"Camilla e la luna piena" di Elisa Sala Borin***

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"Camilla e la luna piena" di Elisa Sala Borin***

Piove.
Piove tanto.
Ho fatto una passeggiata con mia mamma, al parco.
Le hanno detto che deve camminare. Io dovevo fare una corsa, ma poi, ho passeggiato; non mi interessa più, di correre. Cammina piano, per altro. Alla fine, è più vicina ai 70, che ad altri numeri tondi. Ma non è stato male.
Con l’ombrello, i piedi fradici, un tronco che sembrava un serpente gigantesco, steso dal temporale. Magari poi vi metto la foto.
Prima ho fatto benzina, ho rubato due caramelle gommose, ho realizzato che mia madre, nel 1969, da giugno, che lavorava all’electrolux, a Porcia, e prendeva il treno, a Codroipo, e ci andava in bicicletta, alle cinque di mattina, per prendere il treno alle sei.
Sono più di dieci km.
E’ follia.
Adesso credo sia inconcebile. L’idea stessa di svegliarsi alle 4, buio, prendere la bici, 5 gg su 7, andarsi fare le otto ore in fabbrica, poi a casa, la cena la stalla… poi penso che i cinesi, più o meno, fanno così. Eravamo cinesi, una volta.
O forse mia madre era nata tra i matti. Alla fine, la sua salvezza, dice, fu una radiolina.
Perché dice che nel ’69, alle cinque di mattina, a 20anni e spiccioli, la cosa peggiore è la paura. I rumori del buio. Erano altri tempi, altre misure, altre sensibilità.
Che poi, tutti i tempi, qualunque tempo, è “altro”.
Però erano pensieri che mi ronzavano in testa e si sa, il blog è mio, e vi parlo di quel che mi va.
Anche se non so se, come in questo caso, c’entrano molto libro.
Quando finirò queste righe lo riporrò e prenderò il successivo, Sclavi, e farò slittare i libri per mettercene un altro, in coda a tutti. Vi dico alla fine, quale.
Pensavo che, quella sorta di ordine, tra i libri, l’ho fatto proprio per leggere questo, perché me l’ha regalato Elisa, e non so perché, è una persona che mi fa venire voglia di essere migliore. Non so perché, è una questione di positività sincera, no, meglio, di onestà emotiva.
Non ne conosco, poi, tantissimi.
Comincio col dirvi che la copertina di Camilla e la luna piena è un suo quadro 50×70, su cartone, e immagino sia fatta apposta per il libro, visto che c’è Caterina, c’è Gatto e c’è la luna piena. A me piace. Non a un primo sguardo, ché la potete liquidare in poco, ma vista con attenzione, sapendo un po’ di più del libro, è una bella copertina. Non potrebbe averne altre.
Certo, la protagonista non è Caterina, ma Camilla, quella del titolo, che è mora, e non bionda, ma sono tutte e due gran quaglie, anche se una si dà parecchio da fare, l’altra no, perché è una persona di quelle diverse, d’altri tempi, come si diceva dall’inizio.
Che va a guardare la luna piena, ogni volta che c’è, sul ponte, pensando a Franco, il suo amore di un tempo, di ragazzina, partito per il Brasile col padre in fretta e furia e puff, tatuato dentro.
E adesso Camilla è sulla quarantina e indovinate? Ha sempre pensato solo a Franco.
Ed è lì, che si guarda i fuochi d’artificio, sul ponte, con il fiume impetuoso giù, e scivola. Così, di punto in bianco, scivola. E’ questo che dà l’avvio a molto.
Incroci di storie personali, soprattutto, perché comparirà Nino, e ricomparirà Franco. Due uomini che vengono da lontano, vuoi per distanza, vuoi per vita, vuoi per tutto. Franco con un marmocchio brasiliano, annunciato da una lettera, Nino… beh, diciamo che non è poi molto lontano, ma è come se lo fosse, vista la sua rinuncia al mondo.
