“Le cose come stanno” di Tina Caramanico (epub)****
Cercherò di essere breve, perché è sabato e subito salgo a cena, a mangiare la pizza di ieri, e a pensare cosa scrivere nello striscione di domani, ammesso che ve ne sia uno.
Piove troppo, piove.
E a me, in fondo, della partita e del pallone me ne frega meno di zero, ma il papi ci rimane male, se non, e allora si fa.
Quindi cercherò di essere breve come è breve questo ebook, Le cose come stanno, che mi ha regalato Tina.
Tina è uno di quei nomi, di quelle persone, che mi sono rimaste dalle selezioni dei Corti. Non selezionati, però poi, che mi dicevano, ma sì gelo, non dai fastidio, se fai qualche gelofigata, ogni tanti, avvertimi pure.
E poi che hanno piacere di farsi leggere da me.
E io ogni volta mi sento in colpa. Mi chiedo, spesso, ma quanti libri di amici non sto leggendo e comprando, eh?
Tanti. Decine. Forse più.
E poi mi capita di fare errori madornali come questo, di valutazione. Di non accorgermi che questo ebook è breve. Brevissimo. 42 pagine digitali. Una manciata di piccoli racconti, brevissimi.
E una semplicità pregiata, misurata, nella scrittura.
Dico davvero, questo ebook è davvero bello.
E ti fa male, anche.
L’ho letto in questi giorni, un po’ a letto, con il reader che mi faceva bonk sulla fronte, un po’ in macchina oggi, mentre andavo a comprarmi un paio di paia di scarpe d’emergenza per poterne dare delle mie al papi, sempre lui, che le usa solo se usate.
Che poi, ho deciso che leggerò gli ebook in auto, quando c’è luce. Lo so che mi schianterò, prima o poi, ma di qualcosa bisogna pur morire, e a me del come frega quanto del calcio.
Ma torniamo all’ebook, ai racconti di Tina.
Fanno male. Sono istantanee della quotidianità, guardate da fuori ma senza vestiti. C’è la nudità delle nostre vite, delle nostre famiglie, dei nostri giorni.
E vi assicuro che in queste storie ne troverete sicuramente qualcuna che vi fa male. Non un male fisico, nemmeno una tristezza. Un dolore tipo una mano che ti gratta dentro e tu ti accorgi di avere un posto che non ti toccavi mai, e ti eri (o fingevi di esserti) dimenticato di lui.
Perché la vita è così, abbiamo figli, madri, padri, amici, storia… Tutto finisce o cambia, spesso entrambe le cose. E allora capita di vivere senza pensarci, di dare importanza quasi sempre alle cose sbagliate. E lo sappiamo… oh, se lo sappiamo. Ma sentircelo raccontare è un’altra cosa.
Non tutti i racconti sono efficaci allo stesso modo, e li dividerei quasi in almeno due tipi. Perché ci sono quelli più vivaci, ma meno vivi, fatti di storie che si raccontano il loro svolgersi. Mi viene in mente Jhonny, l’australiano che, oramai vicino alla vecchiaia, torna in Italia, ritrova le origini, riscopre la meraviglia raccontata dai genitori e ingenuo s’innamora. Decide di sposarsi senza nemmeno chiedere qualcosa, senza nemmeno sapere, chi è e com’è questa seconda cugina tettona che desidera per moglie. E ovviamente la sorpresa è dietro l’angolo.
E poi invece ci sono i racconti che non raccontano niente, che hanno sinossi che si racconta in una riga. Per esempio? Questo:
– Francesca ha il solito cancro, peggiora, non ne ha per molto, e fa le cose di sempre.
Si, storia di tutti, lo sappiamo. Ma io ho deciso che vi lascio un estratto, così mi capite meglio, quando vi parlo di scrittura semplice ed efficacie e di vita vista senza i vestiti.
Vide che era ora di mettersi a preparare la cena. In cucina accese il forno, pelò le patate, le dispose in una teglia e le cosparse di olio, sale e rosmarino. Tirò fuori il pollo dal frigo, lo lavò e cominciò a tagliarlo a pezzi. Mentre cercava di separare l’ala dal petto sentì una nausea incontrollabile, fortissima. Davanti a quelle carni pallide e fredde, alla rigidità delle ossa, fu investita da una improvvisa consapevolezza: quella piccola creatura fragile aveva subito violenza e morte, e lei non era innocente.
