“Racconti italiani del Novecento” di AAVV****
In questo mondo in cui ogni oggetto, al minimo accenno di guasto o invecchiamento, alla prima ammaccatura o macchiolina, veniva immediatamente buttato via e sostituito con un altro nuovo e impeccabile, c’era solo una stonatura, solo un’ombra: la Luna. Vagava per il cielo, spoglia tarlata e grigia, sempre più estranea al mondo di quaggiù, residuo d’un modo d’essere ormai incongruo2.
Antiche espressioni come lunapiena mezzaluna ultimo quarto continuavano a essere usate ma erano soltanto modi di dire: come la si poteva chiamare «piena » quella forma tutta crepe e brecce che pareva sempre sul punto di franare in una pioggia di calcinacci sulle nostre teste? E non parliamo di quando era tempo di luna calante! Si riduceva a una specie di crosta di formaggio mordicchiata, e spariva sempre prima del previsto. A lunanuova, ci domandavamo ogni volta se non sarebbe più tornata a mostrarsi (speravamo che sparisse così?) e quando rispuntava, sempre più somigliante a un pettine che sta perdendo i denti, distoglievamo gli occhi con un brivido.
Era una vista deprimente. Andavamo nella folla che con le braccia ingombre di pacchetti entrava e usciva dai grandi magazzini aperti giorno e notte, percorrevamo con lo sguardo le scritte luminose che rampando1 sui grattacieli avvertivano momento per momento dei nuovi prodotti lanciati sul mercato, ed ecco la vedevamo venire avanti, pallida in mezzo a quelle luci abbaglianti, lenta, malata, e non potevamo scacciare il pensiero che ogni cosa nuova, ogni prodotto appena comprato poteva guastarsi sbiadire andare a male, e ci veniva meno l’entusiasmo a correre in giro per far compere e a sgobbare sul lavoro, e ciò non era senza conseguenze sul buon andamento dell’industria e del commercio.
Cosi ci si cominciò a porre il problema di cosa farne, di questo satellite controproducente: non serviva più a nulla; era un rottame da cui non si poteva recuperare più niente. Perdendo peso, andava inclinando la sua orbita verso la Terra: era un pericolo, oltretutto. E più s’avvicinava più rallentava il suo corso; non si poteva più tenere il calcolo dei quarti; anche il calendario, il ritmo dei mesi era diventato una pura convenzione; la Luna andava avanti a scatti come stesse per crollare.
Unknown
Pensa che da ragazzina facevo fuori le antologie scolastiche, in quei tempi non erano strutturate come le attuali, erano semplici.
Un modo semplice per avvicinarsi ai grandi scrittori del passato.
Troppi scrittori sono scomparsi, troppi.
gelostellato
e non certo perché son morti :/