E sono queste quattro le carte in gioco da muovere e non vi aspettate cose fantastiche, no, c’è solo vita, in queste righe, e anche se gli eventi non sono cose di tutti i giorni (ma i media, infatti, sono giustamente molto presenti) si annusa subito che si va verso un cambiamento di vite. Ci sono viaggi di eroi che vedono il loro evolversi. Senza svelarvi nulla, di alcuni ve lo posso dire.
Camilla, la protagonista, si emanciperà, troverà qualcosa che prima aveva rifiutato, troppo legata ai ricordi, e alla paura di delusione. In fin dei conti, se si interrompe una cosa che credevi perfetta contro la tua volontà, perché cercarne altre? 
Franco, di ritorno, alla fine si è rivelato figura antipatica, almeno agli occhi miei e della mia ascoltatrice, anche se a pensarci bene la cosa nasce dai dialoghi. Sì perché qui un difetto c’è. Quelli più brevi reggono bene, ma ci sono alcuni spiegoni, lasciati ai dialoghi, che hanno il torto di rendere palloso il personaggio cui sono affibbiati, che di solito, appunto, è Franco. 
Ah, già, sì, io dico anche i difetti, anche se conosco l’autrice, lo sapevate, no? 
Dicevo di questi dialoghi. Ciò che li rende poco credibili, o comunque pesanti, è la loro lunghezza. Tenuto conto anche che sono densi emotivamente, mi riesce proprio impensabile un tale che snocciola 20-30 righe di parole così, senza interruzione e senza un cic della controparte. Fosse solo un monosillabo, questi lunghi racconti dentro le virgolette, dovrebbero essere interrotti.
E già che ci sono coi piccoli difetti, così li concluidiamo, vi dico anche che alcuni concetti si dicono un po’ troppo spesso. Per esempio di quanto è caldo, che mi pare all’inizio sia il tema più trattato dal narratore. E poi anche il !ma Camilla quanto sei bella per l’età che hai” che siccome lo dicono praticamente tutti i personaggi, rischia di sorgerti il dubbio se Camilla sia una quaglia o si stia cercando di essere fintamente gentili perché sotto sotto è cessa. 🙂
Ecco, a parte questo, e forse qualche espressione che mi faceva strano o che si rassomigliava troppo, pur cambiando bocca da cui proveniva, direi che il resto è ben gradevole. Attorno alle quattro carte ruotano personaggi che in alcuni casi cono quasi migliori dei protagonisti. Il padre di Camilla, Antonio, per esempio, lui e la sua malattia che gli fa dimenticare le cose… la vita, e che molto temiamo. Lui che non ricorda di dare la lettera che avrebbe evitato tutti quegli eventi… fa tenerezza, così come mi è piaciuta Maria, sua moglie, forte di quella forza delle donne, quelli sì, anche lei, di “altri tempi” che mettono il coraggio nelle lacrime e nelle torte. Anche per loro due c’è stato un viaggio, di accettazione, per così dire.
E insomma, per farla breve, da queste figure, da queste vite, scaturiranno altre storie, più piccole o più nascoste, e sempre da qui partirà la rincorsa per il lieto fine. Sì, perché anche se possano venire in mente delle affinità elettive, questa storia ha dentro uno scheletro di fiaba, e bene deve finire, anche se non come se lo aspetta il lettore all’inizio. Ma non avrei mai pensato, ve lo dico chiaro, che Elisa avesse cuore di riempire un libro con dei personaggi che vanno a finire male. 🙂
Bene… è tutto?
No dai, vi lascio con un pezzo di libro, perché mi va.
E vi lascio con un pezzo che non parla di Camilla, ma della Caterina, quella che vi guarda da lassù (dalla copertina lassù, che avete capito, beoti!). Vi lascio dove c’è lei che si trasferisce a casa dei genitori di Camilla, mentre la cercano, e dove si parla anche di Maria e Antonio. Così potete assaggiare anche com’è scritto.

