandare a fun cool, e che riesco a fare marchette solo in (piccola) parte, se non lo sa lo scopre adesso. Tra l’altro
Tra l’altro gliel’ho già anticipato che il libro non mi è piaciuto più di tanto, e il minimo che possa fare è cercare di capire e spiegare cosa c’è, in questo piccolo fantasy, che non ho digerito.
Ma andiamo per ordine. L’amico in questione è Luigi Brasili, uno che è molto meno underground di me, visto tutte le sue pubblicazioni, ed è anche uno di cui più volte ho apprezzato i lavori. Ne trovate prova qui e qui, per esempio. E credo non mi dispiacciano nemmeno i suoi lavori sparsi per il web come i racconti su scheletri.
Insomma, se ho comprato questo “Lacrime di Drago”, edito dalla Delos Store e nona puntata di una serie di romanzi fantasy (collana: “Storie di draghi, maghi e guerrieri“) che un tempo uscivano sotto lo pseudonimo (collettivo) di Kay Pendragon (altrimenti pare che col nome italiano non li comprasse nessuno) e adesso, pur mantenendo una presentazione pendragoniana, riportano chiaramente il nome dell’autore (di solito esordiente) di turno.
In questa collana, per altro, ci sono anche Andrea Franco e Luca Gialleonardo, di cui trovate traccia qui, e su operanarrativa.com.
Bene, tutto questo per dire che avevo buoni motivi per essere fiducioso, anche se questo, in fin dei conti, è il primo romanzo di Luigi. Quante chiacchiere eh? Sì, occappa, basta chiacchiere e parliamo del libro.
Due premesse.
Uno di cui mi ha avvertito lo stesso autore, ovvero che è un libro per ragazzi. Ok, è un libro per ragazzi. Ma dov’è scritto? Sì, ok, ci sono i draghetti disegnati a inizio di ogni capitolo, c’è una copertina very comic-art, e sicuramente molto fantasy viene visto in automatico come letteratura per ragazzi (e io non sono d’accordo). Comunque non ho inteso questo libro, almeno quando l’ho letto, come libro per ragazzi, anche perché la cosa non avrebbe cambiato il mio approccio di una virgola, visto che scrivere libri per ragazzi è difficilissimo ed è qualcosa che davvero non si improvvisa.
Seconda premessa è che (io credo) scrivere un fantasy in meno di duecento pagine diventa qualcosa di impossibile se ci si affida a tutti i cliché e l’iconografia del fantasy classico. E qui, il limite e il contenuto imposto dalla collana erano questi, ed ecco perché c’erano buone premesse che l’impresa presentasse delle lacune.
La trama infatti è proprio quella di un classico fantasy, o meglio ancora, di una classica fiaba con eroe (Rhad) erede sfuggito alla distruzione della sua casata da parte dell’antieroe (Barone Gurdal) con al seguito pochi fidati cerca di sconfiggere il nemico che si avvale di creature malvage e mostruose (fafnir). Sarà aiutato ovviamente da uomini coraggiori e valorosi, da streghe buone e da una eroina che chissà… magari diventerà oggetto del suo amore. Il fatto è che se io ora vi chiedessi di dirmi come è il resto della trama credo che molti di voi indovinerebbero, il che, ripeto, non è un male. Lo schema è classico, e classiche devono essere le soluzioni. Il problema credo sia fondamentalmente unico: c’è tutto!
Tutti gli elementi del fantasy sono presenti, e non è umanamente possibile trattarli in modo degno. Si ha quindi la sensazione che le avventure scivolino via velocissime (ed è così) e a un certo punto addirittura che le cose precipitino, che tutto sia trattato in modo frettoloso, quasi come se ci si fosse dilungati troppo nella prima parte e si dovesse chiudere in fretta la seconda. La presenza di tutte le figure porta a due scelte che non riescono a far quadrare il tutto.
Nel primo caso si hanno descrizioni eccessive di figure che, in seguito, non avranno un ruolo determinante nella vicenda e, anzi, sono figure di secondo piano. L’esempio migliore sono i comprimari della figura di esperienza che sotto i panni di persona comune (l’oste Taros) nasconde storia e profondità. Si arriva quindi al paradosso che viene dedicato uno spazio maggiore ai compagni di ventura di Taros piuttosto che a Taros stesso, o a questo punto, allo stesso protagonista.
Ecco, quindi, che lo spazio ha portato a restringere anche le descrizioni in poche righe e pochissimi fatti e rari dialoghi (e per lo più necessari e informativi). Forse, ma questa è una mia opinione da scrittore, e non da lettore, e quindi NON dev’essere assolutamente considerata, forse, dicevo, sarebbe stato molto meglio restringere i fatti, e con essi il numero dei personaggi. Limitarsi a una storia, aggiungere qualche idea, qualche scostamento, qualche elemento di meraviglia extra-fantasystico.
