Agosto 2016

Ho imboccato il viottolo che porta al sonnecchiare, Il libro cade a terra, La birra intiepidisce, L'attenzione scivola sull'ultima frase. Un precipizio scavato nella sabbia Per catturare ragni di tempo E grilli di virtù.  Non fare, non parlare, non muovere il corpo. Emidio scrive, io mi riconosco, Perché come

La colazione si annuncia col pacpacpac  Di un temporale Burbero e disarmante  Di metà settimana, Ha la frangetta della mirabella,  Le gote rubizze del lampone, E more trecce annodate sulla nuca,  Mentre borbotta di doveri e desii. Porta anelli al miele, vanesia,  Ma le dita sono chiara seta d'albicocca,

Guardiamo di sottecchi il fato, L'orizzonte di case morte, Il cielo nero sprimacciato dal temporale e Steso ad asciugare  Sul cavalcavia. Da qualche parte arriverà  Diciamo.  Senza che la vediamo Senza far rumore Senza scarpe, né giunture.  Né vestiti, o paranoie, Ci costringe a unire  Le gocce avanzate al parabrezza, Trovare un senso Alle