Della decisione di Caterina si erano meravigliati tutti, compreso l’ultimo compagno che soffriva come un cane intuendo, dal comportamento della donna, che la loro relazione si stava raffreddando e rischiava di trasformarsi in una tenera amicizia.
E il povero Enzo della tenera amicizia non sapeva cosa farsene.
Capì a sue spese che era una bellissima gatta imprendibile. Spirito libero, indipendente e poco incline alle relazioni lunghe. Per cercare di tenerla le aveva promesso che non avrebbe dato da mangiare al gatto, e aveva ottenuto esattamente il contrario.

La donna aveva portato in casa Allori vestiti, lettiera, micio e bocconcini.
Aveva lasciato Enzo ancora incredulo e andò per spirito umanitario a rompere la pace domestica dei due vecchi, fra l’altro innamorati della gioia di vivere che Caterina seminava nel suo passaggio.
Maria e Antonio dopo l’uscita di casa della figlia, prima per gli studi poi per il lavoro, si erano abituati a vivere soli, aiutati da una brava donna del paese. Camilla tornava solo quando c’era la luna piena.
Ora, l’angoscia della scomparsa della figlia non dava requie, nemmeno nel sonno, alla madre. Il padre dormiva il sonno del giusto e aveva dei problemi che in fondo lo facevano vivere senza pensieri. Parte della giornata la passava in osteria giù al paese a giocare a carte con i vecchi amici e questo serviva a tenere la sua mente lontana. E quando ricordava Camilla, la pensava al lavoro. La moglie evitava in sua presenza di nominarla tenendolo al riparo da pensieri cattivi.
Ogni tanto Antonio cercava una busta, ma non riusciva a spiegarne la ragione. Anche il cane, per lui, era tornato il Tobia di un tempo.
E ora l’invasione pacifica di quel vulcano di ragazza aveva dato loro motivo di distrazione.

Bene, direi che è tutto, che dite?
Alla fine il libro di Elisa mi è piaciuto. e anche se un paio di cose (su Valentino, un po’ stereotipato sia da filantropo, sia da eremita) non erano molto credibili, la storia è corsa veloce ed è stato piacevole anche leggerlo ad alta voce. C’è anche una buona gestione della trama, che ti porta abbastanza veloce alla conclusione.
Ah una cosa: non ho ancora capito se lei e Fiorella son parenti, visti i Borin della marca (lo siete?)
Cosa ho dimenticato?
Ah, il libro da mettere alla fine dello scaffale…  Ho messo 2001 Odissea nello spazio, un libro dei 100libri PSF
Ah sì, ecco la foto dell’albero che sembrava un serpentone gigante.
Direi proprio che è tutto.
Alla prossima!
E grazie Elisa per il regalo, alla fine, sono stato bravo e l’ho letto presto.
Se lo volete leggere anche voi, qua!

Comments

  • Anonimo
    18 Gennaio 2014

    Ciao Gelo! Mi è piaciuta la tua recensione, ci sai fare, ragazzo. E per dimostrarti che ho letto il tuo pezzo per intero, ti dirò che conosco Elisa da tanti anni, non siamo parenti ed è davvero (come tu hai intuito) una persona amabile, sensibile, positiva e di una spontaneità a volte commovente: ti fa venire subito voglia di abbracciarla.
    Magari una volta o l'altra ci andiamo a mangiare una frittura di pesce tutti insieme, nelle lagune venete, eh?
    Ciao Gelo, un bacione da Fiorella

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    • 18 Gennaio 2014

      Vedo che hai capito che l'avevo scritto solo per metterti alla prova 🙂
      E comunque sì, frittura nelle lagune venete, con la primavera verranno anche quei tempi. facciamoli venire 🙂

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  • 18 Gennaio 2014

    Pensa! E chi sapeva di trovare la sorpresa. Non credere, non mi sono commossa come fanno i vecchi dalla lacrima facile: ancora in me non c'è ahahah
    Erano le sette del mattino e tutto andava bene… Io il caffè e il pc…e poi compari tu!.
    Questa, per me, è una recensione con le palle, e ci tenevo averla da te per il modo che hai di commentare i libri che leggi, fai venire la voglia di saperne di più nel bene e nel male.
    Guarda che prendo in parola Fiore: Tutti insieme al mare a….
    Grazie! E… un strucon

    Grazie Gelo

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    • 18 Gennaio 2014

      E ma sai, parlare dei libri che ti danno da recensire è sempre difficoltoso, che pensi che magari non hai capito una mazza del libro e l'autore poi viene e ti spezza i pondoli 🙂 ma di te so che non te la prendevi e i miei diti erano al sicuro 🙂
      Ancora grazie, e al prossimo! 😉

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