“Corri Matilda” di Simona Vinci**

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“Corri Matilda” di Simona Vinci**

Allora, è difficile non riuscire a finire di leggere un libretto da pochissime pagine come questo. Soprattutto se il libretto non ha niente di male, a livello di scrittura. Cioè… non è che è un lavoro di esordienti con gli errori o le ingenuità o la scrittura fastidiosa che ti fa uscire le rane dagli occhi, piena di dolori lancinanti e silenzi assordanti.
No. 
E’ un racconto normale, questo, che parte anche bene, con la protagonista, Matilde, che okay, è una adolescente stereotipata sul modello della non-ordinarietà, nel senso che prendi la classica adolescente maschiaccio che si mette a fare, nella sua fase tipica dei dispetti alla vita e della contrarietà al mondo, dicevo, si mette e fare una cosa controcorrente, per una donna, come il kick boxing, ed ecco che tiri fuori lo stereotipo al contrario. Ma okay, ci sta, questo non era male, come inizio.
Soprattutto perché magari, nelle prime pagine, lo concedi un po’ di tono didascalico, perché insomma, è un libro per ragazzini di 8-9 anni, questo, e una prima persona come quella di Matilda è giusto che si presenti parlando di sè, e magari allungando un po’ il brodo. Poi però ecco che la cosa si fa seccante, e quando, a pagina diciamo 18-19 (su 55) succede il fattaccio ed è un fattaccio super banalissimo e buonista (Matilde senti i suoi compagni di palestra, sotto la doccia, che vogliono andare a picchiare il negggro, e lei, adesso, che farà? finta di niente o andare a vedere e tentare di?) da lì in poi il racconto è di un didascalico terrificante che io e la donna non siamo più riusciti ad andare avanti.
Le fasi sono state queste.
1) lei diceva che palle, salta delle righe ti prego
2) io dicevo, no queste righe le salto, sono inutili…
3) entrambi abbiamo detto. oh, cazzo, mica ce l’ha ordinato il medico di finirlo, tanto si sa già come finisce, matilde prende su il piccoletto e fiera della propria antinegritudine lo porta in salvo, fine. Dai, smettiamo di leggere.
No, tranquilli, non potete accusarmi di spoiler perchè io il libro non l’ho finito, mi mancavano una ventina di pagine, ma pezzi come questi:
Quando arrivai, davanti al bar c’era una gran folla, ma della palestra non riconobbi nessuno, continuai ad aspettare, nascosta dietro una colonna, con la lingua che mi scendeva fino all’asfalto per tutti quei bei coni di gelato fosforescente e cremoso che uscivano stretti nel pugno della gente. Faceva caldo e il cielo era limpido e blu. Lanciai un’occhiata all’orologio: erano già le dieci! Doveva essere successo qualcosa, forse avevano deciso di non farne niente, oppure avevano cambiato programma e si erano dati appuntamento da un’altra parte. Accidenti! A quel punto presi la decisione fulminea che sarei andata là da sola, dovevo trovarlo per forza il luogo: la zona un po’ la conoscevo e anche se non sapevo i nomi delle strade, in qualche modo sarei riuscita ad orientarmi. L’aria addosso era più fresca mano a mano che il centro città si allontanava e le strade diventavano più larghe e i palazzi più radi. C’era una luna quasi piena che mi dondolava sulla testa come un grosso tondo di cartone appeso nel cielo. Uno scenario perfetto per un video-clip. Adesso ero in vista della rotonda del virgolone. Un posto che mi è sempre piaciuto da pazzi: una specie di enorme anfiteatro rosa ghiacciolo e arancio pallido, tutto scrostato, con un milione di finestre in fila. Mi sono sempre immaginata che dentro fosse come uno stadio, con il prato verde enorme e qualcosa che ci succede in mezzo, e la gente tutta affacciata a guardare. In realtà c’è soltanto un parco molto grande.
tu ragioni e pensi che sono pezzi buoni da dar da leggere agli esordienti quando gli vuoi spiegare cosa vuol dire far dimagrire i proprio scritti. Che poi, mica è l’ultima arrivata, Simona Vinci, ho letto anche una cosa sua, eoni fa, anzi, ora mi alzo e guardo cosa… Brother and Sister, ho letto. Non me lo ricordo nemmeno, ma non è che mi ricordo fosse brutto. (i libri brutti me li ricordo, perché so di non sbagliare di nuovo, per dire, della Santacroce non ricordo un cazzo, ma so che non leggerò mai più una roba sua :). Ecco… insomma. Non devi dire (troppe) cose inutili. Qui ce ne sono tante, forse tutte. E un pezzo che si potrebbe ridurre a tre righe e la storia non ne avrebbe nocumento, anzi.
Quindi io temo che ci sia un errore di fondo, a volte, quando dicono a un autore affermato di scrivere una storia per ragazzi… pensano che i ragazzi sono deficienti, oppure che hanno tempo da perdere. In questo caso siamo nella seconda ipotesi. Ecco… NO! i ragazzi hanno una soglia dell’attenzione che vale quanto avere Schelotto al fantacalcio… praticamente niente! Quindi se tu gliela meni con similitudini inutili, particolari inutili e accadimenti inutili, beh… punto, li hai persi, hanno guardato fuori dalla finestra, è passata una cazzata e loro corrono via a prenderla per la coda. 
E io perché devo essere da meno? Ho mollato.
E… insomma, anche basta, io il libro non l’ho finito. Ora metto i tag per ricollocarlo in biblioteca, che saranno “kick boxing, amicizia, adolescenti, razzismo” e direi basta, vado a farmi una griglietta di bistecca normale, smetto di ascoltare lana del Rey, tolgo dall’auto quella chiavetta con dentro troppi placebo e ci metto qualcos’altro, tipo lanegan nuovo e jake bugg nuovo e non lo so, consigliatemi voi qualcosa dai.

Comments

  • 24 Novembre 2013

    Ecco, allora sono un adolescente anch'io. Ho letto metà del brano che hai riportato e sono corso via con una cazzata. Era passata Matilda in motorino sotto la mia finestra. Imprecando.

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    • 25 Novembre 2013

      in effetti era un buon test per la gioventù dentro… se ce l'hai ti annoi 😀

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