La suoneria del cellulare (una vecchia canzone che le era piaciuta tanto da ragazza) ruppe il silenzio. Era Fausto.
“Ciao Francesca.” Ma lei non riusciva a rispondere. “Guarda che torno tardi. Per martedì devo avere tutto pronto, se non lavoro anche stasera non ce la faccio. Mi dispiace, stacco appena posso. Francesca?” Francesca stava piangendo, silenziosamente. “Va bene, ok.” rispose con voce rotta. Il marito ebbe un attimo di esitazione, poi chiuse.
Martedì è tra cinque giorni, pensò Francesca. Cinque giorni erano molti, preziosi. Facendosi forza prese il pollo e lo mise così com’era nella teglia, e infornò senza guardare.
Dopo qualche minuto suonarono alla porta. Erano Margherita e i suoi due bambini. Francesca abbracciò la figlia maggiore e i nipotini, che cominciarono a correre lungo il corridoio e a giocare urlando. “Mamma, come stai?” Francesca sorrise, e Margherita la prese come una risposta. Poi, senza togliersi la giacca, si lasciò cadere sul divano e continuò, affannata: “Mamma, sono nei guai: devo assolutamente lavorare nel week end e non so come fare coi bambini. Me li tieni tu?”
“Sì, non ti preoccupare, lo sai che mi fa piacere.”
Margherita, rasserenata, ebbe il tempo di guardarsi intorno: “Papà non è tornato?”
Francesca si sforzò di ridere: “Anche lui ha delle scadenze, viene tardi. Lavorate troppo, tutti.”
Margherita sorrise e annuì, e subito scattò in piedi per dividere i due bambini che, nel frattempo, avevano cominciato a litigare e a spintonarsi.
“Vi fermate a cena?” chiese Francesca. Margherita esitò un attimo, poi si tolse la giacca, spogliò i bambini e li accompagnò a lavarsi le mani.
A tavola Giada storse la bocca, vedendo il pollo con le patate: “Mamma, tutto questo olio… Diventerò una balena se non la smetti di cucinare così.”
Ecco. Non so se per voi sono scene comuni, ma per me sì. Forse anche adesso, domani, dopodomani, dirò o farò cose simili, o comunque le ho fatte, le ho viste, le conosco. Insomma… una semplicità di linguaggio estrema, con una classicissima ma efficace terza persona in passato remoto. Una ricetta semplice, eppure tutti i racconti hanno il loro perché, dall’adolescente che non si accetta coi brufoli all’uomo che vuole cenare un’ultima volta prima della fine. Dalla zia zitella, che tutti abbiamo, e che poi, forse, zitella dentro non è, all’uomo che non concepisce la pace dei monaci, in India, e la loro preghiera.
Certo, io capisco bene che sono istantanee che non fanno per tutti. A qualcuno potrebbero rimanere in gola, bollati come inconcludenti e vuote, perché certo, a volte non succede niente. Però a me son piaciute molto, e le promuovo a pieni voti, perché dietro c’è una buona conoscenza dell’essere umano, e della nostra umanissima caducità.
L’ebook si compra a 3.90euri e se li merita tutti. Lo trovate qui sul sito ufficiale, ma anche da altre parti, e insomma. Io lo consiglio. E grazie a Tina per la lettura.
tina c
Grazie per la lettura e per la recensione, mi hai fatto una bellissima sorpresa. Epperò ti proibisco di leggere racconti miei mentre guidi, eh? Non voglio sensi di colpa.
gelo stellato
ma grazie a te per la lettura, figurati. In quanto al resto… na tranquilla, la colpa è tutta mia 🙂
Andrea Viscusi
scusa, un paio di domande tecnice: come fa il reader a batterti sulla fronte mentre leggi a letto, quanto è grande?
poi, se appronti un sistema per riuscire a leggere in macchina, spiegami come funziona così lo sfrutto anch'io.
gelo stellato
il lettore mio è un sony, normale, quello lì medio che va bene, ma siccome sto steso e lo tengo con una mano (cambio paggina col pollice, che mi è più comodo) quando mi addormento fa bonk.
per il resto, c'è quella cosa nella macchina che non devi accelerare e quindi, una volta che so di non dover cambiare marcia per un po', con quella mano tengo il lettore e leggo, basta mettere font grande e ricordarsi di guardare la strada ogni tanto. Oddio… il rischio di incidenti aumenta, ma che ti frega! 😀