Aprile 2016

Verrò a cercare la mano.  La tua.  Con le tasche piene  Della fame dei polpastrelli. Verrò dopo la guerra Delle carni.  Dopo che il buio è saltato in faccia ai respiri.  Dopo che la musica si è lasciata alle spalle Il silenzio  Verrò.  Verrò come le puttane luride e sfatte,  Incantevoli, Dei

Non piove più.  Ha piovuto tanto e ora non piove più.  I nuvoloni  Si trattengono ad ascoltare i passeri,  Non sanno che dire,  Imbrattati di grigio e strisce di vento,  Come invitati graditi  Solo al padrone di casa.  Il tergicristallo li saluta,  Stancamente,  Muove il braccio sempre più piano.  Poi una

Chi va là? Chi torna qua? Chi rimane? Non c'è un inferno per chi Vergogna! Per chi Muori! Per chi Soffri! Non c'è un inferno per i titolisti Per i condivisori, per gli indignati. L'oblio, la dimenticanza, l'ignoto Se ne sono andati sbattendo la porta E le palpebre, accigliati. Nemmeno per

Ho gli occhi stanchi. Non li hai visti correre a perdifiato sulle ciglia Schioccando la coda? Non cela sempre un battito perduto Il sipario delle palpebre? Suvvia,  Fermali con una moina, un cenno, uno sgambetto;  Avranno da ridire, Scivoleranno fino a sbucciarsi le ginocchia, Bestemmiando le proprie lacrime.  Ciò che