“Il Centodelitti” di Giorgio Scerbanenco****
Leggetevi questo:
« Sì, va bene, vi siete sposati questa mattina, ma venite lo stesso con noi… » disse il milite.
Si avviò con il suo compagno sotto la pioggia verso la caserma, mentre loro, nella quasi putrescente millequattro il cui immortale motore funzionava ancora, li seguivano a passo di funerale, e lei’ finiva di rivestirsi, sorpresa com’era stata poco prima dai due militi, dal fascio della lampada portatile che aveva illuminato brutalmente la tenerezza della sua nudità.
« Ci siamo sposati questa mattina, » disse lui in caserma, al maresciallo, « abbiamo pochi soldi per il viaggio di nozze, non possiamo andare in albergo… »
II maresciallo soffiò su un angolo della scrivania per far andar via un poco di polvere.
« Perché, secondo voi, quelli sposati possono fare i propri comodi in mezzo alla strada?» Ammesso poi che fossero sposati: tentavano solo di commuoverlo con quella trovata, forse. Disse al milite di metterli in guardina, il giorno dopo avrebbe preso le informazioni, comunque c’era la denunzia per atti osceni commessi in luogo pubblico. Lei gridò di no, lui si mise a piangere:
« Ma eravamo in una traversa dello stradone, era buio, pioveva, se avessimo avuto i soldi saremmo andati all’albergo… »
« State calmi, » disse il maresciallo uscendo, « se no c’è anche ribellione alla forza pubblica. »
Non si ribellarono, piangendo entrarono uno in una stanzetta, l’altra in un’altra, lontana, della caserma: il favoloso viaggio di nozze che avevano sognato di fare senza soldi sulla carriola presa a un parco rottami, così pieni di entusiasmo e di giovinezza, era finito. Per tutta la vita, non avrebbero più sognato.
Mi piace ricordare come Giorgio scriveva quei brevissimi racconti. Erano nati nel 1963 come Il Quattronovelle per una rivista. I quattro racconti dovevano stare tutti in una pagina e avevano un tema diverso ogni settimana: la guerra, gli innamorati, le grandi città di notte, avere sedici anni, vittoria!, i piccoli paesi, i sogni, le infermiere, a che servono i soldi?, la moglie in vacanza… Li scriveva in un’oretta dopo cena. È andato avanti così per oltre due anni. I colleghi gli dicevano: “Ma perché sprechi delle idee così belle per dei racconti così brevi?”. Lui rispondeva: “Faccio fatica a scrivere solo quattro racconti su un tema, perché me ne vengono in mente dieci, venti, trenta, e devo eliminarli”.
Posso dirvi che da quest’anno a lignano hanno rifatto il Premio Scerbanenco, curato dalla figlia, anche, mi pare, ed è una bella cosa. Posso dirvi che tocca e descrive una ampia porzione d’Italia, e non quella della città, ma della provincia.
Unknown
Tanti felici auguri buon compleanno Gelo
Unknown
Mi sa che dovrò acquistarlo anch'io. Tra l'altro ho ancora L'uomo che cadde sulla terra… che attende di intraprendere un altro viaggio.
Sempre interessanti le tue recensioni. Di sicuro molto schiette.
gelostellato
ah pure io devo recuperare quel libro lì, che cadde sulla terra 🙂