“La muta – mano rubata” di Tommaso Landolfi****

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“La muta – mano rubata” di Tommaso Landolfi****

Stavo per perderlo e non leggerlo, questo piccolo libro.
Era l’ultimo giorno di scuola, l’11, quindi, e sapevo che oltre alle ore dove si gozzovigliava, la prima era a rischio. E infatti non c’era nessuno.
E io che proprio, si parlava col bidello, sono uno di quelli che non riesce a stare con le mani in mano mai, mi ero portato via questo, così, magari da buttare un occhio a qualche riga, passeggiando ad aspettar studenti.
E infatti l’ho fatto.
Sono due racconti, per una ottantina di pagine, scritti abbastanza densi e quindi non brevissimi.
Ho cominciato col primo, La muta, e mi ha preso bene.
Un prima persona condannato a morte che ci parla di come ci si sente, di com’è sapere la data in cui muori.
Le sue considerazioni, i confronti con altri, che sanno o non sanno di dover morire, ti fanno riflettere. Si entra subito in empatia, e te la aspetti, la lunga analessi, che ti porterà a ripercorrere i perché e i percome, e infatti arriva.
Comunque, quasi quasi, un pezzetto di incipit ve lo metto, così avete presente. Ve lo lascio va.
Ecco, e vi dico che rischiavo di non leggerlo, questo racconto,
E insomma… poi è accaduto, e mi sono letto le prime righe, mentre passeggiavo aspettando una classe che non sarebbe arrivata, e ve le lascio anche a voi
:

Lo so… lo so… ma non ho coioni di scannare, e quindi vi beccate la foto.
Comunque, se non avete coioni di leggere, cosa sacrosanta, vi dico che vi prende subito, il pezzo. Un buonissimo incipit. vuoi perché ti fai le stesse domande e vuoi sapere come il protagonista si è risposto, vuoi perché vuoi sapere chi è la muta e cosa c’entra con la pena di morte che si è beccato.
Chiaramente sono riuscito a leggere a malapena 2-3 pagine, e poi ho dimenticato, causa gozzoviglio, il libro in un aula. (o più che altro la gente non si fa i cazzi suoi e ti sposta le cose e io se mi spostano le cose le perdo) comunque, mi son detto, poco male.
Tanto lo ritrovo in bidelleria domattina. 
E invece…
Niente. Nessuno aveva riportato il libro.
Allora salgo in aula, sarà rimasto lì. E invece niente.
Boh… okay, rubato, mi son detto. Ma dai, guardiamoci nelle palle, che probabilità c’è che qualcuno rubi un libro di due racconti di tommaso landolfi vecchio di quelli in omaggio dell’Unità, datato 1996?
Nessuna, secondo me.
Soprattutto in una scuola.
E infatti non era così. Per scrupolo ho chiesto alle bidelle del mattino – scusate non è che c’er un libro ecc – e indovinate? Ah sì, l’ho appena buttato nella carta… o forse nell’indifferenziato, forse lo trovi...
Cioè… secondo me, questa cosa, è lo specchio della decadenza.
Come si fa, in una scuola, a buttare via i libri.
Landolfi, pure, mica Volo, che l’avrei capito…
Non che poi io Landolfi lo conosca, certo, ora un po’ di più. E’ uno bravo. L’ho scoperto, e non solo lui, con quella antologia, ottima, di racconti di narratori italiani del novecento. I soliti Calvino e Buzzati, certo, ma anche altri, come questo Landolfi. Ecco perché l’ho preso.
E vi dico che mi dispiaceva non leggerlo. Quindi sono contento che la bidella del mattino, dopo aver ravanato un po’ lo abbia cavato dal cestino della carta, e me l’abbia ridato con quell’aria da rimprovero, che insomma… non ci si dimentica i libri,, sennò – chiaramente – lei li butta via!
bioparco e ortomio.
La decadenza è quando a scuola buttano via i libri. Ma lasciamo perdere e finiamo questa cosa.
Vi lascio anche l’incipit del secondo racconto, più riuscito del primo, e con una tensione piacevole che finisce per sciogliersi quando e come non te lo aspetti.
Ecco… nemmeno questo avete letto? Ve la dico io, la storia. 
Un gruppo di intellettuali di notte a giocare a carte, tra di esse marcello e Gisa. Il primo con una morbosa passione per la seconda per vederla nuda, giacché non si spoglia mai e nessuno sa come sia fatta. E allora? Si fa uno strip poker, fin troppo di moda in questi giorni in versione briscola, e con questo Marcello cercherà di ottenere il suo risultato. Certo… ma poi, è proprio sicuro di voler vincere? Ma se perde, lui che ce lo ha piccolo? Insomma… si crea una situazione carica di tensione, soprattutto quando poi c’è da mettere l’alternativa a spogliarsi… tipo uccidersi, diciamo.
Ecco… si crea quindi tutta una bolla, una bomba, con le varie opinioni alcoliche intellettualoidi che vanno a disegnare e tenere un registro e un lessico alti. (lo vedete già da queste righe) e che alla fine ci sveleranno di Gisa. E di Marcello, anche, sì, che anche lui di sè non sa molto.
Certo, se i due racconti e Landolfi non vi interessano potete sempre guardarvi il video di Grease in versione Death Metal, esilarante, oppure guardarvi Reapers dei muse e mettere a palla l’assolo che è galattico.
Se invece volete che vi dica ancora un paio di parole su questo paio di racconti, vi dico che sono belli, e sono due pezzi sull’ossessione e ciò che essa cela, buono o cattivo che sia. Non sono certo scorrevoli come siamo abituati al giorno d’oggi. Si sa, le scritture vanno facendosi snelle e rapide, e qui, invece, si corre altre vie, con lessico curato, pomposo, a volte lento, e un modo di raccontare denso e ebbro di partentesi e considerazioni. Ma noioso, però.
E quindi, anche se sono due raccontini-ini, sono tutt’altro che di serie B. 
Forse il primo, che parla di pena di morte, è più prevedibile, ma diciamo pure che non si è qui per l’effetto sorpresa. Il secondo è un buonissimo pezzo, con un meccanismo semplice ma gestito benissimo, variando ritmi ed emotività del lettore fino alla fine.
E’ tutto dai, vedo se con questi 40 gradi riesco a lavar la macchina, che non si sa mai che mi venga un colpo e vi saluti tutto… fa troppo caldo, sì… forse anche per me 🙂

Comments

  • 7 Luglio 2015

    Avevo lasciato un commento, sparito?

    reply
  • 17 Luglio 2015

    Ma cosa c'è nella testa delle persone che buttano via i libri? Segatura? Roba da mandarti fuori dai gangheri!

    reply

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