“Il sogno di Valentina f.” di Valentina F. Tomatozombie*

“Il sogno di Valentina f.” di Valentina F. Tomatozombie*

Non c’è nulla di male ad avere 14 anni. E nemmeno a scrivere e vivere come i quattordicenni, cose che tipo dopo aver visto in loop twilight ti metti a scrivere di te che ti piace tizio, ma in segreto sei ancora innamorata del precedente caio e scopri che tizio è un vampiro ma caio ti salva arrivando in tempo con la sua bella croce e vivrete tutti felici e contenti, salvo poi scoprire che la mamma ti sveglia per andare a scuola e oddio, era tutto un sogno.
Ecco. Non c’è niente di male. 
Solo che non bisognerebbe confondere che la narrativa per quattordicenni non dovrebbe essere scritta da quattordicenni al modo dei quattordicenni. E se lo fanno, e malauguratamente questa cosa diventa un libro, che non leggerò mai, nè mai consiglierò, nemmeno a Satana vestito da quaglia tettona ricca e disponibile che mi vuole regalare una casa al mare, dicevo, se lo fanno, farla diventare una graphic novel è da assassini.
Questo graphic novel non solo è brutta, è esilarantemente brutta!
Perché se voi credete che ho esagerato, là sopra, con una ridicolizzazione della trama, vi sbagliate alla grande. Ci sono dei gioielli, in “Il sogno di Valentina” di Valentina F. e Tomatozombie, che mi hanno tolto le ragnatele da una irritazione comica che non credevo di poter provare.
Cioè, lasciamo perdere nome con la iniziale del cognome che sempre di essere a Melissa P. vent’anni dopo. 
Lasciamo perdere le derive vampirane e il tizio, il vampiro, disegnato come un emo, che sembra una via di mezzo tra una femmina e un elfo gay (lo vedete in copertina) e no, non sono due donne, quelle.
Lasciamo perdere che pure la disegnatrice russa tomatozombie (avrà 14anni pure questa?) si è messa di impegno a disegnare volti tutti femminili e delle espressioni da troiette in calore che porcozio, decenni di emancipazione femminile buttati nel cesso a ogni vignetta.
Lasciamo perdere anche il tizio che porta la tizia a Ostia, al mare, abbandonato, si è fatto da solo arredamento di casa, suona tremila strumenti ma “la chitarra è il suo grande amore” e bacia la tizia un sacco bene e no, non se l’è certo portata lì per scoparla, no, ma perché ha un buon odore a cui lui non resiste e si scoprì che era un vampiro.
Lasciamo stare tutto ciò.
Ma lui che prende la chitarra e canta a lei indovinate cosa?
More than words degli Extreme.
Sì, avete capito bene. Ora se c’è una canzone che è tanto stucchevole, fastidiosa, insopportabile, natalizia, zuccherosa, sempliciotta, da sfigato con la ghitarra, che al confronto i danni fatti da helter skelter sono nulla, quella è proprio questa canzone degli Extreme… perché?!?! 
E poi, lui che nella collutazione salva lei per via del crocifisso galattico modello coatto che si porta appeso al collo e lei gli dice… e no cazzo, vi scanno la pagina!
Eccola! (cliccate per ingrandire e leggere eh, non privatevi di ‘sta risata)
Cioè… io quando lui (che poi sembra lo dice lei) dice a lei “Non credevo che fossi…” per un attimo ho temuto di pisciarmi addosso. Cosa che stava per succedere quando all’unisono, in controluce come lupi alla lune piena, i due ringraziano nonna Caterina (che a quanto pare anche lei conosce molto bene, pur essendo l’altro un ex fidanzato che insomma, evidentemente l’aveva, nella sua lunga vita, già presentata a casa, nonni ecc… insomma. Io, davvero, non credo che i ragazzini siano così idioti… Ora lo so, resta solo una domanda, da fare.
Perché ho preso dallo scaffale ‘sta cosa?
Semplice, pensavo che quello scritto là in alto “Valentina F. Tomatozombie” fosse il nome intero dell’autrice della grafic novel e pensavo che dentro ci fossero zombie splatter e qualche tetta. Poi, invece, c’era umorismo involontario a manetta, ed è stato anche meglio! 😀

Comments

  • 25 Febbraio 2014

    Grazie. Davvero. E' una perla rara.
    Ma soprattutto "Grazie nonna Caterina"

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