"La strana biblioteca" di Haruki Murakami****

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"La strana biblioteca" di Haruki Murakami****

Da tanto non leggo Murakami, e su questo blog, addirittura, non figura.
Ma l’altra sera ero dalla padrona e Juliette mi dà questo La strana biblioteca che non conoscevo (e infatti per l’Italia è nuovo, un 2015 novembrino) e pare – va detto – il solito prodotto che anticipa vagamente l’ondata natalizia, con uno scritto da una manciata di decine di migliaia di k impreziosito dai disegni e spacciato per capolavoro, quando capolavoro non è.
Il tutto è cominciato perché Juliette, che ancora non l’ha letto, lo ha per un prestito di qualcuno che lo ha fatto e non ci ha capito un cazzo.
E vi dico subito che arrivato alla fine, anche io, non ci ho capito un cazzo.
O meglio.
Si capisce che c’è qualcosa da capire, sì, ma è molto difficile da capire, oppure, altra ipotesi, l’autore vuole che tu capisca quel cats che ti pare, che a lui va bene.
Ma andiamo per ordine.
Einaudi, oramai, da tempo non è sinonimo di contenuti, quindi non è che mi sorprenderebbe pensare che sia un prodotto buono per mungere le mucche. 15 euro, di copertina, per un cartonato rigido con illustrazioni in b/n, potrebbe essere anche accettabile, ma un po’ di puzza di fregatura c’è.
Certo, non come il nuovo Coldplay che sto ascoltando ora, che fa cagarissimo. 
Per inquadrare il libro va detto da dove viene. 
E’ un 2008, in Giappone, ed è un Natale 2014 in USA e GBR. In tutti i casi illustrato, perché bene o male è una fiaba nera. E se me lo inquadrate come una fiaba nera, e basta, senza sovrastrutture dovute al fatto che lo ha scritto Murakami, e che tiziocaioesempronio lo additano come piccolo splendido dirompente capolavoro, ecco, dicevo, come fiaba nera è una gran bella fiaba nera.
E’ crudo, e finisce in modo poeticamente ancora più crudo.
Questo è l’aspetto che mi è piaciuto.
Così come mi è piaciuta, e come non potrebbe, la scrittura, pulitissima, e poetica, di Haruki.
Sì… devo obbligarmi a tornare da lui.
Devo.
Però questa indeterminatezza dei contenuti e dei significati, almeno inizialmente, non mi è piaciuta. Ma poi… anche adesso, più ci ripenso e più mi piace. 

Comunque, i fatti sono che ne ho letto metà lì, subito, tipo in mezzora, e metà in altra mezzora, qualche sera dopo. I disegni sono molto belli, anche se non tutti mi hanno ammaliato, perché bene o male, se leggi Haruki gli occhi te li portano a spasso le sue righe, e non ti soffermi tanto sui disegni. Li riguarderò, se capita. Ieri ne ho fotografato solo uno, quello che mi piaceva di più, per lasciarvelo qua. 

E qua ve lo lascio.
Molto bello.
Altri belli sono anche più cupi, e non ho capito del tutto la scelta editoriali di metterli a volte una pagina prima del contenuto che raccontavano, a fare un po’ da quasi spoiler, anche se di pochissime righe. Ma è una scelta, e non dava fastidio.
Veniamo alla storia, e al perché non si capisce.
E’ surreale, c’è un eroe, e c’è una biblioteca.
E c’è un villain, molto villain, come un vecchio, e un guardiano della soglia che è poi, forse, protagonista stesso, almeno da quel che ho capito io. Il fatto scatenante lo capite alla fine: è un lutto.
E dico solo che un personaggio magnifico, l’uomo pecora, nasce da un dettaglio, da un libro che il protagonista va a restituire in biblioteca, che parla di pastori e pecore, e te ne dimentichi quando, più avanti, il protagonista viene fatto prigioniero nelle “segrete” della biblioteca. Sarà obbligato a leggere, seppur trattato benissimo.
Chi è, l’uomo pecora? 
Questa è la domanda.
L’uomo pecora che cucina benissimo i donuts. Croccanti fuori e morbidi dentro.
Chi può essere secondo voi? Ecco. Forse è lì, la chiave di volta di tutta la fiaba nera, nella metabolizzazione del lutto da parte di qualcuno, che passa chissà, nella creazione di un universo che rende terribile ciò che non lo è, come l’atto del leggere, e che lo rende non più chiave di emancipazione ma via verso la distruzione. 
L’altro personaggio, poi, anzi, gli altri due, sono una ragazza bellissima, un alleato, che aiuterà il nostro eroe, e che, assieme allo storno, altra grande domanda della fiaba, porteranno alla conclusione.
Che dire… piaciuto?
Sì, mi è piaciuto. Se non altro perché è molto lontano dalle solite fiabe e ripeto, non capirete un cats nemmeno voi, se lo leggete, e questa che mi sono dato, della biblioteca strana creata per elaborare il lutto, è una spiegazione mia. Poi, potrebbe essere che non c’entra nulla. Ma vabbè, it’s Murakami, baby: he wins.

Comments

  • 13 Dicembre 2015

    Pensavo proprio di non acquistarlo, la voglia c'è, ma la bufala natalizia mi dà fastidio. Se credo di ricordare l'uomo pecora lo trovi in due suoi libri. Come lui che riesce ad affascinarti, almeno per me, non ce ne, la sua solitudine diventa la tua. Se mi chiedono di raccontare la trama di un suo libro, mi mettono in crisi, non è facile, ma mi affascina…il suo onirico diventa il mio. Ciao

    ora è nel posto giusto:

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