Tentare di mantenere ambientazione e cliché del fantasy dentro un’intera epopea è qualcosa che è stato, credo, vincolante nella redazione del romanzo, e che io, ahimè, ho fatto fatica a digerire.
Purtroppo, devo ammetterlo, benché il libro si leggesse in poche ore, mi sono trovato a volerlo finire al più presto e, in alcune parti, a irritarmi per delle soluzioni davvero troppo scontate e poco staccate dalla tradizione. Non voglio, con questo, sostenere che bisognava staccarsi del tutto dal mondo tolkeniano, ma la sensazione di aver trovato personaggi che erano, causa spazio, il riassunto del riassunto del riassunto, di cose già lette, è stata forte, così come era forte la sensazione di sapere già come andavano a finire i capitoli e a volte anche i paragrafi.
Poi certo, concordo col fatto che per un ragazzo che non ha una conoscenza di tolkien (ma non la deve avere nemmeno di eragon e dei film medievali di draghi e guerrieri in genere) e che vuole leggere una storia intera e facile e veloce, questo libro è l’ideale e diverte sicuramente. Il problema è che io non ho avuto questo approccio (ne mai avrei potuto) e anzi, pur conscio di quanto fosse rischioso (e coraggioso) produrre un fantasy di questo tipo, ero curioso di vedere come il valoroso Brasili superava la prova.
Bene. Anzi, no bene, nel senso che mi ero ripromesso di trattenermi e invece sono stato copiosamente colpevole di diarrea verbale e ho scritto troppo. Che poi, e ora chiudo, a molti amici di blogghe so che il romanzo è piaciuto e sono pure rimasti sorpresi dal fatto che a me no. Insomma, magari sono io che non ci capisco un fato di fantasy (no, non è un errore di battitura), ma che ci dovete fare, prendetemi così come sono, 🙂
Sperando che Luigi non mi invii dei sicari a casa e continui a partecipare al fun cool come ha sempre fatto.
Vostro stronzo e sincero
Gelostronzato 🙂
Aurora
Io sono tra quelli a cui è piaciuto!
Senza dubbio, il ridotto numero di pagine imposto dalla collana è limitante. Ma a me è parso ben sfruttato da Luigi.
Comunque, per carità, ognuno ha i suoi gusti. Io il mio parere l'ho espresso a suo tempo in una recensione sul mio blog.
Ciao! 🙂
Luigi
Grazie Gelo, e grazie Aurora (l'assegno te lo spedisco domani…).
Gelo, posso dire una cosa scontata, che non si può piacere a tutti?
Tu sei un lettore esigente, come lo sono io, poi ci sono i gusti che per ciascuno hanno il loro peso sui sentieri dell'oggettivo e del soggettivo, pesi mai definiti, sempre variabili.
Pensa che ho letto diverse tue recensioni, dove non mi trovo assolutamente d'accordo con la tua linea e ho pensato, ma che ha fumato Gelo?
Libri che hai scritto di aver apprezzato e che io ho trovato banali o peggio, libri che hai affossato e che per me erano pregevoli. E libri sui quali sono pienamente d'accordo con te.
Il grazie è per lo sforzo di aver letto, di aver speso tante parole e tempo, e anche per averne parlato come hai fatto; cazzarola mi chiedevo, ma possibile che non c'è nemmeno uno stronzo tra le decine di commenti e recensioni che ne parli male?
Finalmente!
Il prossimo romanzo ci metto dentro pure elfi, ogre, troll, ninfe, silfidi, nani, gnomi, berserkers (o come diavolo si chiamano), druidi, barbalberi, hobbit, dèi, spade di fuoco, lame rotanti, alabarde spaziali, gatte morte, vampiri e mele avvelenate, così potrai affermare senza tema di sbagliare che ci sono tutti i cliché del genere. E lo faccio in dieci pagine, che dici?
Scherzi a parte, chiaramente ho dovuto tagliare per entrare nei limiti editoriali, ma se lo dovessi riscrivere oggi, sempre con quei limiti, non cambierei quasi nulla di quanto a te non è piaciuto. Toglimi una curiosità, degli altri albi della collana quali ti sono piaciuti e quali no?
Ti avverto, ho intenzione di pubblicare un prequel di Lacrime di drago, scritto un anno fa, hai visto mai che questo ti piacerà?
Baci, da lontano, non come fai nelle cene con le amiche scrittrici, porco!
A presto, e fammi sapere quando mandarti a funcool, così recluto un po' di gente…
gelostellato
il mondo è bello perché è vario
e poi mi sa che lo spazio compresso effettivamente non gli ha giovato. 🙂